Con un colpo di mano nella Legge di Stabilità il governo dà il via libera alle operazioni davanti alle Tremiti
La truffa del governo Renzi sulle trivellazioni
Ambientalisti contro il ministero dello sviluppo chiedono una moratoria immediata che blocchi qualsiasi autorizzazione relativa alle attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi
Il regalo di natale del governo renzi ai petrolieri

All'interno della legge di Stabilità, votata definitivamente dalla Camera il 23 dicembre all’indomani dell’accettazione da parte della Cassazione dei referendum sulle trivellazioni, il governo Renzi ha inserito un articolo che di fatto rende inutili alcuni dei sei quesiti proposti dalle Regioni ed in seguito rimossi.
Ad un primo e superficiale sguardo, la legge di Stabilità sembrerebbe vietare le trivellazioni entro 12 miglia dalla costa; proprio quello che chiedevano presidenti di Regione e cittadini “No Triv”, si direbbe. Ma è qui che interviene il ministero dello Sviluppo economico. O meglio, l'intervento arriva un giorno prima che la legge di Stabilità venga votata. Il 22 dicembre, infatti, sul Bollettino ufficiale degli idrocarburi vengono pubblicati alcuni decreti. E due di questi riguardano zone interessate.
Il decreto 176 concede alla società irlandese Petroceltic il permesso di ricercare idrocarburi per sei anni al largo della costa delle Tremiti. L'area è grande 370 chilometri quadrati e l'incasso per lo Stato, almeno finché non verrà trovato gas o petrolio, sarà di circa 1.900 miseri euro all'anno. Il decreto 175, invece, concede alla società britannica Rockhopper, titolare del famigerato giacimento Ombrina Mare 2 in Abruzzo, il rinnovo del permesso di ricerca per un altro anno. Quindi, non c’è che dire, un bel regalo di Natale per i petrolieri che porta la firma del ministro dello Sviluppo economico ed ex vice presidente di Confindustria, Federica Guidi. Il ministro poi, attaccato dal mondo ambientalista, cerca di nascondersi dietro a un dito affermando che nelle autorizzazioni concesse “non c’è alcuna trivellazione e sono entrambe a norma”. In realtà dalla carta nautica emerge addirittura che una parte dell’area di permesso concesso alla Petroceltic è dentro le 12 miglia, infrangendo così il limite già vigente. Inoltre il ministro Guidi dice che si tratta solo di rilevazione geofisica, nascondendo che questa rilevazione viene fatta con l'airgun, tecnica a risonanza d’onde d’urto che ha effetti potenzialmente devastanti sulla vita marina.
A smentire definitivamente il ministro Guidi nei fatti è la consapevolezza che, una volta individuato un eventuale giacimento, per la Petroceltic sarà quasi automatico ottenere il permesso di trivellazione. Anche il rinnovo delle concessioni per Ombrina Mare 2 non sarebbe stato possibile senza il colpo di mano di questo decreto del ministero varato poco prima dell'entrata in vigore del limite delle 12 miglia. A ben guardare, non stupisce affatto questo atteggiamento di favore poiché è noto che i governi italiani hanno sempre garantito ai petrolieri un regime di franchigie, royalty e agevolazioni tra i più favorevoli al mondo: le royalty in Italia sono al massimo al 10% mentre negli altri paesi produttori di petrolio vanno dal 25% della Guinea all’80% di Norvegia e Russia per fare alcuni esempi. Il ministero dello Sviluppo ha sposato recentemente anche gli studi, non verificati, prodotti dai petrolieri stessi sullo sviluppo del settore che stimano 25.000 nuovi occupati senza considerare che il turismo nelle aree costiere messe a rischio dalle trivelle fa registrare ogni anno 43 milioni di presenze di stranieri e che il solo settore della pesca occupa, già oggi, 25mila addetti, senza contare l’indotto e la maricoltura (pesci e molluschi).

Il punto sui referendum
La Corte Costituzionale dovrà esprimersi a breve sulla validità dell'unico quesito referendario rimasto valido dopo il varo della legge di Stabilità. Tra l'altro esso non incide sull'esito delle istanze nei mari italiani riferendosi solo alla durata dei titoli già rilasciati entro le 12 miglia. L'articolo 239 inserito della legge di stabilità proroga fino alla durata della vita utile del giacimento i titoli abilitativi già rilasciati". In sostanza finché il giacimento è attivo può essere sfruttato; i referendari chiedono di cancellare questo automatismo. Sterilizzando all'interno della legge di Stabilità buona parte dei quesiti referendari, il governo ha lasciato intatto il cardine della legge Sblocca Italia, che di fatto esclude gli enti locali, Regioni comprese, dalle decisioni sui temi energetici, considerati strategici e dunque ad esclusivo appannaggio del governo centrale.
D’altronde Renzi sulle colonne de l’Unità ha affermato che il blocco dei procedimenti in corso entro le acque territoriali è da intendersi come una sospensiva voluta dallo stesso governo di tutti i procedimenti amministrativi per il rilascio di titoli abilitativi entro le 12 miglia dalla coste italiane; questo è un chiaro segno che il rigetto non avverrà mai. Così, in due mosse, il governo evita che la volontà popolare possa esprimersi: prima modifica la norma, poi la fa affogare tra le carte del ministero.

Le reazioni del mondo ambientalista e la nostra posizione
In pratica ci sono ben 23 istanze dei petrolieri che interessano praticamente tutto l'Adriatico, con milioni di ettari richiesti per le ispezioni; ed i 1.900 euro annui che pagherà Petrolceltic appaiono l’ennesima presa di giro, utile solo ad ingrossare le tasche dei petrolieri una volta trovati i giacimenti. Com’è possibile poi ignorare che le riserve di “oro nero” individuate nei nostri fondali coprirebbero il fabbisogno nazionale di petrolio solo per 7 settimane mentre pesca e turismo rappresentano due settori preziosi e fondamentali per l’economia nazionale?
WWF, Legambiente e Greenpeace Italia chiedono il rigetto definitivo di tutti i procedimenti ancora pendenti nell’area di interdizione delle 12 miglia dalla costa e una moratoria che blocchi qualsiasi autorizzazione relativa alle attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi in mare ad in terra. Le associazioni denunciano inoltre una grave distorsione nell’operato del ministero dello Sviluppo Economico, che sostiene e attua politiche di retroguardia in una difesa d’ufficio dei combustibili fossili, contro le scelte energetiche imposte dagli impegni assunti dall’Italia per la salvaguardia del clima: promuovere le energie rinnovabili, il risparmio e l’efficienza energetica per mantenere il riscaldamento globale entro 1,5°C come emerso dalla COP21 di Parigi. In realtà così non sarà perché ciò non è nell’interesse dei petrolieri che il governo Renzi serve fedelmente.
La questione di fondo è che si continua a inseguire un modello energetico, basato sulle fonti fossili e responsabile del cambiamento climatico in atto. Invece di svendere i mari italiani in cambio di poche migliaia di euro per cercare petrolio è indispensabile concentrarsi sulle rinnovabili che sono fonti energetiche che possono salvaguardare l'ambiente ed il futuro. Si ricrederanno già i sostenitori entusiasti degli esiti impalpabili della Conferenza di Parigi dei primi di dicembre; i buoni propositi ostentati si scontrano inevitabilmente con gli interessi dei petrolieri e dei grandi monopoli capitalistici e la mancanza di norme concrete agevola il voltafaccia dei governi a loro asserviti. Tutto ciò, relativamente alla questione energetica, è emerso appena un mese dopo la COP21 sulle trivellazioni in Italia, ma sarà solo il primo episodio di tanti che renderanno nulli nella sostanza i già nebulosi proclami della conferenza sponsorizzata da multinazionali e banche.
L’inquinamento e la devastazione ambientale sono insiti nel modello di sviluppo capitalista che persegue ogni giorno la strada del massimo profitto a ogni costo, anche a quello di compromettere definitivamente ecosistemi e risorse marine per qualche gallone di petrolio.

20 gennaio 2016