Mentre Alfano, De Luca e De Magistris sono univoci circa “sicurezza”, repressione e militarizzazione del territorio
Ancora sangue a Napoli nella guerra di camorra

L’ex pm Cantone: “Non bastano gli arresti, serve un piano straordinario di riqualificazione nel territorio”
Redazione di Napoli
Continua la mattanza di camorra che ha visto un gennaio insanguinato e un inizio di febbraio nero con tre omicidi tra Napoli e provincia nella guerra tra i clan per la conquista delle piazze di spaccio di droghe più ambite in città.
Da Ponticelli, Forcella e Sanità, il conflitto tra i clan si è spostato e aperto nelle zone di Scampia (considerata la piazza di spaccio più grande d’Europa) e Bagnoli. Si spartiscono il territorio Ben 110 cartelli camorristici che possono contare su 5mila affiliati ma soprattutto su decine e decine di giovani, soprattutto minorenni sottoproletari, cui vengono inculcate l’arroganza e la prepotenza mafiosa. La furia criminale delle vecchie e nuove fazioni che ha già fatto 7 omicidi - ben 30 dal gennaio 2015 - e decine di feriti dall’inizio di quest'anno, in numerosi agguati perpetrati senza scrupoli, al punto da far ammazzare anche il giovane innocente Maikol Russo nella notte di Capodanno, scambiato per un affiliato ad un clan di Forcella.
Una polveriera cui le istituzioni nazionali e locali in camicia nera non hanno saputo porre un rimedio serio con un piano straordinario che spezzi l’egemonia camorristica in città e che dia lavoro, risanamento delle periferie urbane, riqualificazione dei quartieri popolari. Anzi!
Il ministro dell’Interno Alfano convocava una conferenza stampa urgente giovedì 4 febbraio nella quale cianciava di rafforzare il presidio territoriale con la solita formula tipica del regime neofascista: aumento delle “forze dell’ordine” e militarizzazione di Napoli con posti di blocco, decine di videocamere e più facilità nell’effettuare arresti (“ci sono 440 uomini in più a Napoli, possiamo controllare 60mila cittadini”); inoltre avanzava una proposta di riforma del codice con abbassamento dell’età punibile a 16 anni per fermare i minori criminali (“rifuggiamo dall’ipocrisia: un ragazzo di 16 anni sa esattamente la gravità del reato che compie, quindi l’età per la punibilità deve essere abbassata”), invece di compulsare il governo del nuovo duce Renzi a porre un argine alla dilagante descolarizzazione a Napoli e provincia. Sul progetto videocamere, inoltre, Alfano promette che “entro l’estate saremo al 100% coprendo anche zone come i decumani e il centro storico”, confermando la piena disponibilità della giunta regionale dell’ex neopodestà di Salerno, Vincenzo De Luca, a mettere i soldi per realizzare il tutto.
In linea con la ricetta di sicurezza e repressione di Alfano è stato il neopodestà De Magistris: “sono molto soddisfatto del metodo con cui si sta lavorando a Napoli, della sinergia con tutte le istituzioni, dalla magistratura alle forze dell’ordine, al prefetto e naturalmente al governo Renzi con il ministro Alfano. A Napoli vogliamo più presenza delle forze dell’ordine perché c’è bisogno di un rafforzamento che dia serenità a tutti i cittadini”.
Degne di sottolineatura le affermazioni del presidente dell’Autorità anticorruzione, l’ex pm anticamorra Raffaele Cantone, che a “Il Mattino” di domenica 7 febbraio ha parlato di “piano sociale straordinario” per Napoli e Campania: “nell’hinterland napoletano il reddito dichiarato, ufficiale, è tale per cui dovremmo essere alla tragedia o alla guerra civile. Invece il tenore di vita è accettabile, spesso decisamente alto. Un miracolo? No, il risultato della persistenza di un welfare parallelo, un anti-Stato che si insinua nel disagio sociale, tra i ragazzini che lasciano la scuola, nelle famiglie dove gli adulti hanno perso il lavoro e i giovani non lo trovano”. E continua: “nella chiave dello sviluppo, della crescita è importante che si voglia sbloccare Bagnoli, è importante che arrivino grandi nomi come la Apple, ma non basta: io dico che serve un vero, grande piano straordinario: servono infrastrutture, serve favorire una crescita armonica del territorio, perché il problema non riguarda solo Napoli ma la sua immensa area metropolitana”.
Parole che sono diametralmente opposte a quelle del nuovo triumvirato Alfano-De Luca-De Magistris che sulla questione dei quartieri popolari e periferici ben si guardano anche solo dal trattare argomenti come risanamento o riqualificazione.
Per Napoli, invece, soprattutto da quando da un anno è diventata città metropolitana, servono lavoro, sviluppo, industrializzazione con salari uguali al Nord ma anche servizi e trasporti pubblici, risanare l'ambiente cominciando da Bagnoli, cancellare il precariato, il lavoro nero, lo schiavismo degli immigrati e sradicare la camorra e le nuove emergenti baby-gang.

10 febbraio 2016