No alla controriforma del lavoro del governo Manuel Valls
La Francia in piazza contro il “Jobs act” di Hollande

 
Il 9 aprile per la sesta volta in cinque settimane centinaia di migliaia di manifestanti sono scesi in oltre duecento piazze in tutta la Francia contro la Loi Travail, la legge sul lavoro messa a punto dalla ministra El Khomri e varata dal governo di Manuel Valls. La controriforma voluta dal presidente Francois Hollande è una sorta di Jobs act in salsa francese che come quella del maestro italiano Renzi va incontro alle esigenze della confindustria, il Medef quella francese, puntando a depotenziare gli accordi nazionali o di settore a favore degli accordi aziendali che frammentano e distruggono i diritti generali dei lavoratori mentre con specifiche norme, tra le altre, rafforza il precariato.
Il percorso immaginato dal governo di Emanuel Valls per approvare la legge è slittato nel tempo grazie alle forti proteste di lavoratori e studenti espresse in manifestazioni organizzate dalla maggioranza delle organizzazioni sindacali che li rappresentano; solo la Cfdt, il sindacato socialista, ha fatto da spalla al governo avviando un negoziato e riuscendo a modificare il testo preparato dalla ministra del lavoro El Khomri solo in parti marginali. Nelle manifestazioni del 9 aprile spiccavano cartelli e striscioni con un semplice e chiaro No alla legge, no al precariato, no all'ennesimo attacco ai diritti dei lavoratori.
Folti e partecipati i cortei che hanno sfilato nelle principali città e che in alcuni casi hanno respinto le cariche repressive della polizia. Al termine della protesta nella capitale molti manifestanti si sono ritrovati in place de la République, nella centrale piazza parigina dove a partire dalle manifestazioni per lo sciopero del 31 marzo era cresciuta una tendopoli che ospitava ogni sera per le Nuit Debout, le “notti in piedi”, iniziative a sostegno della mobilitazione contro la legge sul lavoro. Che hanno come prossimo appuntamento per il 28 aprile un’altra giornata nazionale di protesta.
Una larga mobilitazione di lavoratori e studenti ha accompagnato tutte le tappe della preparazione e del varo della controriforma del lavoro del governo socialista, è iniziata ai primi di marzo per iniziativa dei giovani in particolare contro lo sviluppo del precariato e non accenna a calare di intensità e anzi riesce a fronteggiare anche il sempre più massiccio intervento repressivo della polizia di Hollande che usa cannoni ad acqua montati sui blindati e i lacrimogeni nella versione classica in candelotti sparati sui cortei e in versione spray, spruzzati a breve distanza sui manifestanti. La protesta si è sviluppata nelle piazze, nelle scuole superiori e nelle università a fianco dei lavoratori rappresentati dai sindacati Cgt e Fo che rifiutavano il negoziato col governo e chiedono la cancellazione pura e semplice della legge.
Non è distruggendo lo statuto dei lavoratori che si creano posti di lavoro, denunciavano i sindacati che mettevano in evidenza la sfacciataggine di un governo socialista schierato agli ordini della confindustria e che mette in opera una legge “che neanche Nicolas Sarkozy avrebbe avuto il coraggio di proporre”. Oggi ben l'85% dei nuovi contratti in Francia è a termine, vuol dire che dilaga il precariato e non è con un aumento del precariato che si costruiranno nuovi posti di lavoro, come lo stesso Jobs act di Renzi dimostra. Intanto i padroni si mettono in tasca i soldi regalati dal governo sotto forma di sgravi fiscali. Nelle ultime manifestazioni la denuncia era chiara: “i soldi ci sono nelle casse del padronato, nelle casse di Panama”, in riferimento ai capitali imboscati nell'ultimo scandalo internazionale.

20 aprile 2016