Passando per Napoli, Firenze, Bagnoli, e Reggio Calabria
Renzi contestato ovunque: da Pisa a Catania
Il presidio di Catania tinto di rosso dalla presenza del PMLI
La polizia di Alfano attacca i cortei di protesta e manganella a sangue i manifestanti

Da Napoli a Catania, da Pisa a Matera, da Firenze a Reggio Calabria, tanto per citare i casi più clamorosi, dilaga la protesta popolare contro il nuovo duce Renzi e i ministri del suo nero governo sempre più spesso costretti a sgattaiolare dagli ingressi di servizio o addirittura rinunciare a presenziare le iniziative pubbliche per evitare le sonore contestazioni che schiere sempre più numerose di lavoratori, pensionati, studenti medi e universitari, disoccupati, precari e truffati dal decreto salvabanche gli riservano in ogni città.
Il 2 maggio a Matera (in occasione della presentazione del suo programma per la regione: "Matera capitale europea della cultura”) e a Firenze (durante il suo intervento al teatro Niccolini) Renzi è stato accolto da bordate di fischi e insulti da parte di centinaia di manifestanti e soprattutto truffati dal suo decreto salvabanche.
“Buffone”, “Pinocchio”, “Firenze e Matera non ti vogliono” “vai via da Palazzo Chigi e dall'Italia” gli hanno urlato i manifestanti esponendo anche diversi cartelli contro il governo e le banche, fra cui: “Noi siamo risparmiatori, non giocatori d’azzardo, voi ladri”, “Rimborsi all’80%. Ancora una volta truffati“.
Il 29 aprile a Pisa un grande e combattivo corteo popolare a cui hanno preso parte centinaia di lavoratori, i sindacati di base, che hanno indetto uno sciopero provinciale, studenti medi e universitari, disoccupati, precari, diversi comitati di quartiere pisani, pensionati e truffati dal decreto salvabanche ha clamorosamente contestato il nuovo duce Renzi che nei giorni precedenti aveva annunciato la sua presenza in città per festeggiare presso la sede del CNR i 30 anni dalla nascita di Internet.
Il corteo partito da piaza del Comune ha percorso le vie del centro cittadino al grido: “Contestiamo Renzi È #lavoltabuona!” riportato anche sullo striscione di apertura del corteo. Mentre su decine di altri cartelli e striscioni i manifestanti, dagli altoparlanti e dai megafoni i manifestanti hanno scritto e urlato slogan contro Renzi e il suo nero governo, contro l’accordo sulla rappresentanza che cancella il diritto di sciopero e la libertà di organizzazione; contro la macelleria economica e sociale, il Jobs Act, l’abolizione dell’art.18, il blocco dei contratti pubblici e privati, l’aziendalizzazione della contrattazione e la individualizzazione del rapporto di lavoro, le privatizzazioni, le grandi opere dannose e la distruzione del territorio, la legislazione che a vario modo favorisce precarizzazione e forme di sfruttamento selvaggio (esternalizzazioni, appalti, sub-appalti, cooperative di comodo) come ampiamente appurato nel settore della logistica, del cargo e della salute pubblica e privata. Contro la riforma della scuola, il Fiscal Compact, il pareggio di bilancio inserito nella Costituzione e le riforme elettorali e costituzionali di stampo mussoliniano.
A oltre un chilometro e mezzo dalla sede del CNR il corteo è stato bloccato da un ingente schieramento di polizia in assetto antisommossa. Al primo accenno da parte dei manifestanti di superare lo sbarramento gli squadristi in divisa di Alfano e Renzi hanno iniziato a caricare e manganellare alla cieca il corteo ferendo diverse persone alla testa.
I manifestanti hanno risposto con un fitto lancio di ortaggi marci e sono quindi partite nuove cariche e manganellate su disoccupati, lavoratori e studenti costretti a ritornare in corteo verso il centro della città. Durante le violenti cariche la polizia ha anche arrestato due manifestanti (Seba e Milo) che sono stati portati in questura a Pisa, identificati e denunciati. Il loro rilascio avvenuto poche ore dopo è stato accolto dai manifestanti con applausi e interventi di solidarietà.
Vista la mala parata, Renzi è stato costretto a rinunciare alla “passarella” pisana ma è intervenuto in collegamento video con l’internet Day attaccando provocatoriamente i manifestanti: “Spiace per gli scontri che si sono registrati questa mattina, sono abbastanza incomprensibili”. (Sic!).
Immediata la replica da parte dei partecipanti al corteo che gli hanno risposto per le rime: “Potete esorcizzarci come antagonisti, potete scagliarci contro tutti i giornali che volete ma la realtà è sempre più chiara a tanti: questo governo si tiene solo grazie ai manganelli della sua polizia!” .
Il giorno dopo, 30 aprile, altre sonore contestazioni Renzi se l'è beccate a Catania e a Reggio Calabria.
Nel capoluogo calabro per presenziare l’inaugurazione del Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, Renzi è stato costretto a entrare dalla porta di servizio per evitare la protesta popolare con alla testa centinaia di lavoratori della Cgil e dell’Usb.
“Questa terra non ha bisogno di passerelle ma di lavoro“ gli hanno urlato a più riprese i manifestanti. “C’è la gente che sta morendo di fame e qui si fanno le inaugurazioni“, replicano i lavoratori che aggiungono: “È una vergogna: Stato italiano, Stato di merda. Questa terra non ha bisogno di passerelle ma di lavoro”. La protesta è salita di tono quando i manifestanti hanno capito che Renzi non sarebbe passato dall’ingresso principale e, al grido di “Renzi vergognati usi le forze dell'ordine contro i cittadini e i calabresi onesti e non li usi contro la 'Ndrangheta, vergognati”, hanno tentato di sfondare le transenne poste a protezione del palazzo, ma sono stati subito respinti dal cordone di poliziotti in assetto antisommossa.
A Catania invece, dove Renzi ha voluto presenziare alla riapertura di un viadotto tra Palermo e Catania temporaneamente chiuso per verifiche tecniche, centinaia di manifestanti lo hanno contestato nei pressi del Teatro Massimo Bellini, dove Renzi ha firmato il “Patto per la città”, urlandogli contro slogan, cartelli e striscioni con su scritto “Renzi non sei benvenuto” oppure “Catania non ti vuole”.
Proteste e contestazioni contro il nuovo duce si sono ripetute il 23 aprile anche a Pontedera dove un corteo di manifestanti ha accolto l'arrivo del premier alla Piaggio per i 70 anni della Vespa; e poi ancora Napoli il 24 aprile dove Renzi si era recato a firmare il «Patto per la Campania» con il presidente della giunta regionale De Luca. A Piazza del Plebiscito, centinaia di manifestanti hanno tentato di sfondare l’ingresso della Prefettura, dove si stava svolgendo l’incontro, ma subito è scattata la feroce repressione delle “Forze dell’Ordine” che a suon di manganellate hanno disperso i manifestanti.
Mentre il 6 aprile durante la presentazione del “grande progetto per il Mezzogiorno” a Bagnoli le masse partenopee hanno scatenato una intensa battaglia contro il nuovo duce Renzi con migliaia di manifestanti che non hanno dato tregua al premier.
L'auspicio è che questa coraggiosa protesta dilaghi presto in tutte le città del Nord, Centro e Sud Italia fino a diventare una vera e propria rivolta di popolo capace di cacciare il nuovo duce e il suo nero governo.

4 maggio 2016