Lo denuncia Marino, ex pm ed ex assessore della giunta siciliana
“Crocetta protegge la Confindustria collusa con la mafia”
“Le campagne elettorali del governatore sono state sempre sostenute dalla Confindustria”

Dal corrispondente della Sicilia
Da assessore all'energia nella prima giunta Crocetta, l'ex-magistrato Nicolò Marino ha avuto modo di vivere dal di dentro le oscure trame tra le massime istituzioni borghesi siciliane e Confindustria, che negli ultimi anni hanno messo in ginocchio la Sicilia. Chiamato, secondo la strategia di Crocetta-Lumia, PD, di coprire con nomi dell'antimafia i settori in mano al malaffare mafioso, per gestire il ginepraio dei rifiuti e dell'energia, si era dimesso a fine 2014 in polemica con il governatore, avendo compreso che doveva “adeguarsi” al sistema di Confindustria, oppure andare via. E, sottraendosi al gioco sporco di Crocetta, ha svelato in una serie di interviste il ruolo degli industriali legati alla mafia nel governo siciliano.
“Ero stato chiamato dal governatore – rivela l'ex-magistrato - per risolvere il problema dei rifiuti, pensavo di avere le mani libere e fin quando è stato così sono andato avanti, poi il governatore dovendo scegliere tra me e Confindustria ha sacrificato me. Mai avrei potuto immaginare che Confindustria dettasse l’agenda in tema di rifiuti, pur sapendo che le campagne elettorali di Crocetta sono sempre state sostenute da Confindustria e non per niente c’era un assessore come sua espressione”.
Ciò, peraltro, essendo già nel 2009 e 2010, ben tre anni prima della campagna elettorale di Crocetta, ampiamente conosciuta “La posizione di Montante”, presidente di Confindustria Sicilia, accusato da collaboratori di giustizia.
Marino, dunque, fornisce l'ennesima conferma che Crocetta è espressione elettorale e copertura politica di quel sistema di “apparente legalità”, di protocolli farsa, d'impegno antimafioso fatto di chiacchiere, messo su da Montante, indagato per mafia a Caltanissetta, in quanto, come denuncia anche Marino, intratteneva dei rapporti con alcuni personaggi legati a Cosa Nostra. Un sistema di cui il braccio politico di Confindustria, Crocetta, “persona amorale e di grande furbizia” era “perfettamente consapevole”, un sistema che, anzi, copriva e favoriva, supportandolo, insieme al vero stratega, il senatore Lumia.
Non solo Crocetta, anche le massime istituzioni borghesi nazionali hanno favorito il sistema Montante. Alfano, NCD, da ministro dell'Interno, promuove, una sorta di golpe che porta all’assoluto predominio di questa Confindustria in Sicilia. Lo fa, nominando Montante nel Cda dell’Agenzia dei beni confiscati alla mafia e consegnando agli industriali una ricchezza e un potere enormi nell'”orientare le sorti della politica...”, continua nella sua denuncia Marino.
Una denuncia chiara e particolareggiata, che rivela la pericolosità di personaggi come Crocetta, Lumia, Montante, i quali hanno fatto carriera sulla pelle delle masse popolari e dei lavoratori, usando l'antimafia di facciata del regime renziano per generare un nuovo sistema clientelare ed hanno lavorato per estendere quella “zona grigia” di appoggio agli interessi di Confindustria, in cui si muovono insieme e a loro agio mafiosi, politicanti borghesi e antimafiosi della chiacchiera, giudici, poliziotti, finanzieri, padroni d'industria, colletti bianchi, affaristi.
E siamo di fronte all'ennesima conferma di quanto nel 2006 il PMLI denunciava: La testa della mafia “si trova nell'alta finanza, nei circoli dell'industria, dell'agricoltura, del terziario e nelle istituzioni. Cioè dentro la classe dominante borghese, lo Stato borghese e l'economia capitalistica”.
Ma è certo che possiamo dire, senza allontanarci troppo dal vero, che in Sicilia e in Italia negli ultimi anni la testa della mafia ha indossato in maniera spregiudicata anche la maschera dell'antimafia da operetta di Crocetta del suo compare Montante e di tutti coloro che nel governo del nuovo duce Renzi lo hanno favorito.
 

30 marzo 2016