La “Rimborsopoli” ligure coinvolge tutte le cosche parlamentari
Rinviato a giudizio il braccio destro di Salvini
Alla sbarra 23 tra ex consiglieri e assessori del PDL, PD, UDC, Sel, Fds, Idv e Fratelli d'Italia

A soli otto mesi dal suo insediamento, la giunta regionale ligure del neogovernatore berlusconiano Giovanni Toti è già al centro di un vero e proprio terremoto politico-giudiziario scaturito dall'inchiesta sulle "spese pazze" sostenute dai gruppi regionali dal 2010 al 2012 in cui sono coinvolti 23 tra consiglieri e assessori della Liguria.
Il 2 febbraio il giudice per l'udienza preliminare (Gip) Roberta Bossi ha rinviato a giudizio l'assessore allo Sviluppo economico, Edoardo Rixi: vicesegretario federale Lega Nord e braccio destro di Matteo Salvini nonché consigliere comunale di Genova; e il suo compare di partito nonché attuale presidente del Consiglio regionale, Francesco Bruzzone.
Entrambi devono rispondere di peculato e falso.
Alla sbarra, l'8 giugno prossimo, ci sarà praticamente tutto l'ex consiglio e l'ex giunta regionale liugure a cominciare dall'ex capogruppo del Pd Antonino Miceli accusato di aver chiesto rimborsi ingiustificati per 38 mila euro. Mentre Maurizio Torterolo, ex consigliere della Lega, ha già patteggiato due anni.
A giudizio anche gli ex consiglieri Rosario Monteleone (Udc), Matteo Rosso (capogruppo Fratelli d'Italia), Michele Boffa (Pd), Luigi Morgillo (Pdl), Alessandro Benzi (Federazione della Sinistra), Armando Ezio Capurro (lista Noi per Burlando), Ezio Chiesa (Liguria Viva), Giacomo Conti (Federazione della Sinistra), Raffaella Della Bianca (ex Pdl), Massimo Donzella (già Noi per Burlando e poi Pd), Marylin Fusco (Idv e poi Diritti e Libertà), Gino Garibaldi del Pdl, Roberta Gasco (Udeur), Marco Limoncini (Udc), Marco Melgrati (Pdl), Stefano Quaini (Idv), Franco Rocca (Pdl), Matteo Rossi (Sel), Alessio Saso (Pdl) e Aldo Siri (Lista Biasotti).
Mentre ad aprile dello scorso anno, in un altro filone d'inchiesta dell'infinita rimborsopoli ligure erano stati condannati i primi ex consiglieri, esponenti dell'ex Idv. Maruska Piredda e Stefano Quaini erano stati condannati con rito abbreviato rispettivamente a due anni e otto mesi e a due anni e quattro mesi. È invece ancora in corso il processo agli altri ex dipietristi Nicolò Scialfa (ex vicepresidente del Consiglio regionale), Marlyn Fusco ex consigliere regionale, l'ex deputato Giovanni Paladini e l'ex tesoriere del gruppo Giorgio De Lucchi.
Secondo l'accusa, sostenuta dal Pubblico ministero (Pm) Francesco Pinto, i consiglieri si sono fatti rimborsare spese private con soldi pubblici spacciandole per attività istituzionali.
Si va dalle birre da 6 euro acquistate a Pontida in occasione delle feste del periodo di Bossi, ai quindici scontrini di fila emessi dallo stesso bar Caffè dell'Angolo di Mondovì, ai 1774 euro spesi nella pelletteria di lusso a Tolentino, fino agli acquisti al "Chocolate Town" all'Outlet di Serravalle.
Tra i faldoni del processo c'è anche il mercimonio di ricevute messo in atto al risorante “il Quadrifoglio" dove Torterolo raccattava le ricevute dimenticate da ignari clienti e le presentava a rimborso in Regione. Senza dimenticare le mazzette di soldi pubblici spese per viaggi in mete turistiche come a Courmayeur e Limone Piemonte, Aosta. Per affittare alberghi in città d'arte come Venezia e Pisa. Gli sfarzosi pranzi e le laute cene fatte soprattutto in giorni festivi, come Pasqua e Pasquetta, o Ferragosto. Le spese di parcheggio. Le notti a luci rosse passate in un motel a Broni, in provincia di Pavia. Gli scontrini di ostriche consumate al Cafè de Turin di Nizza, menù bambini e anche un cenone di Capodanno. A cui si aggiungono gli 84 scontrini in uno stesso ristorante di Savona, le cene a Mondovì e i regali di Natale, strenne, agende, libri, grappe e bottiglie di spumante che secondo la procura sono state pagate dai cittadini.
Le somme vanno da poche centinaia di euro fino a oltre 10 mila euro come quella per un agriturismo a Cogne.
Dalle carte delle indagini, il vice di Salvini, risulta che all'epoca aveva il dono dell'ubiquità: presentava il rimborso dell'autostrada per un viaggio a Milano per "l'espletamento del mandato popolare", ma dal Telepass risultava invece ad Aosta. Presentava rimborsi da 106 euro per viaggi a Cremona, quando le Fiamme gialle invece hanno appurato analizzando i passaggi ai caselli che si trovava a La Spezia. E quando diceva di essere a La Spezia, la macchina girava tra Genova Est e Ovest. Ci sono poi altri viaggi di "lavoro" dubbi. A Pontida, per il raduno, è parco nelle spese perché alloggia in un B&B, ma secondo la Finanza il conto è per due persone.
Gli inquirenti hanno calcolato che la Lega ha percepito indebitamente oltre 97 mila euro. Come si definisce tutto ciò, se non “Lega ladrona”?

17 febbraio 2016