Discussa al direttivo di Pisa
La Carta dei diritti universali del Lavoro non “scalda” i delegati Filctem-Cgil
Il segretario non riesce a confutare le critiche organiche di Cammilli

Redazione di Fucecchio
Si è tenuto a Pisa venerdì 19 febbraio, nei locali della Camera del Lavoro, il direttivo provinciale della Filctem, la categoria della Cgil che rappresenta i lavoratori chimici, tessili, elettrici e di altri comparti produttivi. Il tema al centro della riunione era la Carta dei diritti universali del lavoro, ovvero il nuovo Statuto delle lavoratrici e dei Lavoratori. Il direttivo si è aperto con la relazione del segretario provinciale di categoria, Domenico Contino, che a dire la verità ha saputo dire ben poco sul tema all'ordine del giorno.
Anche gli interventi hanno evidenziato come non ci sia una conoscenza sufficiente per affrontare l'argomento e in questa situazione hanno buon gioco i dirigenti sindacali a far passare la Carta come uno sforzo teso a estendere diritti a chi finora ne era escluso. Fin da subito però è apparso chiaro che la proposta non convince i lavoratori perché anche chi non conosce il contenuto del nuovo Statuto critica la gestione della lotta contro il Jobs Act e mette in discussione la validità di una proposta di legge popolare da sottoporre a un parlamento insensibile gli interessi dei lavoratori e la possibilità di vittoria a eventuali referendum.
Ci ha pensato il compagno Andrea Cammilli a vivacizzare il dibattito e a portare una critica organica alla Carta. Una proposta che non estende i diritti ma si adegua all'attuale condizione del mercato e del diritto del lavoro senza mettere in discussione nessuna delle controriforme che hanno portato all'attacco delle condizioni dei lavoratori: dal precariato al blocco dei salari, dallo smantellamento del sistema previdenziale pubblico all'innalzamento dell'età pensionabile, alla libertà di licenziamento. In quanto alle tutele nemmeno l'articolo 18 viene reintegrato a pieno ma solo parzialmente.
Soffermandosi sugli articoli 39 e 46 della Costituzione che la Cgil vuole trasformare in legge, il compagno ha sottolineato come essi vanno nella direzione del sindacato neocorporativo e istituzionale. A trarne beneficio non saranno i lavoratori ma i capitalisti che potranno giovarsi di un sindacato collaborazionista, poco conflittuale e affidabile, che sia complice quando c'è da chiedere l'ennesimo sacrificio ai lavoratori. Ha quindi invitato a esprimersi per il no sia sul documento che sulla proposta di eventuali referendum, oltretutto solo parzialmente abrogativi del Jobs Act. I referendum non possono sostituire la lotta di classe e la mobilitazione.
Prima di chiudere il compagno ha richiamato l'attenzione sulla necessità di un profondo rinnovamento, possibile solo attraverso una nuova forma di sindacato unitario, fondato sulla democrazia diretta dal basso e che abbia al centro i reali interessi dei lavoratori e non il compromesso e i patti di collaborazione con i padroni e il governo.
Nonostante il tema complesso i delegati hanno seguito con interesse l'intervento.
Il lungo intervento conclusivo del segretario della Camera del Lavoro di Pisa, Gianfranco Francese, non ha scaldato la platea. Ha sostenuto la proposta della Carta ma non è riuscito a confutare le critiche sollevate dal nostro compagno evitando di entrare nel merito delle questioni.

24 febbraio 2016