Il governo Valls decreta senza voto alla Camera la versione francese del Jobs act
Rivolta in Francia contro la Loi Travail
La controriforma del lavoro è respinta nelle piazze. Le principali organizzazioni sindacali e studentesche propongono la lotta a oltranza

 
Dopo oltre due mesi di manifestazioni, proteste e scioperi contro la Loi Travail, la controriforma del lavoro presentata dalla ministra del Lavoro Myriam El Khomri è stata approvata il 12 maggio dopo una semplice lettura dalla Camera. Il premier socialista Manuel Valls aveva annunciato il ricorso all’articolo 49.3 della Costituzione, quello che consente all’esecutivo di adottare la riforma senza il voto del Parlamento. Il presidente Hollande e il premier Valls sono ricorsi a una grave misura che esautora l’Assemblea nazionale, preoccupati per una maggioranza in aula che andava assottigliandosi nella discussione sulla legge per le defezioni di una ventina di parlamentari socialisti dichiaratosi non disponibili a votare il jobs act francese. L'assise poteva opporsi solo votando una mozione di sfiducia al governo, presentata dall'opposizione di centrodestra, l'unica che aveva i numeri per farlo, ma non è passata per una quarantina di voti.
A Parigi alcune migliaia di manifestanti hanno protestato davanti all’edificio dell’Assemblea Nazionale e bloccavano la circolazione sul ponte della Concorde; altre mainfestazoni si svolgevano in tutto il paese.
Lo sviluppo della mobilitazione contro la legge El Khomri cresceva nel mese di maggio di pari passo con la discussione in aula. In un documento titolato Comunicato sindacale unitario contro l’approvazione della Loi Travail per decretoe diffuso il 10 maggio, le organizzazioni sindacali CGT, FO, FSU, Solidaires e le organizzazioni giovanili UNEF, UNL e FIDL invitavano le loro strutture ad organizzare delle assemblee generali con i lavoratori per discutere delle modalità di azione, dello sciopero e del suo prolungamento ad oltranza. A partire dall'organizzazione di due nuove giornate di scioperi e manifestazioni locali il 17 e il 19 maggio fino a una possibile manifestazione nazionale.
"Dopo che i lavoratori, i giovani, i disoccupati, i pensionati si sono mobilitati da più di due mesi per il ritiro del progetto di legge Lavoro (Loi Travail) e per ottenere nuovi diritti, mentre l’opinione pubblica resta nella sua preponderanza contraria a questo testo, il governo decide di procedere di forza utilizzando il 49.3, un articolo della Costituzione che permette l’entrata in vigore di una legge per decreto, saltando la discussione e la votazione parlamentare. Tutto questo è inaccettabile!", denunciava il comunicato che sottolineava come "le mobilitazioni hanno costretto il governo a proporre delle modifiche al progetto di legge per tentare di minimizzarne l’impatto. Ma i ritocchi non sono sufficienti! Perché nel progetto di legge 'modificato' perdura la preminenza data agli accordi aziendali su quelli di categoria e del Codice del Lavoro. Il governo vuole un Codice del Lavoro per ogni azienda, passando sopra alla gerarchia delle norme che costituiscono un elemento di tutela ed uguaglianza tra lavoratori".
Un'altra delle proposte di modifica contenute nella Loi Travail e giudicate inaccettabili riguarda i licenziamenti economici, resi più facili e arbitrari da parte dei padroni e in particolare delle multinazionali che potranno licenziare i lavoratori degli stabilimenti francesi in "difficoltà" anche se fanno profitti d'oro nelle altre sedi.
I primi a rispondere all'appello della coalizione sindacale erano i camionisti che il 16 maggio scendevano in sciopero contro l'articolo della legge che permette, sulla base di un accordo aziendale prevalente su quelli di settore o nazionali, di abbassare il compenso per gli straordinari, che nel settore sono di fatto "ordinari", dal 25% attuale fino al 10% con una perdita di salario annuo fino a 3 mila euro.
Alla vigilia delle manifestazioni del 17 maggio a Parigi e a Nantes le prefetture vietavano ad alcuni militanti di essere presenti nelle zone dove dovevano passare i cortei, impedendogli la partecipazione; la misura fascista era consentita dall'articolo 5 dello stato d’emergenza introdotto in seguito agli attentati terroristici e ancora in vigore. Anzi il Senato di Parigi, con la scusa di coprire il campionato europeo di calcio e il Tour de France, votava il prolungamento dello stato d’emergenza fino al prossimo luglio. Un periodo che copre anche tutto il percorso di approvazione della Loi Travail, o meglio della imposizione con la procedura della fiducia, che sarà in Senato verso la metà di giugno e in seconda lettura alla Camera all'inizio di luglio.

18 maggio 2016