Candidato a sindaco di Torino appoggiato da un'accozzaglia di revisionisti, trotzkisti, riformisti e falsi comunisti
Airaudo da sindacalista riformista a politicante borghese

Dal nostro corrispondente del Piemonte
Guardando ai candidati alla carica di sindaco, quelle di Torino si stanno rivelando delle vere e proprie elezioni borghesi “doc”, orchestrate ad arte per legittimare le istituzioni politiche borghesi cittadine e, ne siamo certi, convincere l'elettorato torinese a recarsi alle urne, invertendo così il fenomeno dell'astensionismo, temutissimo spauracchio. La candidatura di Giorgio Airaudo, già sindacalista Fiom, si inserisce alla perfezione in questo contesto.
La storia di Airaudo è quella di tanti sindacalisti che hanno usato il sindacato – nello specifico la Cgil – come trampolino di lancio per la carriera politica, lautamente stipendiata e ricca di privilegi.
Eletto segretario della Fiom torinese nel 2001 e in quella piemontese nel 2006, Airaudo è approdato alla segreteria nazionale nel 2010 come responsabile del settore autoveicoli (occupandosi prevalentemente di Fiat). In questo ruolo, a fianco del segretario generale Landini, è stato a tutti gli effetti l'uomo di punta nello scontro con Marchionne, novello Valletta impegnato, per conto degli Agnelli e della grande borghesia, ad instaurare relazioni industriali di stampo mussoliniano negli stabilimenti Fiat. Se da un lato Airaudo ha sì respinto l'accordo separato firmato dagli altri sindacati collaborazionisti è altrettanto vero che ha condotto un'accesa lotta quasi solo nelle aule di tribunale e, assieme a Landini, si è continuamente barcamenato alla ricerca di un compromesso trascurando la conflittualità dei combattivi operai ed evitando il “fuoco” dello scontro sociale e sindacale.
All'interno della Fiom, Airaudo ha sempre avuto una linea di destra. Nell'autunno del 2012 in un Comitato centrale è stato proprio lui, con un “colpo di coda” degno del peggior trasformismo, a consentire il definitivo riallineamento della Fiom alla la Cgil. Con le sue farsesche dimissioni dalla segreteria ha offerto a Landini la possibilità di effettuare un generale rimpasto finalizzato all'espulsione di Sergio Bellavita (Rete 28 Aprile) e, con esso, di ogni opposizione reale alla svolta di destra della Fiom e alla normalizzazione dei rapporti con la segreteria nazionale Cgil a guida Camusso. Il dimissionario Airaudo è stato – inutile dirlo – immediatamente reintegrato da Landini e, ne siamo certi, questa mossa avrebbe dovuto garantirgli la designazione naturale a segretario generale come successore di Landini. Questo, ovviamente, se la politica borghese non gli avesse offerto poco dopo ben più prestigiosi incarichi.
 

Deputato di Sel a fianco dell'inquisito Vendola
n vista delle elezioni politiche anticipate del febbraio 2013 Nichi Vendola gli offre una candidatura alla Camera con Sel, il suo partito personale. L'occasione è troppo ghiotta per essere respinta. In Fiom la scadenza di Landini come segretario generale è prevista solo nel 2018 e, fino ad allora, a nessun altro ruolo di prestigio potrebbe ambire l'ambizioso Airaudo. In Piemonte, suo feudo sindacale e politico, gli viene attribuita una candidatura da capolista subito dopo lo stesso Vendola. Airaudo non muove obiezione alcuna a candidarsi in Sel e, di conseguenza, nella coalizione di "centro-sinistra” di Bersani. Nessun dubbio neppure sul suo caporione Nichi Vendola che, in qualità di presidente della regione Puglia, si trova nel pieno del ciclone dello scandalo della sanità.
Eletto deputato nel febbraio 2013, Airaudo non si fa notare per qualche particolare iniziativa. A dispetto dei roboanti slogan della campagna elettorale in cui si era presentato come futuro “rappresentante” degli interessi dei lavoratori alla Camera, tiene un profilo basso, anche all'interno della commissione lavoro di cui è membro.
Lo scandalo legato all'Ilva di Taranto e le accuse di corruzione e concussione a Vendola lo lasciano distaccato. Vengono rese note le intercettazioni in cui il governatore della Puglia si auto-dichiara, parlando con il responsabile delle relazioni dell'Ilva dei Riva, Girolamo Archinà, come un loro fedelissimo. La reazione di Airaudo? Minimalista quanto, occorre dirlo, offensiva nei confronti degli omosessuali. Eccola riassunta in un “fuori onda” del maggio 2014 alla trasmissione Tax Populi: “Nella telefonata Vendola-Archinà c'è un elemento tipico di Nichi e anche tipico della sua omosessualità: la captatio benevolentiae ”.
 

La candidatura a sindaco di Torino
Nello scorso autunno Airaudo ha sciolto le riserve e ha ufficialmente annunciato la sua candidatura a sindaco di Torino. Una scelta coraggiosa? No, per nulla. Le regole borghesi delle elezioni amministrative infatti gli consentono di mantenere il suo lautamente retribuito scranno alla Camera. Tra deputato e sindaco sussiste infatti una mera incompatibilità (solo se eletto Airaudo dovrà scegliere tra la carica di deputato e quella di sindaco) e non l'ineleggibilità (nel qual caso Airaudo avrebbe dovuto dimettersi all'atto della candidatura). Con la poltrona parlamentare al sicuro, Airaudo si è lanciato nella corsa alla carica di neopodestà alla guida di una vera e propria “armata Brancaleone”. I suoi motti: “A Torino la sinistra torna in campo!”, . "Torino deve voltare pagina, per questo presenteremo una lista plurale alternativa". E infatti Airaudo è stato di parola, presentando nel suo caravanserraglio: Altra Europa con Tsipras, Azione Civile, Futuro a Sinistra, Partito Comunista d'Italia, Possibile, Rifondazione Comunista, Sinistra Ecologia e Libertà, Sinistra Lavoro. A capo di questa assortita accozzaglia di riformisti, imbroglioni e falsi comunisti Airaudo si è fin'ora mosso in punta di piedi, ben attento a non inimicarsi troppo l'attuale amministrazione Fassino e il Gotha del PD piemontese e nazionale. Da buon opportunista tenta di tenersi aperte più strade. Nel caso di una non probabile elezione a sindaco l'appoggio del PD gli sarà fondamentale mentre, nel caso di sconfitta, potrà proseguire alla Camera con la “medaglia” di una campagna elettorale dai toni pacati e non eccessivamente critici. Meglio non farsi troppi nemici nel Pd renziano, interlocutore oggi, alleato e magari “nuova casa” domani. Poche le parole mosse contro l'attuale amministrazione di Fassino.
Il programma elettorale di Airaudo e della sua lista “Torino in Comune” è a dir poco inconsistente. Un insieme di luoghi comuni, digressioni poetiche e il nulla del nulla per quanto concerne le iniziative: “Torino è bella di suo, è bella perché la rendono bella i torinesi e le torinesi. Torino è cambiata in questi anni, c’è da dirlo: anche in meglio”. Insomma, tutto va bene madama marchesa! Senza tanti giri di parole viene rivelato il vero scopo della “sinistra” borghese in questa tornata elettorale, quello di infrangere l'onda dell'astensionismo cercando di riavvicinare le masse popolari alle corrotte istituzioni borghesi: “Il nostro progetto nasce dalla volontà di ricostruire i legami tra le istituzioni e i cittadini”.
Il proletariato torinese non deve farsi ingannare da questi imbroglioni che, al soldo della classe dominante borghese, tentano ancora una volta di ingannarlo. Occorre negare il voto alle corrotte istituzioni borghesi e ai loro altrettanto corrotti e lerci partiti, ivi inclusa “Torino in Comune” di Giorgio Airaudo. Stando ai fatti nessun partito e nessuna coalizione, neppure quelle della “sinistra” borghese, potranno fare gli interessi del proletariato e delle masse popolari. Non esistono mezze misure. O con il capitalismo che sfrutta e affama o con il socialismo che garantirà benessere e sicurezza a tutto il popolo. Solo con il socialismo i comuni saranno governati dal popolo e al servizio del popolo e per ottenere ciò il primo passo è negare il voto a tutti i partiti della classe dominante borghese e sostenere le istituzioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo.

20 aprile 2016