Intervento di Enrico Chiavacci, a nome della Sezione di Rufina, al congresso provinciale ANPI di Firenze
L'ANPI deve battersi con forza contro la controriforma del Senato, contro la guerra allo Stato Islamico, per il lavoro, per l'accoglienza dei migranti e per la tutela dell'ambiente

Di seguito ampi stralci dell'importante e applaudito intervento pronunciato dal compagno Enrico Chiavacci, a nome della Sezione di Rufina dell'ANPI, al congresso provinciale di Firenze dell'Associazione nazionale partigiani d'Italia.
 
A Rufina cerchiamo costantemente di attualizzare gli insegnamenti della Resistenza e dell’antifascismo; l’ANPI dovrebbe fare di più e meglio nel ricercare e promuovere confronto e discussione, iniziando proprio fra i compagni iscritti, a partire proprio dai temi d’attualità. In quest’ottica prendiamo atto con soddisfazione che il Comitato Nazionale dell'ANPI si è schierato senza tentennamenti a favore del “NO” al referendum popolare sulle Riforme istituzionali del prossimo autunno e contro la legge elettorale Italicum che rende meno democratico il nostro Paese. Ci auguriamo che la nostra mobilitazione in merito sia quanto più unitaria, forte e vasta possibile e che l’ANPI possa esercitare un ruolo da trascinatore anche nei Comitati Referendari che si stanno formando su tutto il territorio nazionale.
 
Antifascismo
Sul tema del dilagante neofascismo, non voglio dilungarmi oltre ai tanti interventi che lo hanno approfondito; appoggio con forza l’Odg proposto al congresso relativo alla messa fuori legge di tutti i partiti, movimenti e gruppi nazi-fascisti in base alla XII Disposizione transitoria finale (comma primo) della Costituzione italiana che vieta sotto qualsiasi forma la riorganizzazione del disciolto partito fascista, ed in base, altresì, alle leggi n° 645 del 20 giugno 1952 e n° 205 del 25 giugno 1993 che puniscono l'apologia del fascismo e le pratiche xenofobe e discriminatorie.
 
Guerra in Libia e Medio oriente
Su di un recente numero di ANPI News, in un articolo di Smuraglia dal titolo “Un’altra avventura in Libia” si legge: “Ci stanno lusingando, gli altri Paesi, facendoci intravvedere l’incarico di dirigere le operazioni militari che si pensa di realizzare in Libia; nel contempo, ci chiedono di schierare almeno cinquemila uomini e di utilizzare ampiamente la base di Sigonella ed altri punti di partenza per i voli (…) Ci sia consentita - quantomeno - qualche considerazione, anzitutto fondata sull’articolo 11 della Costituzione, che è davvero molto difficile mettere da parte, perfino per i peggiori guerrafondai. Su questo, c’è ben poco da dire: basta leggere la norma e capirne il senso, tutt’altro che favorevole alle avventure”.
Una posizione chiara, per lo meno promotrice del non intervento, sulla quale l’ANPI intera vista la portata del tema, dovrebbe mobilitarsi e far sentire la propria voce in ogni luogo da essa raggiungibile, a partire dalle nostre piazze, affinché sia la popolazione antifascista stessa ad opporsi ad ogni mira interventista del governo e di un parlamento ormai esautorato, che conferma anche in questo caso la propria chiara quanto irrimediabile deriva a destra.
L’articolo poi prosegue con altre considerazioni più o meno condivisibili ma senz’altro meritevoli di un dibattito approfondito che non pare esserci, per lo meno in maniera sostanziale. Stiamo parlando di guerra, fra l’altro di guerra d’ingerenza, di fatto di guerra di superpotenze che mirano al dominio di territori chiave per la geopolitica, sulla pelle di popolazioni inermi che ogni giorno subiscono repressione interna unita a bombardamenti dal cielo e mi chiedo quante sezioni, quali organismi intermedi, stanno dedicando tempo e dibattito approfondito a questo tema? La metà dei morti in quei territori sono donne e bambini. In quelle terre si registrano quotidiani “Bataclan” senza che nessuno se ne accorga, mentre giustamente fanno orrore e scalpore sui nostri media se accadono in Francia o nell'Occidente cosiddetto progredito. Sono decine e decine gli ospedali bombardati dall’inizio della guerra dagli aerei russi e occidentali, molti dei quali con la tattica del doppio attacco a distanza di qualche decina di minuti, per colpire anche i soccorritori, come riportato dai portavoce di Medici senza Frontiere e di Emergency.
L’ANPI deve denunciare con forza la natura economica e solo sullo sfondo “religiosa” di questa guerra, dandosi da fare per sensibilizzare la popolazione attraverso banchini informativi, con manifestazioni di piazza e con tutto ciò che possa essere utile per resistere alle mire imperialiste degli Stati europei, della Russia, degli Usa e anche del nostro governo. L’Italia NON DEVE ENTRARE IN GUERRA contro lo Stato islamico!
 
Rivendicare il diritto al lavoro
Secondo la nostra Carta, la cui applicazione è la stella polare per l’ANPI, è lo Stato che deve trovare l’equilibrio favorevole per realizzare la piena occupazione, elemento essenziale attraverso il quale i principi costituzionali precedentemente detti possano essere soddisfatti.
E’ per questo, ed anche in considerazione del fatto che oggi la Jobs Act, ormai legge, ha di fatto eliminato l’idea stessa di diritto al lavoro stabile, a salario pieno e sindacalmente tutelato, che dobbiamo impegnarci di più per il diritto al lavoro e contro la disoccupazione e il precariato, mali assoluti della nostra società, che colpiscono in maniera sempre crescente (come altrove) anche la provincia di Firenze. Dall’entrata in vigore dell’ultima “riforma” del lavoro in poi, praticamente, ogni assunzione è di fatto precaria e pertanto soggetta a super sfruttamento, a salario basso e a ricatti continui della parte padronale contro “promessa” di lavorare ancora, sempre a quelle condizioni. I problemi legati al lavoro sono alla base di ogni problematica sociale e sono avvertiti dalla stragrande maggioranza dei nostri giovani che quotidianamente li subiscono e che devono rappresentare per noi, in quanto società del domani, un impegno di lavoro assolutamente prioritario.
Penso che l’ANPI possa e debba essere di stimolo anche al sindacato che da diversi anni ormai segna il passo e non fornisce risposte e mobilitazioni adeguate se confrontate alla portata degli attacchi che i governi che si sono succeduti negli anni, nessuno escluso, hanno portato al mondo del lavoro e ai diritti. A chi sostiene che tali affari non sono affari “da ANPI”, vorrei ricordare che la Resistenza fu lotta di Liberazione ma anche riscatto sociale, in particolare proprio nel Centro Italia, a partire dalla proteste contadine sull’applicazione dei Patti agrari negli anni Venti.
 
Le nuove resistenze, migranti e ambiente
Insomma, andiamo bene sulla necessità di tener viva la memoria ma occorre una svolta sulle cosiddette “Nuove Resistenze” a partire dal lavoro, dalla questione dei migranti e dell’ambiente. “Ad ogni passo ci vien ricordato che noi non dominiamo la natura come un conquistatore domina un popolo straniero soggiogato, che non la dominiamo come chi è estraneo ad essa, ma che noi le apparteniamo con carne, sangue e cervello e viviamo nel suo grembo: tutto il nostro dominio sulla natura consiste nella capacità di conoscere le sue leggi e di impiegarle in modo appropriato.” Queste parole di Engels devono farci riflettere poiché oggi questo atteggiamento di salvaguardia e di rispetto, rimane completamente disatteso.
Come possiamo ben vedere guerra, lavoro, migranti e ambiente sono fronti che si intrecciano fortemente; sono consequenziali e dall’uno dipende l’altro: dal rispetto dell’ambiente e dalle conseguenze dell’inquinamento dipendono in parte le migrazioni umane; se vi aggiungiamo anche le conseguenze della guerra e di uno sviluppo economico ingiusto ed ineguale, in sostanza arriviamo a definire la totalità del “problema” che oggi come non mai l’Occidente si trova a dover affrontare. Così come la carenza di lavoro va di pari passo con la concentrazione della ricchezza mondiale nelle mani di un sempre minor numero di persone; secondo un rapporto OXFAM, circa metà della ricchezza mondiale è posseduta da non più dell’1% della sua popolazione, per un totale di 110.000 miliardi di dollari, 65 volte il totale della ricchezza della metà della popolazione più povera del mondo che ammonta a circa 1.700 miliardi di dollari.
Ma che mondo è questo? Non certo quello al quale aspiravano i nostri partigiani, ma neanche quello che possono accettare i moderni antifascisti quali noi, a ragione, ci professiamo!
Concludo proponendo al Congresso l’approvazione di due documenti: Il primo sull’attività a Monte Giovi su proposta del Direttivo della Sezione di Rufina, il secondo, sul tema ambientale, su proposta del sottoscritto e non della Sezione poiché il congresso di Sezione si è tenuto prima della certezza del referendum del prossimo 17 aprile al quale propongo all’ANPI provinciale di schierarsi per il Sì.

30 marzo 2016