Renzi stringe un patto di maggioranza col plurinquisito Verdini
La sinistra PD mugugna ma si adegua. Il leader di Ala: Siamo in paradiso

Come due amanti stufi di incontrarsi sempre di nascosto il partito di Renzi e il gruppo Ala di Denis Verdini hanno deciso di ufficializzare la loro relazione scandalosa, in barba ai mugugni e alle proteste della sinistra del PD. Non è ancora l'ingresso ufficiale dell'ex braccio destro di Berlusconi nella maggioranza, ma di fatto è come se lo fosse, dato che i due gruppi parlamentari, dopo l'incontro ufficiale del 29 aprile, hanno deciso di formare un coordinamento per discutere e concordare insieme i provvedimenti e le relative votazioni in parlamento; nonché per accordarsi sull'appoggio di Ala ai candidati del PD a Roma, Napoli, Torino e ovunque possibile e, naturalmente, anche alla campagna per il sì al referendum di ottobre sulla controriforma costituzionale di Renzi e Boschi.
L'incontro, che formalmente era stato richiesto dai verdiniani per dare maggiore “dignità politica” al loro “appoggio esterno” al governo, non più cioè ascari di Renzi ma alleati quasi con pari dignità degli alfaniani, è avvenuto nella sede del gruppo parlamentare del PD, alla presenza del vicepresidente del PD, Lorenzo Guerini, e dei capigruppo di Camera e Senato, Ettore Rosato e Luigi Zanda. Per Ala erano presenti lo stesso Verdini e i rispettivi presidenti di senatori e deputati, Lucio Barani e Ignazio Abrignani. Un incontro quindi di alto livello, a cui si è voluto dare un ostentato rilievo, tanto che in un primo momento era corsa voce che si sarebbe addirittura tenuto nella sede nazionale del PD del Nazareno. Forse fondata o forse diffusa solo a scopo provocatorio nei confronti della sinistra PD, che difatti è insorta allarmata e sbigottita. Fatto sta che poi è stato deciso di tenere l'incontro nelle stanze del gruppo parlamentare, nell'ufficio di Rosato, mentre un inviato della sinistra PD sorvegliava che non venisse “profanata” l'aula intitolata a Enrico Berlinguer.

Alleati per “completare le riforme”
Naturalmente, interrogati al termine dell'incontro, tutti i partecipanti hanno negato che si fosse stipulato un patto per l'ingresso di Ala nella maggioranza. Ma il plurinquisito Verdini, incurante dei cinque procedimenti giudiziari in corso e della condanna in primo grado per bancarotta fraudolenta, ha potuto pavoneggiarsi tra i giornalisti come il vero artefice e trionfatore dell'incontro, dichiarando col suo solito linguaggio sornione: “Non siamo in maggioranza, l'opposizione dice che non siamo all'opposizione... dove siamo allora? Siamo in Paradiso”. “Siamo per il governo come il buon padre di famiglia”, ha aggiunto raggiante Barani.
“Tra i gruppi di Ala e del Pd - ha poi spiegato Verdini - non c’era ancora stato alcun incontro e visto che siamo nati per sostenere le riforme era necessario che ci vedessimo. Occorreva parlarsi perché noi finora abbiamo votato i provvedimenti che sono arrivati in Aula, ma ora vorremmo vederli prima. Abbiamo concordato un metodo di confronto senza il quale ci saremo trovati in difficoltà”. E alla domanda se con i suoi parteciperà alle riunioni dei gruppi di maggioranza per esaminare insieme le proposte di legge e gli emendamenti, ha risposto senza esitazione che “sì, questo è importante per la funzionalità del lavoro alla Camera e al Senato, per completare il percorso delle riforme“.
L'artefice, insieme all'amicone Luca Lotti, del patto del Nazareno tra Renzi e Berlusconi, ha confermato che si è parlato anche della partecipazione di Ala alla campagna per far vincere il sì al referendum di ottobre, anche se non è ancora stato formalizzato in che modo: “Abbiamo parlato della formazione dei comitati per il sì senza stabilire ancora nulla. Anche gli amici del PD stanno pensando a cosa fare. La nostra intenzione è votare sì, è evidente visto che siamo nati per il sì”. Anche Rosato, pur evitando di dare troppe spiegazioni, ha ammesso comunque che sul referendum con Ala “ci sarà un coordinamento, certo”. Aggiungendo di aver concordato “che sui provvedimenti importanti ci sia la consultazione anche del gruppo di Ala”.
Oltre a questo i verdiniani sono pronti ad affiancare il PD alle prossime elezioni comunali, appoggiando Giachetti a Roma, Fassino a Torino e la renziana Valente a Napoli. Dove oltretutto possono mettere a disposizione di Renzi l'influenza sul territorio dei cosentiniani passati tra le loro file, come Vincenzo D'Anna e Ciro Falanga, a cui si è aggiunto di recente il senatore Antonio Milo, passato dal gruppo di Fitto a quello di Verdini. Con quest'ultimo acquisto, anzi, che porta a 20 il numero di senatori di Ala facendone la terza forza parlamentare in Senato dopo il PD di Renzi e Area Popolare di Alfano, i verdiniani sono ormai in grado di sostituire quasi di peso la sinistra del PD, che a Palazzo Madama conta al massimo su 24 senatori.

Un altro rospo ingoiato dalla sinistra PD
Un assaggio di quel che significa il patto di maggioranza Renzi-Verdini lo si è avuto pochi giorni dopo in commissione Giustizia del Senato, riunitasi nella sede del guardasigilli Orlando per approvare il testo base sulla riforma della prescrizione, alla quale ha partecipato anche il verdiniano Ciro Falanga, seduto accanto al relatore Felice Casson. Poi se n'è andato prima della votazione, tra le proteste dei Cinquestelle per l'intrusione, che hanno anche accusato Renzi di “riscrivere la giustizia col condannato Verdini”. Eppure l'intruso ha dichiarato a La Repubblica che “mi hanno invitato i colleghi del PD per mettermi a parte del testo base sulla prescrizione. Che male c'è”? E ha fatto i nomi di Zanda, Casson e Lumia.
Facile immaginare l'allarme e lo sconcerto della minoranza dei vari Bersani, Speranza e Cuperlo, che con il vertice Guerini-Verdini hanno dovuto ingoiare un altro rospo ammannito dal nuovo duce. Ma come sempre hanno ingoiato anche questo, pur mugugnando e continuando a rimuginare propositi di rivincita, chissà come e chissà quando: “Se Denis Verdini entra nella maggioranza, è la fine del Partito democratico. Semplicemente il PD non c'è più”, si è lagnato Roberto Speranza con La Repubblica , come se questo non fosse già una realtà.
Quanto a Cuperlo non si è nemmeno scandalizzato troppo per il vertice con il plurinquisito Verdini: “Il gruppo dirigente del PD incontra chi vuole, noi abbiamo preso atto da tempo che la maggioranza che sostiene il governo comprende anche quelle forze”, ha dichiarato col suo solito aplomb . Ma se ciò preludesse a un “accordo politico più ampio”, ha cercato di sottilizzare l'ex anti-Renzi, “metterebbe seriamente in discussione la natura stessa del Pd, nato come colonna portante del centrosinistra”.

11 maggio 2016