Giornata internazionale dei lavoratori
Cortei in tante città per il 1° Maggio
Deboli comizi di Camusso, Barbagallo e Furlan alla manifestazione nazionale a Genova. Fischiato il governatore ligure Toti (FI). A Torino la polizia carica più volte lo “spezzone sociale” per impedirgli di contestare il PD. I concertoni di Roma e Taranto dedicati a Regeni. A Firenze la tradizionale iniziativa in Piazza dell'Isolotto. A Modena i lavoratori invitano il PMLI a portare in prima fila le proprie insegne. A Milano il PMLI anima il corteo. A Biella il PMLI e il PRC contestano la “canzone del Piave”
Il PMLI invita il proletariato a lottare per il potere politico e il socialismo

Nonostante la soporifera propaganda antisindacale di stampo renziano anche quest'anno decine di migliaia di lavoratrici e lavoratori non ne hanno voluto sapere di restarsene a casa per la Giornata internazionale dei lavoratori. Quest'anno il 1° Maggio dunque, ancora come sempre, è stato partecipato e combattivo. Le masse lavoratrici non si sono lasciate imbonire da Renzi, anzi la combattività è emersa forte sia sul fronte sindacale che su quello antistituzionale, come dimostrano le parole d'ordine contro il nuovo duce in tutti i cortei.
A partire da Torino dove, nonostante la pioggia, in migliaia hanno partecipato a una bella e combattiva giornata di lotta, presenti lavoratrici e lavoratori, precari, giovani disoccupati, pensionati, migranti. E memori della dura contestazione dell'anno scorso, i boss del PD, tra cui il sindaco Piero Fassino e il presidente della Regione, Sergio Chiamparino, che avevano occupato illegittimamente la testa del corteo, ponendosi persino davanti ai sindacati, si sono fatti proteggere da uno schieramento di “forze dell'ordine” in assetto antisommossa che teneva lontano, in coda al corteo, lo “spezzone sociale”. Il folto gruppo di centinaia di manifestanti ha tentato di raggiungere la testa del corteo, per contestare gli esponenti del PD, ma sono stati manganellati a più riprese dalla polizia di Renzi, Chiamparino e Fassino.
A Milano , da Porta Venezia, è partito il tradizionale corteo organizzato dai confederali, conclusosi in piazza della Scala. Alla manifestazione, hanno partecipato alcune migliaia di lavoratrici e lavoratori, gli esponenti delle comunità palestinese e cingalese. Tantissimi striscioni, cartelli e parole d'ordine contro il governo Renzi. Le compagne e i compagni del PMLIhanno fatto il possibile per animare il corteo con riscontri importanti.
A Milano, come a Roma , Bologna , Firenze e altre in città, il sindacato USB ha indetto una manifestazione nel centro storico per protestare contro l'apertura dei negozi in giorni festivi e il supersfruttamento degli addetti alle vendite.
La manifestazione nazionale unitaria delle tre confederazioni sindacali si è tenuta a Genova con la parola d'ordine “più valore al lavoro”. La città è stata scelta per la crisi durissima che la attanaglia e il grave dissesto idrogeologico del suo territorio.
Un corteo composto da migliaia di lavoratrici e lavoratori ha attraversato le strade cittadine e migliaia di bandiere rosse della CGIL lo hanno colorato. Tra gli striscioni presenti quello delle Rsu-IPLOM. Presenti anche diverse delegazioni di migranti e una folta rappresentanza della comunità palestinese, che ha portato in piazza le proprie bandiere. Il corteo si è fermato sotto il Ponte Monumentale di via XX Settembre, dove, a nome delle tre Confederazioni, è stata deposta una corona al Sacrario dei Caduti Partigiani.
A conclusione sono intervenuti i rappresentanti del sindacato pensionati e i delegati sindacali di Ilva Genova e del pubblico impiego. In manifestazione è intervenuto il presidente della Regione Giovanni Toti (FI), fischiato dai manifestanti anche per il suo atteggiamento omertoso e superficiale sul disastro ambientale che ha colpito Genova, ma certamente per la sua appartenenza al partito di Berlusconi, uno dei principali artefici negli ultimi anni del disastro occupazionale e del massacro dei diritti dei lavoratori italiani.
Sono intervenuti in maniera estremamente debole i leader di Cgil, Cisl e Uil, rispettivamente Susanna Camusso, Carmelo Barbagallo e Annamaria Furlan che hanno sparso tante chiacchiere sulla volontà di battersi per i diritti dei lavoratori, ma non hanno chiesto lo sciopero generale per l'abrogazione del renziano Jobs Act.
A Modena centinaia di manifestanti in corteo. Qui il PMLI, anima rossa del corteo, è stato invitato dai lavoratori a portare in prima fila le insegne del Partito.
A Firenze in piazza Isolotto, si è svolto il tradizionale e riuscitissimo appuntamento, organizzato dal “Comitato 1° Maggio”. Il successo dell'iniziativa non è mai scontato nel feudo renziano, dove ogni iniziativa rossa deve combattere contro l'asfissiante presenza del PD del nuovo duce e farsi strada tra iniziative istituzionali anti 1° Maggio, come la “Notte bianca” proprio il 30 aprile. Al pranzo popolare, cui hanno partecipato centinaia di persone, è seguito un combattivo, rosso e partecipato corteo, che ha attraversato alcune delle strade dello storico quartiere fiorentino, culla del PMLI. Tutte le generazioni erano rappresentate. Dai pensionati ai giovanissimi tutti hanno cantato all'unisono “Bella ciao”, rivendicato lavoro e diritti e attaccato duramente Renzi.
A Roma, in una città blindata con la scusa di attentati, circa 800mila persone hanno partecipato al tradizionale concertone del 1º Maggio promosso dai sindacati. L'iniziativa è stata dedicata a Giulio Regeni, il giovane ricercatore italiano assassinato dagli squadroni della morte del regime fascista di al-Sisi in Egitto. Dal palco è stata cantata “Bella Ciao”, ripresa dalla piazza.
A Napoli, il Primo Maggio si è svolto con i sindacati in piazza Calenda. Bandiere rosse e centinaia di persone a cantare “Bella ciao”. Diversi interventi e applausi per i lavoratori di Almaviva in lotta in tutta Italia. A Bagnoli, circa tremila manifestanti hanno sfilato, occupando con un’assemblea di mezz’ora l’area ancora sotto sequestro sulla costa ovest, che attende la famigerata “opera di bonifica”, a colpi di commissari straordinari, cabine di regia e sprechi di milioni, lanciata dal nuovo duce Renzi. Vi ha preso parte la Cellula “Vesuvio Rosso” del PMLI.
A Mesagne , in provincia di Brindisi , la Flai Cgil della Puglia ha organizzato un evento in cui i familiari delle vittime del caporalato hanno incontrato la presidente della Camera dei deputati, Laura Boldrini, Sel. Con la solita ipocrisia parolaia che la contraddistingue, la Boldrini ha citato le donne morte “sfiancate dalla fatica” del lavoro massacrante imposto dai caporali e ha blaterato di un presunto impegno da parte istituzionale. Insomma se il problema c'è al solito per la Boldrini non riguarda le istituzioni. E invece sì, riguarda proprio le istituzioni, a partire dal presidente del Consiglio che con il Jobs Act ha favorito forme di sfruttamento selvaggio, come il caporalato appunto. per arrivare al suo ex presidente di partito, Nichi Vendola, che proprio della Puglia è stato governatore per oltre dieci anni, senza mettere seriamente mano al problema del caporalato.
Sempre in Puglia, a Taranto , la città dell’acciaio, dell’inquinamento e della disoccupazione il 1° Maggio ha visto un concertone, dedicato anch'esso a Regeni, con la presenza di 200mila persone. Sul palco Patrizia Moretti, madre di Federico Aldrovandi, lo studente 18enne ucciso dalla polizia a Ferrara nel 2005. Gli organizzatori hanno esposto sul palco lo striscione: “Mattanza a Taranto sappiamo chi è Stato”.
A Palermo, il tradizionale appuntamento si è svolto a Portella della Ginestra, dove sono confluiti centinaia di manifestanti, partiti da Piana degli Albanesi con bandiere e striscioni per ricordare le vittime della strage del 1° Maggio 1947. A Biella il PMLI e il PRC hanno contestato la “canzone del Piave”
Da un lato le manifestazioni popolari, dall'altro le ipocrite manifestazioni istituzionali pensate per snaturare il significato di classe del 1° Maggio, turlupinare i lavoratori e sostenere fino in fondo lo scempio e la devastazione dei diritti del lavoro in Italia.
E' stato proprio questo il senso della manifestazione istituzionale che il 1° Maggio si è svolta al Palazzo del Quirinale. Mattarella, dopo aver consegnato le Stelle al Merito del Lavoro "alla memoria" di Francesco Zaccaria, operaio ILVA di Taranto, morto sul lavoro nel 2012, e di Pierlucio Tinazzi, dipendente della Società SITMB SpA, deceduto nel 1999 all'interno della galleria del traforo del Monte Bianco, e senza entrare nel merito delle controriforme dei diritti dei lavatori, le quali hanno provocato un'interminabile scia di “morti bianche”, ha pronunciato il suo discorso fuorviante e truffaldino tutto giocato sulla concezione democristiana del 1° Maggio come “festa di democrazia” e del lavoro come elemento di “coesione sociale”.
Ha poi versato lacrime di coccodrillo sulla condizione dei precari e dei giovani disoccupati, sostenendo che bisogna “elevare i livelli di lotta allo sfruttamento” (sic)!
Sembrerebbe ancora una volta che lui e il suo protetto Renzi e tutte le istituzioni borghesi non abbiano responsabilità di quanto sta succedendo alle masse lavoratrici e popolari italiane. In realtà, sono stati proprio loro, Mattarella in primo luogo che sostiene questo governo, a mettere in atto un salto di qualità nell'attacco ai diritti dei lavoratori, perseguendo, con protervia fascista l'obiettivo di estendere a tutti il precariato e di rendere i lavoratori completamente succubi e alla mercé dei capitalisti.
Altro che lavoro come elemento di “coesione sociale” in Italia. Costoro se ne infischiano nei fatti dei diritti e della coesione sociale. Il lavoro lo massacrano. Dobbiamo essere consapevoli che la classe operaia nel capitalismo avrà sempre un ruolo subalterno alla borghesia, che sarà sempre sottomessa alle necessità dei capitalisti. Bisogna andare alla radice e lottare per abbattere il capitalismo stesso e conquistare il socialismo e il potere politico da parte del proletariato, questa è la madre di tutte le questioni. Questo è il messaggio che il PMLI ha rilanciato in tutte le manifestazioni in cui era presente.

4 maggio 2016