Uomini di Putin e Xi nascondono i loro miliardi nei paradisi fiscali
Tra le centinaia di migliaia di evasori fiscali nel mondo ci sono anche i Le Pen, padre e figlia, e Montezemolo
Le masse islandesi costringono alle dimissioni il premier Gunnlaugsson

 
Allo studio legale Lenville Overseas di Mossack Fonseca a Panama City fanno capo 214.000 società off-shore, oltre la metà delle quali con sede in qualche paradiso fiscale. Se i soldi che girano in queste società sono dichiarati e sono già stati sottoposti a tassazione si tratta di procedimenti definiti leciti, operazioni finanziarie considerate "legali". Ma quello delle società off-shore con sede nei paradisi fiscali è uno dei sistemi spesso usati per evadere il fisco o riciclare denaro sporco o "pulito" ma per scopi non dichiarabili, altrimenti l'investimento potrebbe essere fatto in mille modi diversi in banche, borse e società degli altri paesi. Lo studio legale panamense Mossack Fonseca è finito al centro di uno scandalo dalle dimensioni gigantesche sui paradisi fiscali e le società di comodo come comincia solo a apparire dall'analisi su una parte della montagna di documenti riservati, oltre 11,5 milioni ribattezzati Panama papers, sull'attività dello studio dal 1977 al 2015 che un anonimo dipendente avrebbe consegnato al giornale tedesco Süddeutsche Zeitung . Lo Zeitung li ha condivisi con il Consorzio internazionale di giornalisti investigativi (Icj) che li ha girati a testate di diversi paesi per la verifica dei dati e la loro divulgazione.
Le liste di partecipanti alle attività messe a disposizione dallo studio panamense che sono uscite a partire dai primi di aprile comprendono uomini politici e loro amici, personaggi dello sport e dello spettacolo, tutti intestatari o azionisti di società di comodo in paesi dove è facile evadere le tasse. Tra i 14 mila clienti dello studio legale spiccano ovviamente 12 leader politici tra re, presidenti e primi ministri coinvolti nello scandalo; tra i principali protagonisti della creazione delle società off-shore ci sono grandi gruppi bancari dalla britannica Hsbc con 2.300 società alle svizzere Credit Suisse con 1.105 e Ubs con 1.100, alla francese Societé Generale con 979. Tra le 14 mila banche, studi di avvocati e intermediari che hanno contribuito a creare queste società il numero maggiore ha sede a Hong Kong seguita dalla Gran Bretagna e dalla Svizzera. Come dire che una parte non secondaria dei principali centri finanziari mondiali è anche nei primi posti delle classifiche del giro dei capitali occulti; entrambe facce inseparabili della stessa medaglia, il sistema finanziario capitalista.
Fra i beneficiari di una gigantesca massa di denaro dirottata da studi legali internazionali e banche verso paradisi fiscali risultano esserci persone vicine al presidente russo Vladimir Putin, che ha subito gridato al complotto segnalando che fa parte dell’Icj una fondazione che fa capo al multimiliardario e amico della Cia Soros, e forse non ha tutti i torti, ma intanto suoi uomini sono nella lista e hanno fatto girare tra le società off-shore centinaia di milioni di euro; ci sono il cognato del leader cinese Xi Jinping e almeno otto tra ex e attuali componenti del comitato centrale del partito revisionista cinese; Salman bin Abdulaziz Al Saud re dell’Arabia Saudita e Mohammed VI re del Marocco che avrebbero usato lo studio panamense nell’acquisizione di yacht di lusso; altri principi dei paesi arabi del Golfo Persico, il presidente ucraino Petro Poroshenko, il presidente dell’Argentina Mauricio Macri che avrebbe imboscato i proventi di società e conti nascosti negli Usa; il primo ministro dell’Islanda Sigmundur Gunnlaugsson, il presidente dell’Azerbaijan Ilham Aliyev, altri ex premier o ministri di Girodania, Iraq e Ucraina. In lista anche Ian Cameron, agente di Borsa milionario e padre del premier britannico David, che in un primo momento è stato zitto poi a fronte di proteste fin davanti la sede del governo ha ammesso di aver avuto quote nella società che ha venduto nel 2010 quando divenne premier; i francesi Le Pen, direttamente il padre Jean-Marie che dal 2015 il fisco francese ha messo sotto inchiesta per riciclaggio con il sospetto che abbia trasferito all'estero denaro e lingotti d'oro, indirettamente la figlia Marine per la presenza di due suoi stetti collaboratori; fra gli italiani ci sono Luca Cordero di Montezemolo, che ha parlato di una proposta di investimento fattagli dai suoi consulenti finanziari e da lui rifiutata, Giuseppe Donaldo Nicosia, l'imprenditore latitante e coinvolto in un’inchiesta per truffa con Marcello dell’Utri, e due banche, Ubi e Unicredit.
Tra le prime vittime dello scandalo dei Panama papers figura il premier islandese Sigmundur Gunnlaugsson che sotto pressione di forti proteste di piazza si dimetteva il 5 aprile. Gunnlaugsson assieme alla moglie era proprietario di una compagnia offshore, la Wintris, acquisita nel 2007 e venduta alla moglie per la cifra simbolica di un dollaro dopo l'elezione in parlamento nel 2009. Da primo ministro nel 2013 è stato coinvolto nei negoziati sul salvataggio delle tre principali banche islandesi che sono crollate durante la crisi finanziaria del 2008; salvando banche e gli importanti investimenti della Wintris nei tre istituti.
Tra le prove addotte da Putin per denunciare il complotto di cui cui sarebbe stato vittima c'è quella della presenza nelle liste di un numero ridotto di americani, nei documenti resi noti ne compaiono 211 e non tutti di sicura nazionalità Usa. Anche il sito Wikileaks avrebbe voluto consentire a tutti l’accesso completo dei dati ma al momento l'uscita della gran massa di documenti è filtrata dal consorzio Icj. Ma a margine delle rivelazioni contenute nei Panama papers risulta, come sostengono alcuni esperti, che gli evasori nordamericani non hanno bisogno di andare troppo lontano, dato che le leggi esistenti in alcuni stati quali Delaware Nevada e Wyoming facilitano infatti alle corporazioni la creazione di compagnie di facciata per non pagare le tasse più alte nei propri Stati. Il Delaware, secondo il New York Times , è diventato un vero paradiso fiscale mentre Nevada e Wyoming erano tra le destinazioni suggerite da Mossack Fonseca assieme a Regno Unito, Bahamas, Hong Kong, Seychelles e Samoa.

13 aprile 2016