I lavoratori pubblici nel mirino di Renzi e Madia
Misure fasciste contro i “furbetti del cartellino”
Chi è colto in fallo viene sospeso entro 48 ore e licenziato entro 30 giorni

Sotto lo slogan “licenziamento entro 48 ore” è partita la nuova campagna del governo contro i lavoratori della Pubblica Amministrazione (PA). Mercoledì 20 gennaio il Consiglio dei Ministri ha approvato una parte dei decreti che compongono la controriforma della PA. Previsti tagli e privatizzazioni, accentramento e assoggettamento al Governo per renderla funzionale alle esigenze del regime neofascista. I lavoratori pubblici devono essere sempre sotto ricatto, compreso quello del licenziamento, gli stipendi sempre più bassi, i dirigenti ligi alle direttive che prevedono tagli alla spesa in barba ai bisogni dei cittadini, specie dei più poveri, un'amministrazione protesa verso le esigenze della borghesia e dei capitalisti, priva di “lacci e laccioli” e con meno regole che possano in qualche modo intralciare l'iniziativa privata. Un tassello importante di quelle controriforme che oramai hanno definitivamente affossato la Costituzione del 1948.
Sono stati il nuovo duce Renzi e il ministro Madia a presentare gli undici decreti attuativi dove si toccano svariati settori della PA. Ad esempio c'è il taglio delle società partecipate e la loro privatizzazione, con il conseguente taglio non solo di dirigenti ma di personale operativo, e non basterà l'altro decreto collegato che prevede un certo recupero degli “esuberi” a salvare migliaia di posti di lavoro. Si passa poi all'assorbimento forzato del Corpo forestale dello Stato nei Carabinieri. Ciò prevede la militarizzazione di 7mila lavoratori che perderanno per questo molti diritti civili e associativi e un depotenziamento del controllo idrogeologico del territorio che a parole si vorrebbe salvaguardare. Un altro punto riordina e specifica le competenze delle forze di polizia.
I manager pubblici non potranno più essere scelti dalle amministrazioni locali attraverso bandi pubblici, ma solamente pescati in un albo nazionale con criteri scelti da un apposita commissione governativa. Un altro decreto di forte impatto è quello che si prefigge di tagliare i tempi burocratici del 50%. Come? Snellendo le procedure, quindi anche i controlli, per le opere pubbliche, insediamenti produttivi e attività imprenditoriali di rilievo. Si prevede il dimezzamento e anche oltre di molte pratiche, favorendo in particolare quei capitalisti che hanno grandi appalti e interessi finanziari, atteggiamento del tutto diverso da quello riservato alle masse popolari, alle quali vengono garantiti servizi socio-sanitari sempre peggiori e liste e tempi di attesa lunghissimi a causa dei tagli alla spesa pubblica.
Infine la ciliegina sulla torta, quello del licenziamento immediato che, a sentire il Governo, servirebbe per punire il dipendente che timbra l'entrata e poi torna a casa o per chi finge di ammalarsi e magari e esce fare la spesa, provvedimento non compreso al momento della stesura della “riforma Madia”. Come sempre avviene in questi casi si maschera una cosa per un altra e non si dicono i reali motivi della manovra partendo dalla strumentalizzazione di alcuni casi eclatanti, ingigantiti ancor di più dai mass-media. In questo caso è stata strumentalmente presa a pretesto la vicenda del comune di San Remo in Liguria dove numerosi dipendenti sono stati accusati di varie irregolarità e di non svolgere il loro normale lavoro.
I giornali e le testate elettroniche hanno subito titolato “colpiti i furbetti del cartellino”, riferendosi a chi timbrava e non andava al lavoro o lo faceva per altre persone assenti, concentrando tutta l'attenzione mediatica su questo argomento. Oltretutto a oggi esistono delle leggi che permettono il licenziamento, già molto severe e liberticide, ma si chiede a gran voce e si mette in pratica il loro inasprimento. Si concederanno al dipendente interessato dal provvedimento solo 5 giorni per difendersi e dimostrare il contrario, molto più duri che con gli amministratori pubblici romani (sindaco, assessori, manager) coinvolti nella corruzione di Mafia Capitale. Qual è il vero motivo per cui si vuole licenziare e togliere lo stipendio per direttissima entro 48 ore, a scopo “cautelare” quasi ci fosse il pericolo di fuga o di nuovi reati, un trattamento che viene riservato ai i criminali? Addirittura è previsto il “danno d’immagine”: più fa rumore sulla stampa più alta sarà la multa in caso di condanna definitiva.
In realtà qui si vogliono togliere ai lavoratori ulteriori diritti e restringere la democrazia sui posti di lavoro. Si comincia a mettere nel mirino l'articolo 18 che è già stato soppresso nel privato con il Jobs Act e se nel pubblico rimarrà sarà sicuramente all'ordine del giorno nella prossima “riforma”. È anche un pretesto per saltare qualsiasi freno al controllo poliziesco dei lavoratori con l'installazione di telecamere, sistemi elettronici e visite fiscali ancora più stringenti. Dipingere i lavoratori della PA come fannulloni è funzionale a creare consenso a una legge antisciopero fascista, a “giustificare” il blocco dei salari e del contratto che per il lavoratore pubblico perdura dal 2009, congelare le assunzioni che hanno portato (assieme alla legge Fornero) l'età media dei dipendenti a oltre 50 anni, a continuare con il taglio dei finanziamenti. Difatti sono proprio il blocco del turn-over e le continue sforbiciate alla spesa pubblica i principali motivi delle disfunzioni della sanità, della scuola, dei trasporti e non certo l'assenteismo che, come dimostrano tutte le statistiche, rientra nella media degli altri paesi europei.
Questa campagna martellante e denigratoria serve per creare il consenso dell'opinione pubblica all'operato del governo. Un po' come succede quando si dipingono tutti quelli che combattono l'imperialismo come dei mostri e gli occidentali quelli bravi, belli e democratici, per giustificare i bombardamenti e l'ingerenza negli affari degli altri Paesi. Al di là del caso specifico di San Remo non neghiamo che possano esistere alcune situazioni dove per colpa di qualche “furbo” assunto dal politico di turno ci rimettono il resto dei lavoratori e i cittadini. Ma questo si verifica per il carattere parassitario e marcio del sistema borghese e dell'economia capitalistica dove predomina il profitto e il denaro. Sono proprio quei partiti borghesi che danno addosso al lavoratore pubblico, Movimento 5 stelle compreso come conferma la vicenda del comune di Quarto, a essere corresponsabili della corruzione, del clientelismo e della mafia.

27 gennaio 2016