Università romena di Enna
Un affare mafioso sulla pelle degli studenti
Le leggi Sostenute dal PD hanno garantito lo scempio

Dal nostro corrispondente della Sicilia
In questo frangente, nella faida simil mafiosa aperta tra i piddini siciliani, il Cuffaro del PD, Vladimiro Crisafulli, boss dell'ennese, ha la meglio sui renziani che, guidati dal boss siciliano, Davide Faraone, mirano a farlo fuori politicamente per accaparrarsi il suo feudo.
L'ultimo casus belli è la Facoltà rumena di Medicina, aperta ad Enna su inizativa di Crisafulli, presidente del fondo Proserpina, l'interfaccia italiana dell’Università rumena, qualche mese fa oggetto di indagine da parte della guardia di Finanza. Le Fiamme gialle avevano scoperto che la creatura del boss del PD non era una vera fondazione, ma soltanto un’associazione e, in quanto tale, non aveva il diritto ad usare i locali dell’ospedale Umberto I per i corsi di medicina. Ci si potrebbe chiedere come mai il manager dell'Umberto I, Giovanna Fidelio, abbia concesso i locali. La magistratura l'ha infatti indagata, insieme al direttore sanitario Emanuele Cassarà. Il principale indagato era tuttavia Crisafulli per abuso d’ufficio e invasione di edificio pubblico. Le lezioni sgomberate dall'Umberto I hanno ripreso altrove.
Il ministero dell’Istruzione, su iniziativa del sottosegretario Davide Faraone, ha colto la palla al balzo, tentando di chiudere, tramite Avvocatura dello Stato, l'università rumena che, a detta del dicastero, non aveva le autorizzazioni necessarie.
Ma il giudice civile del tribunale di Caltanissetta ha ritenuto illegittimo il ricorso del governo per stoppare le lezioni, dando ragione a Crisafulli. Le lezioni continuano.
Per giudice, se il Miur non ritiene validi i titoli rilasciati dell'università di Bucarest potrà negare la validità. Se ritiene che tali titoli godano del riconoscimento automatico in Italia, non c'è motivo di pronunciamento del tribunale.
Tutto legale, dunque. Quel pezzo da galera del boss PD di Enna è nel suo diritto. Del resto, se le leggi europee ed italiane lo consentono, perché non portare in Italia l'Università rumena, meta di centinaia di studenti stoppati ai test di ingresso di Medicina? Perché non portarla ad Enna e prendere due piccioni con una fava: soldi delle tasse e voti?
Un vero e proprio affare consacrato dai vertici del PD siciliano in tutte le sue correnti al potere. Si era presentato, Crisafulli, come una sorta di benefattore degli studenti siciliani, con tale progetto sostenuto davanti alla stampa dall'assessore regionale alla Sanità renziano, Baldo Gucciardi, mentre all'inaugurazione era presente il “giovane turco” segretario siciliano del Pd, Fausto Raciti, tanto apprezzato da Renzi, e il cuperliano assessore regionale alla Formazione, Bruno Marziano.
Starnazza adesso Davide Faraone contro Crisafulli, ma la questione è solo un pretesto per aizzare la guerra tra le faide PD, dal momento che tutto il suo partito è dentro fino al collo in questo vergognoso affare sulla pelle delle studentesse e degli studenti ennesi spremuti come limoni. All'università sono iscritti adesso 54 studenti che hanno già versato un anticipo di 2.200 euro, oltre a qualche altro migliaio di euro speso a testa per lo studio della lingua rumena e le certificazioni necessarie a sostenere gli esami universitari in un ateneo straniero.
Quali sono le responsabilità del sottosegretario Faraone? Di seguito ne parliamo. Lui e il suo partito hanno condannato a un'insostenibile condizione di incertezza e sfruttamento gli aspiranti medici in Italia, costringendo giovani appena diplomati a costosissimi corsi per preparasi a test che non valutano nulla, se non i soldi di famiglia e il pedigree dei figli di medici. Costringendoli, se bocciati, a “prepararsi” con i corsi privati di lingue straniere per emigrare in Spagna, Belgio, Romania, Ungheria, Bulgaria, Albania per accedere ai corsi, che escludono i figli delle famiglie meno abbienti, considerando che il mercimonio può costare solo in tasse dai 3mila e 700 euro della Romania ai 17mila euro annuali della Spagna. Costringendoli poi ad un tentativo di rientro nelle sedi universitarie italiane, tramite un costoso ricorso al Tar, che garantisce una possibilità di vittoria tra l'80 e il 90%, a riprova dell'ingiustizia di questo sistema che, benché assurdo, si sta estendendo ad altri indirizzi di laurea, come Legge e Ingegneria.
Dunque, quanto è disgustoso il sistema di sfruttamento messo su da Crisafulli ad Enna, tanto lo è l'ipocrisia di Faraone. Bisogna dire chiaramente che ciò che è accaduto ad Enna è l'ovvio risultato della privatizzazione e della selezioni classista dell'istruzione universitaria in Italia sostenuta dal PD e legalmente sfruttata da personaggi filomafiosi, come Crisafulli, ma che garantisce a livello nazionale e internazionale un consistente giro d'affari, considerato che gli esclusi dai test di medicina sono annualmente almeno il 90% di coloro che tentano, per una cifra che si aggira intorno ai 70mila aspiranti esclusi. L'unico modo per venirne fuori è abolire i test di sbarramento e e aprire le università a tutti. Noi chiediamo che agli studenti dell'università rumena vengano convalidati esami e garantito il passaggio immediato all'università italiana.
In ogni caso vanno abolite tutte le controriforme antistudentesche e devastanti per l'istruzione pubblica approvate negli ultimi anni, anche grazie al supporto del PD.

17 febbraio 2016