Alle elezioni comunali di Torino del 5 giugno
Per il socialismo e contro il capitalismo. Astieniti, non votare per i partiti borghesi
Nega il tuo voto alle istituzioni rappresentative borghesi, che curano gli affari della classe dominante borghese
Documento del PMLI.Piemonte

Domenica 5 giugno a Torino, così come in molte altre città d'Italia, si svolgeranno le elezioni comunali. Le masse popolari torinesi non devono farsi illusione alcuna. Quale che sia la fazione borghese, tanto di destra quanto di “sinistra”, che prevarrà sull'altra nulla cambierà nella gestione della città, dei suoi spazi e dei suoi servizi.
Sono in lizza ben 18 aspiranti sindaci, 38 liste e qualcosa come 8.000 candidati. Non dobbiamo stupirci di questi numeri. Le dorate poltrone di Palazzo Civico – sede del consiglio comunale di Torino – così come le lautamente retribuite cariche di giunta, fanno molta gola ai politicanti borghesi. Conquistare la “stanza dei bottoni” dà accesso a generose prebende e conferisce inoltre tutti i vantaggi della gestione del potere amministrativo per conto della classe dominante borghese cittadina. Per Torino sono state attivate un numero di “sirene” senza precedenti per ingannare le masse e carpire loro il voto, la richiesta di consenso politico e di un mandato elettorale in bianco di cui servirsi per i prossimi cinque anni. Ecco cosa accomuna tutti i candidati e tutti i partiti politici borghesi in campo. Dai fascisti dichiarati di Forza nuova e CasaPound (proprio così, gli elettori torinesi dovrebbero votare in schede dove sono presenti anche queste formazioni nazifasciste cui la democrazia borghese conferisce piena agibilità politica) ai falsi “comunisti” dell'arcimbroglione Marzo Rizzo, tutti chiedono il voto. Bisogna allora interrogarsi su questo specifico punto: perché dare ai propri nemici ciò che per loro è in questo momento più importante, il voto appunto, quando possono invece colpirli mortalmente, negandoglielo?
I nemici del proletariato al soldo della borghesia chiedono di votare per le elezioni comunali. Ebbene, il Partito marxista-leninista italiano chiede invece di astenersi. Il PMLI – il Partito del proletariato e delle masse popolari – chiede di disertare le urne, di annullare la scheda oppure di lasciarla in bianco, così da assestare un duro colpo alle istituzioni borghesi cittadine, che curano gli affari della classe dominante borghese. Ogni voto negato ai partiti borghesi sarà un colpo assestato al capitalismo e una spinta in avanti per il socialismo. Tante più diserzioni alle urne ci saranno tanto più schede elettorali saranno rifiutate, lasciate bianche o annullate tanto più le istituzioni rappresentative borghesi che sfruttano e opprimono il popolo torinese saranno delegittimate.
Le masse popolari devono approfittare di queste elezioni per isolare Palazzo Civico, facendo attorno ad esso il deserto e creandogli come contraltare, sul piano politico, le Assemblee popolari e i Comitati popolari, basati sulla democrazia diretta. L'elettorato torinese di sinistra fautore del socialismo – anche chi non è astensionista – deve, secondo la proposta politica del PMLI, creare in tutta Torino le istituzioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo che devono essere costituite in ogni quartiere da tutti gli abitanti ivi residenti – compresi le ragazze e i ragazzi di 14 anni – che si dichiarano anticapitalisti, antifascisti, antirazzisti e fautori del socialismo e disposti a combattere politicamente e elettoralmente le istituzioni borghesi, i governi centrale e locali borghesi, il sistema capitalista e il suo regime. I Comitati popolari devono essere composti dagli elementi più combattivi, coraggiosi e preparati delle masse anticapitaliste, antifasciste, fautrici del socialismo eletti con voto palese su mandato revocabile in qualsiasi momento dalle Assemblee popolari territoriali. I Comitati popolari di quartiere, cittadino, provinciale e regionale e il Comitato popolare nazionale devono rappresentare il contraltare, la centrale alternativa e antagonista rispettivamente delle amministrazioni ufficiali locali e dei governi regionali e centrale.
In tutti i quartieri di Torino, da quelli periferici di Mirafiori e Villaretto a quelli centrali di Centro e Crocetta, devono sorgere queste rosse fucine in cui le masse popolari torinesi potranno forgiare il proprio destino: il socialismo. Non ci sono terze vie. O con la classe dominante borghese e il capitalismo oppure con il PMLI e il socialismo. Votare le liste di Torino il prossimo 5 giugno significa schierarsi con la borghesia e con il capitalismo, poiché tutti i candidati sostengono questo mostruoso sistema.

I candidati a sindaco
Piero Fassino, sindaco uscente del Pd in cerca di rielezione, ha amministrato la città per conto della borghesia. Ha totalmente ignorato il degrado dei quartieri periferici interessandosi del solo centro cittadino. Nulla ha inteso fare in favore delle masse popolari torinesi, dei lavoratori e degli studenti che si sono anzi visti ridurre i servizi e gli spazi sociali. La candidatura di Fassino per la carica di neopodestà rientra inoltre in un più ampio gioco politico borghese in cui sperimentare una convergenza di “centro-destra” e “centro-sinistra” e mettere alla prova del voto, e degli inconsapevoli elettori, il partito della nazione, nuovo mostro della corrotta politica borghese. Su questo Fassino ha incassato l'esplicito sostegno dei padrini (neanche tanto per dire) Denis Verdini ed Enzo Ghigo.
Nessuna fiducia merita anche il politicante borghese, già sindacalista riformista, Giorgio Airaudo. Nell'autunno del 2012 le sue farsesche dimissioni dalla segreteria della Fiom-Cgil hanno reso possibile a Landini di azzerare tutte le cariche e, in questo modo, trovare la scusa per espellere Sergio Bellavita e quindi privarlo di ogni carica politica, preludio al suo integrale licenziamento dalla Cgil avvenuto pochi giorni orsono. Terminata la sua esperienza in sindacato Airaudo è sceso in politica a fianco del plurinquisito trotzkista e opportunista Nichi Vendola di cui è divenuto il portaborse. Con il suo scranno di parlamentare al sicuro (la legge elettorale borghese gli consente di candidarsi a sindaco senza dimissioni preventive alla Camera) Airaudo si è posto alla guida della solita coalizione-armata Brancaleone della sinistra riformista. Con lo slogan “la sinistra in comune” sta tenendo una campagna elettorale dai toni pacati e assolutamente inconcludenti facendo di tutto ed anche di più per non urtare gli alleati del Pd. “Torino è bella di suo, è bella perché la rendono bella i torinesi e le torinesi. Torino è cambiata in questi anni, c’è da dirlo: anche in meglio”. Non male come descrizione di una città dove il tasso di disoccupazione giovanile – dato peraltro falsato nella sua rilevazione – supera il 40%.
Le masse popolari torinesi non devono lasciarsi ingannare nemmeno dalla candidata dei 5 stelle, Chiara Appendino. La sua è una vera candidatura borghese doc. La giovane Chiara è sposata con un industriale – ha un alto incarico dirigenziale nella sua azienda – e suo padre è il numero due di Confindustria Piemonte. Il suo programma elettorale ignora completamente i bisogni delle masse popolari torinesi ed è invece totalmente incentrato sulle piccole e medie industrie (anche quella di proprietà di famiglia?) che dovranno ricevere i dovuti supporti dalla politica locale. “Vogliamo valorizzare il commercio e sostenere il tessuto delle piccole e medie imprese presenti sul nostro territorio” questo il punto fermo del programma elettorale della candidata pentastellata. Prevedendo massicci tagli alla spesa (tagli che, se necessario, investiranno anche la spesa sociale della città?) la Appendino intende ricavare almeno cinque milioni di euro da destinare alle imprese come finanziamenti. Insomma: pieno supporto all’economia borghese cittadina! Appendino ha poi annunciato di volere introdurre una sorta di bando di concorso pubblico per selezionare (in caso di vittoria) gli assessori della sua giunta. Staremo a vedere chi verrà “selezionato” nella sua potenziale giunta ma possiamo fin da ora scommettere che la modalità di scelta cadrà, in modo più o meno pilotato, sulla “crema” cittadina, forte dei suoi roboanti titoli accademici borghesi e delle sue prestigiose esperienza professionali in Italia e all’estero.
A fianco di questi che sono i più importanti “cavalli da corsa” della borghesia cittadina non mancano altri “ronzini” di minore importanza che, pur senza alcuna possibilità concreta di essere vincitori, hanno il ruolo non secondario di riempire ogni possibile vuoto elettorale così da intercettare tutti i potenziali voti delle masse. Ogni corrente borghese si trova degnamente rappresentato da altrettante fazioni politiche che sono in lizza per ritagliarsi spazi. Coalizzati o in competizione tra loro ci sono i nazi-fascisti come Forza nuova, CasaPound e l'Msi; i fascisti ripuliti Lega nord, Fratelli d'Italia e Forza Italia; i democratici cristiani Udc, Pli, i Moderati e Alleanza democratica e altre formazioni folkloristiche quali la “Lista del Grillo”, la “Lista a 4 zampe” e l'“AutomobiLista”. Un'attenzione particolare la merita il candidato a neopodestà Marco Rizzo, falso “comunista” usato dalla borghesia come specchietto per le allodole per ingannare le masse torinesi di sinistra che credono nel socialismo e per ricondurle nell'alveolo del sistema politico borghese. Se Rizzo e il suo falso partito “comunista” rappresentassero solo una parvenza di minaccia per lo Stato borghese e per il sistema capitalistico, subirebbe lo stesso black-out del PMLI e a Rizzo sarebbe impossibile “saltellare” da una trasmissione televisiva all’altra a concionare per ore, alle stesse condizioni degli altri invitati dei partiti del regime capitalista e neofascista.
Le masse popolari torinesi a cominciare dai giovani non devono avere dubbio alcuno nel negare il voto a questi imbroglioni e ai loro e liste. Consapevoli che solo abbracciando l'arma dell'astensionismo tattico marxista-leninista potranno delegittimare le istituzioni rappresentative borghesi, primo passo per il loro abbattimento assieme al capitalismo. Nessuna “scelta di voto”, sia essa in favore della destra o della “sinistra” borghese, porterà mai a dei reali cambiamenti a Torino. Come dimostra la pratica, i cambiamenti si hanno solo attraverso la lotta di classe. E l'astensionismo se è vissuto come un voto dato al PMLI e al socialismo rientra nella lotta di classe e l'aiuta a svilupparsi sul piano politico rivoluzionario.
Affinché Torino sia governata dal popolo e al servizio del popolo ci vuole il socialismo. Solo con il socialismo e con l'insediamento a Palazzo Civico di un Comitato popolare cittadino eletto dalle Assemblee popolari di ogni quartiere, le masse saranno pienamente e democraticamente rappresentate e potranno vedere soddisfatti i propri bisogni. Intanto bisogna lottare specialmente per la piena occupazione e per il risanamento delle periferie.

18 maggio 2016