Un favore ai responsabili del Dieselgate e alle grandi case automobilistiche
La UE raddoppia il limite minimo di inquinamento da polveri sottili
Il parlamento europeo approva la modifica del regolamento sugli ossidi di azoto infischiandosene degli impegni di Parigi.

 
Che le emissioni di NOx dei veicoli diesel fossero ben diverse da quelle dichiarate lo si sapeva bene anche prima, tuttavia è stato Il caso Volkswagen che ha reso la pantomima visibile a livello globale. Adesso dalla pantomima si passa alla legalizzazione di un vero e proprio abuso. Nonostante il Dieselgate quindi, vincono le auto e perdono i nostri polmoni e l’ambiente.
Ormai senza più remore, il parlamento europeo ha sancito la sua fedeltà alla lobby manipolatrice e ricattatoria dell’industria automobilistica e non ha trovato la forza necessaria per respingere una proposta della Commissione europea volta a diluire e a rinviare di molti anni l’obbligo di rispettare i limiti sulle emissioni dei motori diesel. I parametri, definiti in un regolamento del lontano 2007, sarebbero dovuti entrare in vigore per tutti i nuovi modelli nel settembre del 2015 fissando lo standard delle emissioni dei veicoli Euro 5/6 a un limite massimo di 80 mg / km per le emissioni di ossidi di azoto (NOx) da veicoli diesel, rilevati su strada. Il 19 maggio scorso, il Comitato tecnico Europeo dei veicoli a motore (Tcmv) ha approvato il regolamento attuativo (Rde) che prevedeva l’introduzione dal gennaio 2016 di test di sperimentazione su veicoli in strada, con dispositivi portatili di misura delle emissioni (Pems); lo stesso Comitato però, composto da rappresentanti dei governi e della stessa Commissione Europea, ha adottato anche un ulteriore regolamento che prevede l’introduzione di un “fattore di conformità” per determinare i limiti da non superare.
In sostanza è questo il ”cavallo di troia” che vanifica per molti anni a venire e forse irrimediabilmente i già ampi limiti di legge previsti, consentendo a tutti i veicoli diesel venduti sul mercato Ue e fino al 2021, di superare del 110 per cento il limite di NOx – (sostituendo il valore limite di 80 mg / km con 168mg / km) – e del 50 per cento dopo il 2021 – (cambiando il limite da 80mg a 120 mg / km).
La Commissione Ambiente dell’Europarlamento ha contestato la decisione del Comitato ma per bloccare il tutto ci sarebbe stato bisogno di un voto a maggioranza qualificata della plenaria del Parlamento europeo (375 voti). Presidente di tale Commissione è il forzista LaVia che, a dispetto della decisione della maggioranza dei deputati della sua Commissione, ha dichiarato come molti altri esponenti del suo partito e della destra europea che la Commissione stessa vuole mettere ”i tappi ai tubi di scappamento e fare chiudere le fabbriche”. In pratica, impunemente, si continua a legiferare con lo stesso vergognoso, opportunista e purtroppo comune ricatto che fu anche dell’ILVA di Taranto quando all’esplodere dello scandalo, gli addetti ai lavori quasi si giustificavano dicendo che c’era spazio “o per il lavoro, o per la salute”. Stavolta, grazie anche al solerte lavoro di molti governi, incluso il nostro schierato a spada tratta con i costruttori, nella sessione di Strasburgo del 3 febbraio, non si sono trovati i 375 voti necessari ad adottare la contestazione e la norma è passata. Insomma, non è sembrato un argomento convincente per 323 deputati il fatto assodato secondo il quale l’inquinamento al diossido di azoto, dovuto principalmente alle emissioni di ossido di azoto (NOx) dei veicoli diesel, sia l’esclusivo responsabile di 75.000 morti premature in Europa ogni anno; in questo ambito, proprio l’Italia detiene il triste primato internazionale.
Tra gli artefici dell’ennesimo regalo alle multinazionali figurano 21 europarlamentari italiani, fra i quali il già citato Presidente della commissione ambiente LaVia, la coordinatrice alla Commissione Ambiente Elisabetta Gardini, entrambi di Forza Italia, gli altri forzisti Lorenzo Cesa, Alessandra Mussolini ed Antonio Tajani (PPE), Raffaele Fitto (ECR), il nazista Borghezio ed il razzista e fascista Salvini del gruppo capeggiato dalla fascista Marie Le Pen, Enf (Europa delle azioni e delle libertà). Fra gli altri 61 membri che si sono astenuti appoggiando di fatto la misura, spicca il nome di Simona Bonafè, relatrice Pd della direttiva sull’economia circolare, e dei PD Caterina Chinnici, Silvia Costa, Luigi Morgano e Michela Giuffrida a testimoniare l’assoluta unità d’intenti, seppur con strategie stavolta differenti, fra PD e Forza Italia. Di fatto in aula i popolari hanno guidato compatti la battaglia per alzare i limiti, mentre è significativo che il sedicente fronte composto da verdi, socialisti, sinistra unitaria, liberali e cinque stelle, non abbia trovato unanimità neanche nell’opposizione. Astenuti anche tutti i britannici dell'Ukip che insieme con i grillini formano il gruppo Efdd.
Il messaggio dunque è chiaro. Dopo lo scandalo Volkswagen, nonostante le nostre città siano assediate dallo smog, nonostante il mezzo milione di morti premature e i 940 miliardi di costi all’anno, per il parlamento europeo è meglio alzare i limiti invece che rispettare le norme e la salute pubblica e l’ambiente; limiti che essi stessi sono tuttora il compromesso fra i profitti delle case produttrici e salute e ambiente pubbliche che tende da sempre a favorire gli interessi delle prime a spese dei secondi. Una "scelta assurda e insensata che va contro la salute dei cittadini e l'ambiente. Un vero e proprio condono che premia i furbi e non l'innovazione e la qualità, solo a favore delle lobby automobilistiche": così ha commentato il direttore generale di Legambiente, Stefano Ciafani. Molti quotidiani si interrogano sul perché ciò è potuto accadere proprio a poche settimane dalla conclusione della Cop21 di Parigi e da uno scandalo planetario come il Dieselgate Volkswagen, e con le città assediate dallo smog; la denuncia della stampa di regime trasuda però di retorica poiché com’è possibile chiedersi senza dare una risposta che appare fin troppo chiara sul perché le massime istituzioni europee sono così vilmente sotto il ricatto delle case automobilistiche e delle lobbies di settore?
La verità è che c’è incompatibilità fra gli interessi del capitalismo ed il reale rispetto della natura, dell’ambiente e della salute pubblica, così come per il soddisfacimento dei reali bisogni e interessi delle popolazioni. A distanza di due mesi siamo di fronte all’ennesimo fallimento delle direttive e degli impegni di Parigi registrando l’ennesima truffa politica sulle tematiche ambientali, a conferma che a poco servono i proclami in coro conditi di belle parole e dagli scarsi contenuti, di cui fanno vanto le massime istituzioni europee e i politicanti di regime; nello stesso tempo, ancora una volta, dobbiamo prendere atto di un altro regalo alle multinazionali, gentilmente concesso dai rappresentanti di governi compiacenti e disposti a tutto pur di rimanere saldamente lacchè al soldo di esse. Quell’ Europa “vicina alle persone” che paiono inseguire anche i rappresentanti delle più grandi associazioni ambientaliste, non potrà mai realizzarsi nel capitalismo perché è il capitalismo stesso che crea e forma istituzioni e governi a esso funzionali e quindi amici della speculazione e del profitto e nemici dei bisogni delle popolazioni, incluso quello di vivere in un ambiente sano e rispettato, che possa aiutare il progresso umano con le sue risorse e nello stesso tempo rigenerarsi completamente svolgendo quel ruolo che la natura stessa gli ha attribuito.
 

10 febbraio 2016