Ancora due vittime del supersfruttamento capitalistico
Muoiono due operai alle cave di Carrara
Travolti da duemila tonnellate di marmo, ferito un terzo. Sciopero immediato dei lavoratori del settore. Il pm Giubilaro: “Non ci sono le condizioni di sicurezza all’interno delle cave”

Un pezzo di monte, quasi duemila tonnellate di marmo, sono franate sotto ai piedi di due operai, precipitati nel vuoto per circa trenta metri. Con loro è andata giù anche una macchina tagliatrice, ridotta a un "fazzoletto" giallo. La tragedia è avvenuta giovedì 14 aprile nel bacino di Gioia, nel cuore delle cave di Carrara, nella cava di proprietà dei fratelli Antonioli. I tre cavatori stavano tagliando un costone: un lavoro di routine altamente pericoloso ma, evidentemente, nella cava non c‘erano le norme di sicurezza necessarie. Per cercarli i 50 vigili del fuoco accorsi dai vari comandi della Toscana, sono intervenuti con le unità cinofile, gruppi elettrogeni e torri faro, per lavorare col buio. Ma prima di avviare le ricerche dei due cavatori, hanno dovuto consolidare e mettere in sicurezza l’area interessata. Le ruspe non hanno più smesso di scavare fino alle 5,45 di venerdì quando è stato ritrovato il corpo di Roberto Ricci Antonioli, 55 anni. Poi, intorno alle 8,30, è stato recuperato anche quello del secondo cavatore, Federico Benedetti di 46. Si è salvato invece il terzo lavoratore perché rimasto sospeso nel vuoto, aggrappato a una fune, ferito e privo di conoscenza. Anche il direttore della cava colpito da un infarto per lo choc, è stato ricoverato all'ospedale.
In tutti i bacini delle cave delle Alpi Apuane è stata immediata la risposta dei lavoratori del settore che hanno scioperato per l'intera giornata, stanchi di pagare un tributo così alto per un lavoro altamente pericoloso e così poco tutelato nonostante le leggi vigenti. "Chiederemo al sindaco di Carrara il ritiro della concessione per chi non rispetta le norme di sicurezza in cava - ha detto il segretario della Cgil di Massa Carrara Paolo Gozzani -. Quei ragazzi lì non ci dovevano stare; è ora di finirla di raccontare frottole ai lavoratori". Le frottole riguardano le regole per la sicurezza e le normative antinfortunistiche, sul personale e sulle attrezzature, per svolgere un lavoro così rischioso e pieno di insidie che gli imprenditori dicono di rispettare ma che, nella pratica, i tanti morti dimostrano il contrario. Sulla carta, infatti, le cave sono tutte a norma, i lavoratori sono tutti in regola e le mappe geologiche indicano quale roccia si può estrarre e quale taglio va fatto. Le istituzioni compiacenti così possono erogare le concessioni senza aver fatto, e senza fare poi, veri e propri controlli. “In pratica nessuno ti può dire quando fai un taglio se un metro prima trovi la vena buona e un metro dopo il marmo è marcio e crolla tutto”, spiegano invece i cavatori del bacino Colonnata.
Forte è l’affermazione del procuratore di Massa Carrara, Aldo Giubilaro, che segue l'indagine: “Non mi sento di dire che ci siano condizioni di sicurezza accettabili all’interno delle cave di Massa Carrara; chi ha l’obbligo di mettere in atto le normative antinfortunistiche e rispettare le regole per la sicurezza dei lavoratori non lo fa; e chi dovrebbe controllare che ciò accada non è nelle condizioni per farlo. È impossibile che nessuno si accorga che i bacini apuani sono unici, più ampi, più complessi, con un tipo di attività più intensa e più pericolosa rispetto ad altre cave: abbiamo per questo bisogno di potenziare i controlli, magari creando un organismo, tra Procura, Forestale, Vigili del fuoco e Usl che si occupi esclusivamente del mondo cave”.
Un'amara conferma di quanto le responsabilità pesano enormemente sulle spalle delle istituzioni capitalistiche locali e centrali, a cominciare dal governo del nuovo duce Renzi per le controriforme da lui varate, sugli enti preposti ai controlli e sui padroni senza scrupoli che, in un connubio perfetto nel salvaguardare i loschi interessi di bottega e di lobby politica, non si preoccupano della salute e della sicurezza dei lavoratori e del territorio. Come ha aggiunto il pm Giubilaro: “non si può morire di lavoro”, invece “dal 2010 ad oggi hanno perso la vita 29 lavoratori, nel 2016 sono già 4 le vittime. In particolare, a Carrara, negli ultimi sette mesi si sono registrati 5 infortuni mortali”, dicono i sindacati.
La procura di Massa, dopo la tragedia nella cava di Carrara ora sotto sequestro, ha indagato per omicidio colposo, lesioni e disastro colposo il titolare della cava, il direttore dei lavori e il responsabile della sicurezza.
Non c’è bisogno di dire che per la famigerata controriforma Fornero e quelle del nuovo duce Renzi, come il Jobs Act, per i cavatori le cose sono davvero peggiorate. Proprio il 14 i segretari di Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil erano a Roma, a un incontro con Inail e Inps al ministero per trattare proprio parlare di malattie professionali lavori usuranti ed età pensionistica perché, sulla carta i cavatori hanno diritto ad accedere a pensionamento anticipato in quanto compresi nella lista “lavori usuranti”. Ma nella pratica non viene applicata. I cavatori dicono che nel loro lavoro il rischio zero non esiste e per questo chiedono al governo il riconoscimento come lavoro fra i più usuranti, per anticipare la pensione, e maggiori controlli sulla sicurezza.
Dopo i funerali delle due vittime, lunedì 18, le segreterie nazionali di Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil, hanno indetto uno sciopero generale del comparto del marmo per giovedì 28 aprile. Per i sindacati "vanno rafforzati i controlli ed elevate le sanzioni per chi non rispetta le regole, prevedendo la revoca, da parte delle istituzioni locali, delle concessioni alle aziende che non le rispettano".

20 aprile 2016