Gli studenti francesi scendono in piazza contro il precariato

 
Il 24 marzo il governo ha varato il testo di legge di riforma del lavoro presentato dalla ministra del Lavoro, Myriam El Khomri, che istituzionalizza il precariato e che dovrebbe essere discusso e approvato in Parlamento entro l'estate mentre decine di migliaia di studenti e giovani protestavano in piazza in tutta la Francia. A Parigi il
corteo principale partiva da Montparnasse a metà giornata e per la terza volta in pochi giorni gli studenti sfilavano per la capitale; in diverse città, fra le quali Nantes, Rouen e Le Havre, i manifestanti si scontravano con la polizia che interveniva con cariche e lacrimogeni.
Le manifestazioni del 24 marzo si sono aggiunte al programma di lotta dei sindacati Cgt e Fo, dell'organizzazione studentesca universitaria Unef e della Fidl dei liceali che rifiutano la riforma in blocco e chiedono il ritiro puro e semplice della legge, e si sono inserite fra le proteste studentesche del 17 marzo e lo sciopero indetto per il 31 marzo.
Il progetto di legge presentato a inizio mese dalla ministra El Khomri è stato modificato su aspetti secondari in base alle indicazioni del presidente Francois Hollande e del premier Manuel Valls che si sono così guadagnati il consenso del
sindacato socialista Cfdt e del sindacato universitario Fage. Non delle altre organizzazioni che dopo le proteste del 9 marzo hanno dato vita a quelle del 17 marzo quando almeno 150 mila studenti sono scesi in piazza; a Parigi sono state bloccate le lezioni in molte facoltà universitarie e in almeno 200 licei, cortei e brevi occupazioni delle stazioni a Marsiglia e a Rennes, scontri tra manifestanti e polizia a Nantes e Strasburgo.
L’impianto di fondo della legge, che può essere definita un Jobs Act in salsa francese e che non è stato toccato dalle modifiche definite in corso d'opera, consiste nel conferire più potere alla contrattazione di secondo livello. Ciò significa che si potranno avere accordi aziendali in deroga agli accordi di categoria e alle leggi del lavoro contenute nel Codice dal Lavoro con una evidente ricaduta negativa sui lavoratori e in particolare quelli delle aziende più piccole e meno sindacalizzate. La legge nazionale è attualmente il fondamento al quale non si può andare in deroga se non con accordi di maggior favore mentre con la riforma la gerarchia è invertita e gli accordi aziendali prevarranno su quelli di settore anche quando saranno peggiorativi e su molti aspetti la legge non darà più standard generali ma rimanderà ad accordi di secondo livello.
Gli accordi interni avranno quindi la precedenza rispetto agli accordi di settore, in genere più favorevoli ai lavoratori, e renderanno possibili per esempio accordi interni che limitino la maggiorazione della retribuzione delle ore di straordinario al 10%, invece dell’attuale scala che va dal 25% al 50%; uno degli obiettivi dichiarati del Medef, la confindustria francese.
Al momento sembra sia stata accantonata quella parte della legge che permetteva, previo accordo aziendale, di superare in deroga le 35 ore settimanali per un periodo di 16 settimane rispetto alle 12 attuali, aumentando di fatto l'orario settimanale per un determinato periodo fino a 60 ore.
Altra parte contestata dai sindacati e dagli studenti riguarda la disciplina del licenziamento economico che viene reso di più semplice applicazione allungando la lista della casistica che lo consente con voci quali la “diminuzione del giro d’affari per quattro trimestri consecutivi”, “importante perdita di liquidità” e “riorganizzazioni strutturali necessarie per mantenere la competitività”. Una normativa che consentirebbe alle aziende di trovare facilmente con qualche trucco contabile le giustificazioni per licenziare i lavoratori. Un favore ai padroni che si aggiunge a quello loro concesso tramite la riduzione della penale che devono pagare in caso di licenziamento non giustificato; in Francia non esiste il reintegro.
Alla contrattazione aziendale e non a quella nazionale o di settore è affidata la codifica del cosiddetto diritto alla disconnessione. Attualmente il 75% degli impiegati sono connessi al loro lavoro anche fuori dal posto di lavoro e dell’orario stabilito; la Cgt da almeno un paio di anni ha posto la necessità di introdurre nella contrattazione il diritto alla disconnessione per le aziende che usano strumenti digitali. Con la riforma il diritto alla disconnessione sarà riconosciuto con standard minimi e comunque definito azienda per azienda con accordi validi non prima del luglio 2017.
Un esempio del potere concesso ai padroni viene dalle nuove norme sull'apprendistato minorile. Finora gli apprendisti minori di 18 anni non possono superare le 8 ore giornaliere e le 35 ore settimanali a meno di un accordo preventivo dell’ispettorato del lavoro. Con la riforma gli apprendisti minorenni potranno lavorare fino a 10 ore al giorno e a 40 ore settimanali se lo decide il padrone.
Gli obiettivi della controriforma del lavoro del governo socialista francese sono chiari, dallo smantellamento della contrattazione collettiva alla concessione di una ancora più larga flessibilità all'indebolimento delle organizzazioni sindacali come ha chiesto la Confindustria. In altre parole la trasformazione del lavoro in precariato a vita legalizzato cui si oppongono lavoratori e studenti che nel mese di marzo hanno riempito le piazze del paese.

30 marzo 2016