Brasile
Fermato Lula, idolo dei riformisti e falsi comunisti
L'ex presidente del Brasile è coinvolto nell'inchiesta per tangenti e lavaggio di denaro sporco. La procura di San Paolo ne ha chiesto l'arresto

 
“C’è un decreto di nomina in caso di necessità”, affermava la presidente brasiliana Dilma Rousseff in un colloquio telefonico, intercettato e reso di dominio pubblico il 16 marzo, col predecessore e padrino politico Luiz Inacio Lula da Silva per tranquillizzarlo e offrirgli l'immunità di membro del governo per tirarlo fuori dai sempre più gravi impicci giudiziari. Lula accettava l'offerta ma il Tribunale Supremo Federale, massima istanza del Brasile, ne bloccava l'attuazione.
I guai giudiziari dell'ex presidente Lula da tempo coinvolto nell'inchiesta per tangenti e lavaggio di denaro sporco erano tornati agli onori delle cronache il 4 marzo quando veniva prelevato dalla polizia e condotto in accompagnamento coatto, dato che si era rifiutato di andare a deporre, presso gli uffici della polizia federale all'aeroporto di Congonhas dove era interrogato da uno dei giudici che seguono l'inchiesta dello scandalo Petrobras.
L'operazione di polizia portava a altri dieci fermi e 32 perquisizioni in tre Stati, a Bahia e Rio de Janeiro oltre a quello paulista e nel mirino degli inquirenti sono finiti quasi tutti i più stretti collaboratori dell'ex leader socialista, dalla moglie Marisa Letícia e i figli Sandro Luis, Fabio Luis, Marcos Claudio e Luis Claudio, ad altri personaggi vicini al Partito dei Lavoratori (Pt) fra i quali il direttore dell'istituto Lula, Paulo Okamotto, la direttrice Clara Ant, che fu assistente speciale di Lula ai tempi della sua presidenza e José de Filippi jr, segretario del prefetto Fernando Haddad, membro del partito.
Il procuratore federale Carlos Fernando dos Santos Lima che dirige l'inchiesta, ha spiegato che "grandi compagnie edilizie" gonfiavano i prezzi dei contratti con la compagnia petrolifera di stato Petrobras dai quali ricavavano fondi per pagare consistenti cifre in nero a esponenti del Pt pur di ottenere appalti pubblici; queste aziende "misero a disposizione 30 milioni di real (oltre 7,4 milioni di euro) tra donazioni e compensi per conferenze". "Ci sono elementi di prova - affermava il procuratore - che l'ex presidente abbia ricevuto denaro" e altri benefici tra i quali la costruzione di una fattoria nella città di Atibaia e di un appartamento a Guaruja, che apparterrebbero a Lula pur intestate a prestanomi. L'ex presidente respingeva le accuse e sosteneva: "non ho nulla da temere perché non ho fatto niente di male".
Lo scandalo dell'affare Petrobras era venuto alla luce nel marzo del 2014 in seguito alle confessioni di un ex alto dirigente della società che aveva svelato l'intreccio di corruzione tra le aziende che partecipavano alla costruzione delle infrastrutture petrolifere e i partiti della coalizione di governo. I giudici che si occupano dell'inchiesta Petrobras hanno così potuto ricostruire il funzionamento del sistema di corruzione che ha riempito le tasche di numerosi esponenti politici di partiti della coalizione di governo, soprattutto il Pt di Lula e dell'attuale presidente Dilma Rousseff. La presidente che negli anni dello scandalo era presidente del Consiglio di amministrazione di Petrobras. Finora l'ex presidente Lula, che ha ricoperto la carica dal 2002 al 2010, non era stato toccato direttamente dalle inchieste; adesso è indagato per riciclaggio di denaro, corruzione e sospetto occultamento di beni. La sua erede politica Dilma Roussef, rieletta per il secondo mandato presidenziale il 26 ottobre 2014, aveva invece superato una richiesta di impeachment facendosi assolvere da una commissione parlamentare, dove la maggioranza dei componenti era del suo partito.
I guai giudiziari di Lula erano iniziati nel luglio dello scorso anno quando il suo nome era stato scritto nel registro degli indagati dalla Procura di Brasilia poiché secondo i giudici aveva utilizzato in più occasioni la sua influenza come ex presidente per favorire l'assegnazione di contratti internazionali a Odebrecht, la holding brasiliana delle costruzioni. Sotto osservazione della magistratura finivano tra gli altri gli appalti finanziati anche con fondi pubblici del Brasile e ottenuti senza gare da Odebrecht a Cuba, in Venezuela, nella Repubblica Domenicana e in alcuni paesi africani. Il presidente della holding, Marcelo Odebrecht figlio del fondatore, era stato arrestato poco prima perché era finito tra gli accusati nello scandalo Petrobras.
A dire il vero questo era il secondo grande scandalo nel quale veniva coinvolto Lula; il primo, chiamato "Mensalao", riguardava gli stipendi in nero che, secondo l'accusa, il Pt pagava con fondi pubblici a esponenti di altri partiti brasiliani affinché votassero in Parlamento leggi che non poteva far approvare perché non aveva la necessaria maggioranza. In quella inchiesta vennero condannati l'allora tesoriere del partito e il braccio destro di Lula, José Dirceu.
I guai giudiziari di Lula si moltiplicavano tanto che il 10 marzo la procura di San Paolo ne ha chiesto l'arresto preventivo per falso ideologico e riciclaggio in riferimento alla vicenda dell'attico di Guarujà, sul litorale dello Stato di San Paolo, di cui l'ex presidente avrebbe occultato la proprietà. L'immobile di lusso risulta intestato all'impresa di costruzioni Oas, fra quelle coinvolte nel giro di mazzette dello scandalo Petrobras. Per l'accusa, si tratterebbe di una tangente indiretta, perché l'immobile sarebbe stato acquistato ad un prezzo di favore. Nella stessa inchiesta sono coinvolti anche la moglie di Lula e il figlio primogenito Fabio Luis.
Comunque vadano le cose sul piano giudiziario, restano comunque le responsabilità politiche di Lula, come pure della Roussef, che da idolo dei riformisti e dei falsi comunisti, da portabandiera della "democrazia partecipata" e del buon governo tipo Porto Alegre è finito inevitabilmente impelagato nel sistema corruttivo e irriformabile delle istuzioni del capitalismo.

23 marzo 2016