A favore del governatore privatizzatore Rossi (PD) e della sua giunta
Bocciato il referendum sulla sanità toscana
Il Comitato promotore ricorrerà al Tar e lancia un nuovo referendum per la sanità pubblica

Dal nostro corrispondente della Toscana
E' ufficiale, il Collegio di garanzia statutaria della Regione Toscana, presieduto da Elisabetta Catelani, ha deciso che “la consultazione referendaria sulla sanità Toscana non potrà essere svolta... nel caso di esito positivo il sistema non starebbe più in piedi”.
Una notizia che non trova impreparati gli attivisti del Comitato per il referendum abrogativo della riforma sanitaria e chi ha dato forza a questa battaglia, oltre 55 mila firmatari la petizione per il referendum abrogativo.
Il Comitato già pensa di fare ricorso al Tar e di organizzare una nuova raccolta di firme per un nuovo referendum affermando che, questa volta, la richiesta dovrebbe incentrarsi su un quesito secco, sull'articolo chiave del sistema Rossi-Saccardi, ossia quello che riguarda la sperimentazione delle convenzioni (con i privati) articolo 32 della legge 84. Insomma la battaglia è aperta e l'intimidazione e il braccio di forza attuato dalla giunta Rossi non mettono paura, anzi spronano ad andare avanti e ad affilare le armi per un diritto importante come quello della sanità pubblica.
Il governatore Rossi (PD) e la sua giunta nel solo nel 2015 hanno messo mano al “capitolo sanità” ben due volte, entrambe in maniera frettolosa e antidemocratica non lasciando campo e voce a chi fosse contrario. La prima volta, prima delle elezioni regionali con la legge del 16 marzo 2015 n. 28 “Disposizioni urgenti per il riordino dell'assetto istituzionale e organizzativo del servizio sanitario regionale”. Una legge che ha accorpamento delle strutture e accentrato dei centri amministrativi e decisionali ed è su questa che si è formato il Comitato referendario e la raccolta di firme consegnate il 4 novembre 2015 proprio a Rossi e all'assessore alla sanità Stefania Saccardi la quale non ha mai nascosto la sua predilezione per la privatizzazione: in un'intervista a “Italia Oggi” del 22 dicembre ha confermato che: “mia mamma 80enne per fare un'ecografia non va certo in ospedale, ma alla Misericordia di Campi!”.
La proposta di referendum viene così spiegata: “La Regione Toscana ha approvato una legge di riordino del proprio servizio sanitario regionale che ha previsto l’accorpamento delle attuali 12 Aziende Sanitarie Locali in 3 ASL di Area Vasta. Una legge che disegna una nuova impalcatura istituzionale in un ottica di puro efficientismo economico-finanziario... I sindaci e i territori, sopratutto i piccoli comuni, non conteranno più nulla e saranno impotenti di fronte ad una nuova ondata di tagli e ridimensionamento dei servizi territoriali (presidi distrettuali, centri prelievi, consultori, ecc.) ed ospedalieri (piccoli ospedali, posti letto, specialistiche, pronti soccorso, ecc.) La legge regionale prevede anche l’esubero di oltre 2.000 tra medici, infermieri e altri professionisti del servizio pubblico cosa che avrà come effetto un abbassamento della qualità delle cure e della sicurezza delle prestazioni nei nostri ospedali. Siamo di fronte al drammatico rischio di una destrutturazione della sanità pubblica toscana verso la privatizzazione di pezzi di livelli essenziali di assistenza:diagnostica e specialistica in primis. A un cambio radicale di modello non più a carattere universale e pubblico, ma un modello integrato pubblico/privato che apre, con sempre più evidenza, alla sanità integrativa ed alle assicurazioni sanitarie. Unico strumento che noi cittadini abbiamo per poter fermare tutto questo è quello di chiedere l’abrogazione della legge, sottoscrivendo il referendum promosso dal 'Comitato Promotore Referendum Abrogativo LRT 28/2015' che racchiude comitati, associazioni di cittadini, soggetti sindacali e a cui hanno aderito diversi soggetti politici e partiti”.

Le manovre della giunta Rossi
A fronte del possibile vittorioso referendum, Rossi e i suoi accoliti hanno deciso nuovamente di mettere mano al capitolo sanità, con la legge regionale n. 85 del 28 dicembre 2015 “Riordino dell'assetto istituzionale e organizzativo del sistema sanitario regionale”. Una legge che dopo ore e ore di discussione viene fatta approvare forzatamente dal PD stralciando addirittura i 56 articoli più controversi e discussi (dibattito rimandato ai prossimi mesi), inserendola in una legge più generale e abrogando così la legge oggetto dei quesiti referendari. Tutto è stato architettato per vanificare il referendum.
La nuova legge in materia di sanità prevede l'accorpamento delle Asl da 12 a 3, riduzione da 32 a 25 le zone distretto, introduzione di organismi di governo clinico e istituzione del direttore della rete ospedaliera. Il filo conduttore è tagli, riduzioni e “privatizzazione”.
La decisione e il modus operandi di Rossi e giunta sposano appieno i loro obiettivi antidemocratici e privatizzatori, così ammessi: “a livello nazionale l'approvazione di leggi per evitare il referendum è accaduta molte volte... I diritti della minoranza devono essere rispettati ma anche quelli della maggioranza che ha il dovere di governare. Prima delle elezioni ho detto che avremmo fatto una riforma difficile con sole tre Asl, una rivoluzione della qualità. Con questo abbiamo vinto e da gennaio ci saranno tre Asl. Le opposizioni hanno turlupinato e ingannato i cittadini davanti agli ospedali dicendo che questa riforma avrebbe favorito la privatizzazione della sanità. Noi abbiamo detto invece ai cittadini che da gennaio 2016 le Asl saranno ridotte e abbiamo ricevuto seicentocinquantamila voti... Questo è il governo. In questa regione chi ha il dovere di governare governa, con grande onestà politica. Sbraitare in aula e strumentalizzare la sanità non servirà a mettere in discussione il voto di maggio. Chi ha perso deve rassegnarsi a rispettare le istituzioni e i cittadini. Bisogna partire dal rispetto del giudizio dei cittadini che hanno votato e hanno approvato il nostro programma politico con un pronunciamento esplicito e ufficiale, consegnato nel segreto delle urne. A gennaio, entro 30 giorni dall’approvazione della legge, riporteremo in Consiglio regionale degli articoli saltati per avere gli strumenti e per avere 3 sole aziende sanitarie come abbiamo promesso... impediremo con tutta la nostra forza democratica l’arretramento e il peggioramento del sistema”.
Sicuramente cantano vittoria i duecento dirigenti della futura Asl Toscana centro che guarda caso ad ottobre si sono riuniti in un resort di lusso a Lucca per un convegno organizzato dal commissario Paolo Morello incaricato dalla Regione di “traghettare” le quattro realtà di Firenze, Empoli, Prato e Pistoia verso l'Asl di area vasta, dal titolo “Realizziamo insieme la nostra azienda” e costato la bellezza di 33 mila euro tolti ufficialmente dal fondo di progetti per aggiornamento professionale.
Sempre in ambito sanitario, proprio nel bilancio previsionale 2016 della Regione, sono stati tolti ben 353 milioni di euro rispetto al 2015.

Le rivendicazioni del PMLI
Noi marxisti-leninisti sosteniamo la battaglia contro la controriforma della sanità Toscana di Rossi e le decisioni prese dal Comitato referendario.
In materia di sanità sono queste le nostre rivendicazioni:
Diritto alla salute gratuito e universale per tutti.
Sanità pubblica, universale, gratuita, gestita con la partecipazione diretta dei lavoratori e delle masse popolari, che disponga di strutture capillari di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione su tutto il territorio nazionale e sia finanziata tramite la fiscalità generale.
I finanziamenti destinati alla sanità pubblica devono costituire una cospicua percentuale del Prodotto interno lordo (Pil) e confluire in un apposito fondo nazionale gestito dalle masse popolari attraverso gli strumenti della democrazia diretta.
Abolire tutti i ticket sanitari e i contributi di malattia che gravano sul lavoro dipendente.
Nuovi parametri di distribuzione dei finanziamenti sanitari che tengano presente dell'ammontare dei residenti, lo stato e la capillarità delle strutture pubbliche presenti nelle varie zone del Paese, le necessità di prevenzione e le condizioni ambientali, le esigenze socio-sanitarie degli anziani, degli immigrati, dei disabili, dei portatori di handicap, dei tossicodipendenti, dei "malati di mente", privilegiando in ogni caso le regioni più povere e depresse e le periferie delle città.
Trasformare tutte le strutture private, accreditate e non, comprese le farmacie, in strutture pubbliche del Servizio sanitario nazionale (Ssn).
Nazionalizzare le industrie farmaceutiche.
Trasformare i farmacisti in operatori della sanità pubblica.
Revisione del prontuario farmaceutico del Ssn per abolire i farmaci doppioni, equivalenti ma di costo più elevato.
Abolire la libera professione dei medici ospedalieri esercitata dentro e fuori le strutture sanitarie pubbliche.
Assunzione a tempo indeterminato di un numero sufficiente di infermieri, medici, fisioterapisti ed operatori sociosanitari per coprire e potenziare gli organici di tutte le strutture sanitarie del Paese. Prevedere corsi di aggiornamento periodici e obbligatori per tutti, in orario di lavoro.
Realizzare un numero sufficiente di distretti sanitari, consultori e centri socio-sanitari, di ambulatori pubblici polispecialisti, di servizi di guardia e di continuità assistenziale, di servizi capillari di assistenza domiciliare per gli anziani e i disabili non autosufficienti, di presidi medico-preventivi sul territorio e nei luoghi di lavoro e studio.
Chiudere tutti gli ospedali psichiatrici e tutte le "istituzioni chiuse" per anziani, disabili, "minori a rischio", tossicodipendenti, handicappati fisici e mentali e loro trasformazione in consultori, centri sociali e strutture sanitarie autogestite.
Potenziare un servizio di emergenza territoriale che, tramite centrali operative e collegamenti informatici, coordini le disponibilità di posti letto delle strutture pubbliche e lo smistamento dei pazienti "urgenti". In tutte le isole minori e nelle zone scarsamente collegate alla rete di trasporto va istituito un servizio di Pronto Soccorso di alto livello e un servizio pubblico efficiente di eliambulanze.
Sviluppare la ricerca medica e biomedica, sganciata dal controllo della industria farmaceutica, adeguatamente sostenuta da finanziamenti statali e finalizzata a debellare malattie gravi come il cancro e malattie infettive come l'Aids e malattie rare, a sviluppare le tecniche del trapianto e a salvaguardare in generale la salute del popolo.
Depenalizzare la pratica dell'eutanasia. Lo stato deve garantire il diritto alla "morte assistita" nelle strutture sanitarie pubbliche quando questa sia chiesta spontaneamente e per iscritto, in modo lucido e ponderato, dai pazienti affetti da accertate malattie incurabili e in fase terminale, allo scopo di mettere fine a inutili e prolungate sofferenze causate dal cosiddetto "accanimento terapeutico".
Realizzare una capillare rete di strutture pubbliche di medicina preventiva che indaghi, individui e denunci pubblicamente le sostanze nocive o cancerogene presenti negli alimenti, nelle bevande, nei prodotti destinati a rientrare nella catena alimentare umana e animale (coloranti, polifosfati, estrogeni, anabolizzanti, ecc..).
Sottrarre al mercato privato la ricerca e le scoperte scientifiche in campo biomedico, vietandone la commercializzazione e la brevettabilità e impegnandovi adeguate risorse e strutture pubbliche e assicurando l'accesso gratuito per tutti alle cure che ne derivano.
Favorire la ricerca, le scoperte e la sperimentazione scientifiche concernenti l'uso delle cellule staminali e la clonazione di embrioni umani per scopi terapeutici contro le malattie degenerative.
Obbligo per le autorità competenti sanitarie e giudiziarie di intervenire per eliminare totalmente la presenza di sostanze nocive e/o cancerogene in tutte le fasi del ciclo di produzione e del consumo e per punire le sofisticazioni.

3 febbraio 2016