Accusando senza prove il Pkk dell'attentato a Ankara
Il fascista Erdogan bombarda villaggi curdi

 
Il 13 marzo un'autobomba esplodeva vicino a una fermata dei bus nel centro della capitale turca Ankara; il bilancio tuttora provvisorio dell'attentato è di 37 morti e almeno 125 feriti, di cui diversi gravi. Al momento l'attentato non è stato rivendicato mentre il fascista Erdogan accusava senza prove il Pkk e lanciava l'aviazione a bombardare i villaggi curdi fino nel nord dell'Iraq. Un attacco contro un paese sovrano che i paesi imperialisti fingono di non vedere, impegnati solo a esprimere "solidarietà" al regime turco, all'alleato nella guerra al "terrorismo".
Dopo che l'auto carica di esplosivo guidata da due persone si era schiantata contro un autobus vicino a una fermata presso piazza Kizilay le indagini della polizia si indirizzavano verso ambienti vicini al Pkk e 12 sospetti erano arrestati a Eskisehir, nel nord-ovest del Paese. Il prefetto di Eskisehir parlava di accuse di “propaganda terroristica” e “coinvolgimento in diverse azioni” nei confronti delle persone arrestate senza però indicare un legame diretto con l’attacco di Ankara.
Messaggi di cordoglio giungevano al regime di Ankara da tutto il fronte imperialista impegnato nella guerra al "terrorismo", dagli Usa alla Russia. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan incassava la solidarietà e senza lanciare accusa a nessuna organizzazione sosteneva che di fronte ad azioni che "minacciano l'integrità del nostro Paese proseguiremo la lotta al terrorismo con ancor più determinazione". O meglio la guerra dell'imperialismo turco che ha come bersaglio principale il popolo curdo, in Turchia, Siria e Iraq. E l’aviazione turca bombardava il 14 marzo almeno 18 postazioni curde nelle montagne del nord Iraq, a Qandil e Gara, seminando morti e distruzioni.

16 marzo 2016