La camorra la fa da padrona come e peggio che a Quarto
Indagati per voto di scambio capogruppo PD e sindaco UDC a Casavatore
Il governatore De Luca a cena con i “mammasantissima” del PD inquisiti

Dopo Quarto e le collusioni del Movimento 5 Stelle coi clan camorristi dei Polverino e Cesarano, nel mirino degli inquirenti finiscono anche il PD e l'UDC pesantemente coinvolti nell'inchiesta per voto di scambio alle elezioni del 2015 nel comune di Casavatore (Napoli).
Il 19 febbraio gli inquirenti della Dda di Napoli, Pubblici ministeri (Pm) Maurizio De Marco e Vincenza Marra, procuratore aggiunto Filippo Beatrice, hanno notificato un avviso di garanzia all'attuale sindaco UDC Lorenza Orefice, al suo sfidante e candidato sindaco PD Salvatore Silvestri, ad Antonio Piricelli, comandante della polizia municipale di Casavatore nonché consigliere comunale PD a Ischia, e ad altri 13 indagati, tutti accusati a vario titolo di voto di scambio politico mafioso, violazione della legge sul divieto di propaganda elettorale per i sorvegliati speciali, abuso di potere e associazione camorristica.
L’inchiesta è stata avviata il 27 aprile 2015. Quel giorno nel bar Vittoria avviene un duplice omicidio di camorra: i killer freddano Ciro Cortese e Aldo Pezone. Due esponenti del clan “Vanella Grassi”, i cosiddetti “girati”. Nel giubbotto di Cortese viene trovato un bigliettino con una scritta “Ramaglia”, accanto la cifra 2.000 e una sequenza numerica 5.5.
Secondo gli investigatori il Ramaglia in questione è il consigliere uscente Mauro Ramaglia, candidato di punta del “centro-sinistra” nella lista civica “Rossi per il cambiamento”, alleata al PD; mentre 2.000 potrebbero essere ‘euro’ e 5.5 è una data, il cinque maggio. E' la prova che “Ramaglia – concludono gli inquirenti - intrattiene frequenti contatti con gli ambienti degli Amato-Pagano e dei Vanella Grassi”.
Dalle indagini emerge uno spaccato inquietante della guerra per bande scatenata dalle varie cosche parlamentari in lizza per accaparrarsi la poltrona di sindaco: il candiato del PD Silvestri è sostenuto da una cosca degli Amato-Pagano, il clan degli Scissionisti; contrapposto alla candidata UDC Orefice che vinse le elezioni grazie al sostegno del clan rivale dei Ferone che intimidì gli avversari a suon di pestaggi, ricatti e perfino sequestri di persona e ricattò gli elettori elargendo buoni pasto, pacchi di generi alimentari, pasta, vino e soprattutto soldi (50 euro a famiglia) in cambio di voti.
Da un lato c'è Maurizio Minichini, sottoposto alla misura di sorveglianza speciale per due anni e mezzo a partire dal novembre 2013 perché associato al gruppo camorristico Ferone, e definito dai carabinieri “pluripregiudicato per associazione di tipo mafioso”, che “staziona nel comitato elettorale di Silvestri e si adopera per recuperare voti per lui e per il fratello Ciro Minichini, candidato al consiglio comunale tra le liste di Silvestri, nel quartiere dove dimorava”. Mentre, dall'altro lato, c'è la cosca rivale che appoggia Orefice e che il 13 giugno 2015, due giorni prima del ballottaggio, fa picchiare a sangue Menichini da tre suoi sostenitori tra i quali un parente del boss Ferone. Un messaggio intimidatorio in puro stile mafioso che condiziona pesantemente lo svolgimento della consultazione elettorale e permette alla Orefice, indietro al primo turno di sei punti, di vincere le elezioni col 56% dei voti.
Del pestaggio contro Menichini ne parlano al telefono fra gli altri anche Paolo Spinuso e e il boss Ferone. Spinuso, secondo i Pm, è uno di quelli che ha predisposto l’agguato. Racconta le modalità del pestaggio il quale, riferendosi alal candidata UDC Orefice, commenta: “E’ diventata camorrista sta donna”?
Agli atti dell'inchiesta ci sono anche numerose intercettazioni tra le quali spiccano due conversazioni del 3 luglio e del 16 luglio 2015 tra Silvestri e Minichini in cui discutono gli equilibri del PD locale e del fatto che Silvestri debba essere il capogruppo. “I due – notano gli inquirenti - oltre a commentare il risultato elettorale, intrattengono una conversazione circa l’istituzione di una nuova sede del PD a Casavatore” e dunque “è chiaro il fatto che Minichini è parte della fazione politica riconducibile a Silvestri del PD”.
In questo scenario a dir poco inquierante si inserisce anche la telefonata fatta dal boss Ferone il giorno prima del ballottaggio al candidato del “centro-sinistra” Ramaglia: “Mauro, hai capito chi sono? Sono quello che non può venire fuori alla scuola”. Ferone è il capo di una sotto cosca di camorra sottogruppo degli Amato-Pagano. Secondo i carabinieri, il boss "sta facendo campagna" per il suocero Giuseppe Pranzile, candidato nelle liste di Orefice. La telefonata serve a impaurire l’avversario e, secondo gli inquirenti, avrà l’effetto di spostare un pacchetto di consensi dall’altra parte. Quelli decisivi per la rimonta della Orefice.
I sostenitori di Silvestri a questo punto prendono atto che i boss più potenti del clan si sono schierati con l’UDC e abbandonano il campo rinunciando perfino al presidio del seggio elettorale.
Emblematica la telefonata del 14 giugno tra il candidato del PD Mauro Ramaglia e un tale Gianfranco il quale avverte: “Mauro: Sono andati nell’esagerazione… Hanno sequestrato le persone… cose… però. Sanno tutti quanti… Tutti quanti sanno e tutti fanno vedere che non sanno niente, hai capito come è…”. Ramaglia, lapidario, risponde: “I mammasantissima del PD non mi rispondono più”.
Il riferimento, molto probilmente, è rivolto al senatore locale, Pasquale Sollo (non indagato), al candidato sindaco Silvestri, a Ciro Rossi, capo dell'omonima lista civica di “centro-sinistra” ma anche al vicesegretario del PD Lorenzo Guerini fotografato durante un’iniziativa pubblica sotto un gazebo con la deputata renziana Valeria Valente, la vincitrice delle primarie PD di Napoli del 6 marzo, sospettata di aver comprato una parte dei voti con cui ha battuto Bassolino, e del cui staff parlamentare fa parte anche la compagna di Silvestri.
Tra i faldoni dell'inchiesta spunta anche il nome del governatore della Campania, Vincenzo De Luca. Il boss del PD, che recentemente è finito di nuovo sotto inchiesta per camorra e per brogli elettorali e negli appalti, è stato immortalato il 24 febbraio a una cena insieme a Piricelli in un rinomato ristorante di Giugliano. Secondo il sito Internapoli.it che ha pubblicato la notizia, De Luca, cinque giorni dopo la notifica degli avvisi di garanzia, si è incontrato con uno dei maggiori indagati dell'inchiesta. Secondo la Dda di Napoli infatti: “Piricelli mise mezzi e strutture del corpo di polizia a disposizione di Silvestri, l’uomo che aveva nel comitato elettorale il sorvegliato speciale di camorra Massimo Minichini e concluse la campagna elettorale insieme al vicesegretario PD Lorenzo Guerini”.
Alla cena tra amici e gli amici di De Luca e Piricelli – riferisce Internapoli – ci sono il sindaco PD di Giugliano Antonio Poziello, sotto processo, il presidente della Soresa (società regionale della sanità) Giovanni Porcelli, ex sindaco di Mugnano, e alcuni consiglieri comunali di Ischia che fanno parte della maggioranza che sostiene il sindaco PD Giosi Ferrandino, tutt'ora in carica, nonostante l'arresto per corruzione per aver preso 330 mila euro dalla cooperativa “rossa” Cpl per la metanizzazione dell'Isola.
"All’apparenza era semplicemente una cena tra amici ma di sicuro si è parlato di politica e molto probabilmente delle prossime mosse da compiere insieme – commenta la redazione di Internapoli - Ieri sera a cena al famoso ristorante Fenesta verde al vico Sorbo a Giugliano vi erano alcuni dei pezzi da novanta della politica dell’area nord, tra questi il presidente della Soresa ed ex primo cittadino di Mugnano Giovanni Porcelli ed il sindaco di Giugliano Antonio Poziello. Ospite d’eccezione il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca. Con loro a tavola vi erano esponenti dell’area nord fedeli a De Luca, come porcelliano della prima ora Mario Molino, ed il colonnello Antonio Piricelli, comandante dei vigili urbani di Casavatore, oltre ad alcuni consiglieri comunali dell’isola di Ischia ed al presidente del consorzio cimiteriale Casoria Arzano Casavatore.
Vari i temi toccati nel corso della cena con sicurezza e trasporti ai primi posti, ma tanto risalto anche all’Ambiente. Più volte, infatti, il presidente della Regione si è soffermato sulla questione ecoballe e più genericamente sulle bonifiche relative alla Terra dei Fuochi".
Piricelli, che secondo i Pm ha fatto la campagna elettorale per Salvatore Silvestri in modo illegale, arrivando a posizionare le telecamere di sicurezza in modo tale da controllare che i suoi manifesti non venissero strappati, è in rapporti molto cordiali con De Luca e con il consigliere regionale del PD Mario Casillo, come dimostrano alcune fotografie scattate un anno fa, durante la campagna elettorale per le elezioni regionali.

6 aprile 2016