L'alternativa non è “Chiara” ma il socialismo
La pentastellata Appendino candidata dall'alto alla carica di sindaco di Torino
I 5 stelle puntano a tranquillizzare la borghesia torinese

Dal nostro corrispondente del Piemonte
Chiara Appendino, borghese doc dal volto pulito, è la candidata dei 5 stelle per la carica di sindaco della città di Torino. Trentunenne, bocconiana e da poco diventata mamma, la giovane Appendino è sposata con un industriale torinese e ha un incarico dirigenziale nella sua azienda.
La sua candidatura, una delle prime a essere ufficializzate lo scorso novembre, è stata e viene tutt'ora presentata dai media di regime come la vera “novità” nella corsa per Palazzo Civico. Appendino si trova in effetti a sfidare arcinoti caporioni della politica borghese come Piero Fassino, sindaco PD uscente in cerca della rielezione, l'arcirevisionista ed imbroglione Marco Rizzo, che intende usare la campagna elettorale per lanciare il suo falso partitino “comunista” e Giorgio Airaudo, parlamentare di Sel e già sindacalista riformista della Fiom. In mezzo a questi rottami della politica borghese la pentastellata Appendino sta avendo in effetti gioco facile ad autoincensarsi come il “nuovo che avanza” e come moralizzatrice (in un acceso dibattito nella sala consiliare Fassino la ebbe a definire con scherno la “Giovanna d’Arco della pubblica morale”) del corrotto mondo della politica borghese.

Una candidatura della borghesia torinese
Quella della pentastellata Chiara Appendino è a tutti gli effetti, al pari di tutti gli altri caporioni in corsa per la carica di neopodestà di Torino, una candidatura espressione della borghesia cittadina. Il suo pedigree “doc” è consono al ruolo che, in caso di vittoria, si troverà a ricoprire. Il padre della Appendino, vicepresidente di Prima Industrie e braccio destro di Gianfranco Carbonato che guida Confindustria Piemonte, è di casa nei salotti della borghesia bene di Torino. Degna figlia di tale padre, Chiara, come detto, è dirigente - lautamente stipendiata - nell'azienda del marito ed è considerata un astro nascente nel mondo delle piccole e medie imprese che, a suo dire, rappresentano la vera spina dorsale dell'economia torinese. Non le lavoratrici ed i lavoratori sfruttati bensì i loro sfruttatori borghesi. Ecco chi, secondo la Appendino, deve ricevere il pieno supporto delle istituzioni politiche comunali! Nel suo libro “La città solidale, per una comunità urbana” - considerato dai più come il suo manifesto elettorale - esprime come propria la cultura borghese impregnata di liberalismo e, sul versante economico, esalta il libero mercato e l'“impresa” come valore da difendere ad ogni costo. I suoi punti di riferimento sono l'economista borghese di “sinistra” Keynes ed il nostrano Adriano Olivetti. Soprattutto quest'ultimo - nel migliore stile dell'ipocrita “sinistra” borghese - viene incensato come imprenditore illuminato e filantropo sostenitore dell'interclassista "Movimento Comunità" da prendere come esempio. Inutile dire che la Appendino non fa riferimento alcuno ai crimini di Olivetti che nelle sue aziende, nel corso degli anni '50 e '60, esponeva senza precauzione alcuna (nonostante ne fossero già noti i gravissimi rischi) i propri lavoratori all'amianto.
Nei trascorsi cinque anni in cui è stata seduta nella Sala rossa come consigliera comunale Chiara Appendino non ha certo brillato né per iniziativa né per risultati. A dispetto delle sue infuocate quanto del tutto sterili discussioni con il neopodestà Fassino - le solite polemiche in cui i pentastellati si presentano come i moralizzatori della politica - la Appendino non ha ottenuto neppure il minimo miglioramento delle condizioni di vita delle masse popolari torinesi e neppure è stata capace di denunciare le condizioni di degrado del proletariato cittadino. Nessuna reale contestazione al corrotto sistema politico cittadino al soldo della borghesia torinese - corrotto sistema di cui del resto la Appendino è stata ed è parte integrante - ma soltanto critiche e denunce da quattro soldi per l'affidamento “poco trasparente” di incarichi e consulenze.
Anche se il suo programma elettorale non è ancora stato reso noto, Appendino ha subito messo in chiaro che intende mettere al centro della propria agenda elettorale le piccole e medie imprese (anche quella di proprietà di famiglia?) che dovranno ricevere i dovuti supporti dalla politica locale. “Vogliamo valorizzare il commercio e sostenere il tessuto delle piccole e medie imprese presenti sul nostro territorio” questo il punto fermo del programma elettorale della candidata pentastellata. Prevedendo massicci tagli alla spesa per la politica (tagli che, se necessario, investiranno anche la spesa sociale della città?) la Appendino intende ricavare almeno cinque milioni di euro da destinare alle imprese come finanziamenti. Insomma: pieno supporto all'economia borghese cittadina!
 

Ipocrisia grillina all'ombra della Mole
Non appena eletta consigliere comunale nel 2011 la Appendino nel corso di una conferenza stampa ha orgogliosamente dichiarato di rinunciare all'indennità mensile di carica - circa duemila euro mensili - dimenticandosi però di aggiungere che l'azienda del marito avrebbe continuato a corrisponderle il suo stipendio di dirigente a titolo di “permesso retribuito”. A fronte di un taglio fittizio dell'indennità la Appendino ha quindi continuato a percepire il suo lauto stipendio da dirigente, pagato dai sacrifici delle lavoratrici e dei lavoratori dell'azienda di famiglia. Che dire poi della sua attuale “candidatura”? Alla faccia della democrazia on-line tanto cara ai grillini la Appendino non si è dovuta sottoporre alle “primarie” del Movimento. Senza alcuna consultazione della base (non era forse questa la forza dei 5 stelle, la “democrazia dal basso”?) è stata scelta all'unanimità dai 250 grandi elettori pentastellati del Piemonte. Forte del suo mandato ricevuto “dall'alto” ha subito messo in chiaro la linea della propria campagna elettorale e, alla pari di ogni borioso borghese che si rispetti, ha dichiarato che avrebbe deciso personalmente la squadra da mettere in lista solo dopo la messa a punto del proprio programma elettorale.
Quale la primissima preoccupazione della Appendino? Le masse popolari torinesi e le loro sempre peggiori condizioni di vita? Nulla di tutto ciò! Al pari di ogni politicante borghese ha immediatamente provveduto a silurare il suo concorrente di partito - già candidato sindaco alle scorse elezioni amministrative - Vittorio Bertola. Questi, non appena ricevuta la laconica comunicazione che non sarebbe stato messo in lista come vicesindaco, ha dichiarato: “Non mi è piaciuto che la scelta sia arrivata da una riunione di partito chiusa, invece che da un’assemblea aperta per lo meno agli iscritti al portale nazionale: i sostenitori di Appendino hanno scritto un messaggio precotto, con lo stampino, nascondendosi dietro a un dito, a un muro di gomma. L'apparato - lo so è che è una brutta parola - si è appiattito su Appendino”. A fronte di una lista di candidati scelta di persona (forse anche e soprattutto come contrappeso a questo spiccato decisionismo) la pentastellata Appendino ha annunciato di volere introdurre una sorta di bando di concorso pubblico per selezionare gli assessori della sua (in caso di vittoria) giunta. “L’obiettivo è mettere in campo le persone migliori, con le competenze migliori”, ha dichiarato nel corso di una conferenza stampa.
Staremo a vedere chi verrà “selezionato” come assessore della sua potenziale giunta ma possiamo fin da ora scommettere che la modalità di scelta saprà decantare, in modo più o meno pilotato, la “crema” della borghesia cittadina forte dei suoi roboanti titoli accademici borghesi e delle sue prestigiose esperienza professionali in Italia e all'estero. Un bando di concorso pubblico per selezionare gli amministratori? Il criterio scelto è particolarmente grave in quanto riduce ancora di più i già limitati spazi offerti dalla democrazia e dall'elettoralismo borghesi alle masse popolari. Queste saranno del tutto escluse dagli organi di governo borghesi ancora prima delle elezioni farsa, sulla base di criteri meritocratici finalizzati a realizzare un governo locale di tecnocrati ligi agli ordini della borghesia cittadina.

L'alternativa per le masse torinesi è il socialismo
Per noi marxisti-leninisti non ci sono dubbi, nessun candidato alla carica di neopodestà di Torino potrà offrire il benché minimo miglioramento alle condizioni di vita delle masse popolari torinesi. Il proletariato non deve farsi ingannare. Nessun candidato dei partiti borghesi, men che meno la pentastellata Chiara Appendino, potrà offrire alcuna vera alternativa alla schiavitù salariata a cui la classe dominante costringe. Alla parola d'ordine lanciata dal Movimento 5 stelle per le elezioni comunali: “l’alternativa è Chiara”, le masse popolari torinesi devono rispondere a gran voce che l'unica vera alternativa è il socialismo.
Appendino cerca di presentarsi come candidata di “sinistra” e, soprattutto negli ultimi giorni, non ha perso occasioni per rilanciare la propria immagine di “ragazza del popolo” con partecipazioni e comizi improvvisati nei quartieri popolari della città e schierandosi in favore di un “sì” compatto del Movimento 5 stelle al Ddl Cirinnà sulle unioni civili. Chiara Appendino una candidata di “sinistra” per Torino? Certo, se eletta sindaco del capoluogo piemontese sarebbe un'ottima galoppina della corrente di “sinistra” della classe dominante borghese nelle corrotte istituzioni politiche cittadine! No, il proletariato e le masse popolari torinesi non devono dare alcuna fiducia a questa imbrogliona patentata e devono respingere al mittente le sue menzogne imbracciando l'arma dell'astensionismo. Solo delegittimando le corrotte istituzioni rappresentative borghesi negando loro il voto e solo abbracciando la proposta del PMLI di creare le istituzioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo - le Assemblee popolari e i Comitati popolari basati sulla democrazia diretta - le masse popolari torinesi potranno contrastare il dominio della borghesia cittadina, primo e fondamentale passo verso il socialismo con cui potranno avere Torino governata dal popolo e al servizio del popolo.

10 febbraio 2016