Mao sulla Grande Rivoluzione Culturale Proletaria cinese

Pubblichiamo qui di seguito alcune citazioni di Mao, inedite in Italia, che vanno dal 1967 al 1975 sulla Grande Rivoluzione Proletaria di cui il 16 maggio ricorre il 50° Anniversario.
 

Discorso ad una delegazione militare albanese
1 Maggio 1967
Alla conferenza dei settemila del 1962 dissi: “La questione di chi vincerà nella lotta fra il marxismo-leninismo ed il revisionismo non è ancora stata risolta. La possibilità della vittoria del revisionismo e della nostra sconfitta è rilevante. Ricordare questa possibilità richiama la nostra attenzione ed è utile per alzare la vigilanza contro il revisionismo, per proteggerci dal revisionismo e per combattere il revisionismo”. In realtà, la lotta fra le due classi e le due linee all’interno del Partito comunista esiste da sempre e nessuno può negarlo. Noi siamo materialisti, perciò non possiamo certo dire che questo non sia vero. A partire da quella conferenza, la lotta fra le due linee e le due classi all’interno del nostro Partito ha preso la forma della lotta fra la linea apparentemente di “sinistra” ma di destra nella sostanza da una parte e la sua controtendenza dall’altra, fra la negazione della lotta di classe da una parte e la sua accentuazione dall’altra, fra i compromessi da una parte e le politiche proletarie dall’altra, e via discorrendo. Di questo si era già parlato nei documenti opportuni.
Oggi, la vostra delegazione militare è venuta qui per capire la Grande Rivoluzione culturale cinese, perciò innanzitutto è di questo che parlerò.
La Grande Rivoluzione culturale proletaria cinese va fatta risalire all’inverno del 1965, quando il compagno Yao Wenyuan criticò La destituzione di Hai Rui (1). Allora, alcuni settori e alcune località del nostro Paese erano sotto il controllo dei revisionisti. Non vi si riusciva nemmeno a far filtrare una goccia d’acqua o ad infilare un ago. Proposi alla compagna Jiang Qing di organizzare un articolo di critica contro La destituzione di Hai Rui, ma in questa rossa città (2) eravamo del tutto impotenti e non avemmo scelta che andare ad organizzarci a Shanghai. Dopo che l’articolo fu scritto, io lo rilessi tre volte e ritenni che, fondamentalmente, potesse andare, perciò permisi alla compagna Jiang Qing (3) di farlo pubblicare. Proposi anche di permettere ad alcuni compagni dirigenti centrali di darci un’occhiata, ma la compagna Jiang Qing disse: “L’articolo può essere pubblicato così com’è. Penso che non sia il caso di farlo vedere anche ai compagni Enlai e Kang Sheng”(4).
[Lin Biao: (5) “C’è chi dice che il compagno Mao Zedong mise una fazione contro l’altra. Ma adesso tutti i compagni dirigenti centrali sono stimati dalle masse rivoluzionarie e tutti loro furono preventivamente informati sulla Grande Rivoluzione culturale dal presidente Mao, che è il motivo per cui non hanno commesso errori. Tutto sommato, io penso che la Grande Rivoluzione culturale proletaria sia un esame senza esame: chi è in grado di attenersi al marxismo-leninismo-pensiero di Mao Zedong, è un rivoluzionario. Per questo dico che dobbiamo applicare il pensiero di Mao Zedong sia quando lo capiamo, sia quando temporaneamente non riusciamo a capirlo.”]
Dopo la pubblicazione dell’articolo di Yao Wenyuan, la maggior parte dei giornali in tutto il Paese lo rilanciarono, eccetto quelli di Pechino e dello Hunan. Quando, successivamente, proposi di ristamparlo in opuscolo, ancora una volta incontrai resistenza e la proposta non passò.
In ogni caso, l’articolo di Yao Wenyuan fu il segnale d’inizio della Grande Rivoluzione culturale proletaria, perciò a livello centrale io mi occupai in particolare di dirigere la formulazione della Circolare del 16 maggio. Dal momento che il nemico era estremamente sensibile, avrebbe subito agito in risposta al segnale. Naturalmente anche noi dovevamo agire. Questa circolare già sollevava con chiarezza la questione della linea e della lotta fra le due linee. In quel momento, la maggioranza non capiva le mie idee e, per un certo periodo di tempo, rimasi da solo. Dicevano che il mio punto di vista era superato. Per questo motivo non potei fare altro che portare le mie idee alla discussione dell’XI Sessione plenaria dell’VIII CC (6). Fu solo dopo il dibattito che ottenni l’approvazione di poco più della metà. C’erano ancora molti che rimanevano sulle proprie posizioni, come Li Jingquan e Liu Lantao. Il compagno Boda (7) andò a parlare con loro e gli fu detto: “Ci sembravano idee impraticabili a Pechino e continuano a sembrarci idee impraticabili anche adesso che siamo tornati al nostro posto”. Alla fine, non potevo fare altro che lasciare alla pratica concreta il compito di condurre ulteriori verifiche!
Dopo l’XI Sessione plenaria, l’enfasi fu data alla critica della linea reazionaria borghese, condotta da ottobre a dicembre 1966, che portò in pubblico le contraddizioni che esistevano all’interno del Partito. Desidero ora menzionare il fatto che, nel corso della critica alla linea reazionaria borghese, le larghe masse degli operai, dei contadini e dei quadri del Partito e della Lega sono state ingannate. Ci chiedevamo: che fare nei confronti delle masse che sono state ingannate? Io sono sempre stato convinto che le larghe masse degli operai, dei contadini e dei soldati siano buone, così come la schiacciante maggioranza dei membri del Partito e della Lega. Sono sempre stati loro la forza principale della rivoluzione proletaria, in ogni sua fase. La Grande Rivoluzione culturale proletaria non fa eccezione. Naturalmente, essendo impegnate nel lavoro concreto, le larghe masse degli operai e dei contadini non capiscono molto di quanto accade ai piani superiori. Inoltre, la maggior parte dei quadri che costituiscono l’ossatura del Partito e della Lega nutrono sentimenti di amore sconfinato per il Partito ed i suoi quadri; al contrario, i dirigenti che hanno intrapreso la via capitalista alzano la bandiera rossa per opporsi alla bandiera rossa. Ecco perché sono stati ingannati e perché, per un periodo di tempo relativamente lungo, non sono riusciti a uscirne. C’è un fattore storico dietro tutto questo. Ma, diamine, fintanto che chi è stato ingannato si trasforma, non c’è alcun problema! Con lo sviluppo penetrante del movimento, sono tornati ad essere la forza principale. La “tempesta di gennaio” (8) è opera degli operai, sollevatisi insieme ai contadini. È la legge della rivoluzione: vale per la rivoluzione democratica, come per la Grande Rivoluzione culturale proletaria. Il Movimento del 4 maggio fu opera degli intellettuali ed incarnava appieno la loro perspicacia. Ma per portare a compimento una rivoluzione completa, tipo una Spedizione del Nord o una Lunga Marcia, servono i padroni dei tempi come forza principale: servono gli operai, i contadini e i soldati. Operai, contadini e soldati in realtà si riducono agli operai ed ai contadini, perché i soldati non sono che operai e contadini in uniforme. La critica alla linea reazionaria borghese è opera degli intellettuali e delle vaste masse dei giovani studenti, ma la presa del potere nella “tempesta di gennaio”, così come il completamento della rivoluzione, abbisognano dei padroni dei tempi, le vaste masse degli operai, dei contadini e dei soldati, quale forza principale. Gli intellettuali da sempre sono capaci di mutare rapidamente le proprie percezioni, ma il loro istinto è limitato e mancano di un carattere completamente rivoluzionario, perciò spesso dimostrano un carattere opportunistico.
Dal punto di vista della tattica politica, la Grande Rivoluzione culturale proletaria può essere divisa in quattro fasi: il periodo dalla pubblicazione dell’articolo del compagno Yao Wenyuan all’XI Sessione plenaria del’VIII CC costituisce la prima fase, principalmente una fase di lancio. Il periodo dall’undicesima Sessione plenaria alla “tempesta di gennaio” costituisce la seconda fase. La terza fase è costituita dagli articoli di Qi Benyu: Patriottismo o tradimento nazionale? e Il tradimento della dittatura del proletariato è l’essenza del libro “Sull’autoeducazione” (9). Il periodo successivo può essere considerato la quarta fase. La terza e la quarta fase sono state occupate dalla questione della presa del potere. Nella quarte fase si tratta di strappare il potere ideologico al revisionismo ed alla borghesia, di conseguenza è la fase fondamentale dove si svolge la battaglia decisiva nella lotta fra le due classi, le due vie e le due linee: in altre parole, il punto focale. Dalla “tempesta di gennaio” in avanti, il Comitato Centrale si è occupato ripetutamente della questione dell’alleanza, ma senza risultati: successivamente abbiamo capito che questo desiderio soggettivo non corrisponde alle leggi oggettive dello sviluppo della lotta di classe. La motivazione sta nel fatto che ogni classe e ogni influenza politica difendono tenacemente la propria possibilità di esprimersi. L’ideologia borghese e piccolo-borghese è straripata come un fiume senza freni ed ha messo i bastoni fra le ruote alla grande alleanza. Sarebbe impossibile realizzare una grande alleanza e, anche se ci fosse, sarebbe divisa; per questo, al momento, la politica del CC consiste unicamente nel promuoverla, ma non ancora nel realizzarla.
Il metodo di “cercare di far crescere i germogli sradicandoli” non ha alcuna speranza di successo. Questa legge della lotta di classe non può essere alterata dalla propria volontà soggettiva. Ci sono molti esempi che potremmo citare su questa questione. Vediamo il caso delle conferenze degli operai, delle guardie rosse e dei contadini della municipalità di X. In tutte, tranne che in quella dei contadini, c’è stata parecchia confusione. Pare che il Comitato rivoluzionario municipale di X andrà riorganizzato.
In origine eravamo dell’idea che fosse possibile educare alcuni successori fra gli intellettuali, ma adesso sembra un’idea illogica. Secondo il mio punto di vista, la concezione del mondo degli intellettuali, compresi i giovani che stanno ancora studiando, dentro come fuori il Partito, nel complesso è ancora borghese. Ciò è dovuto al fatto che, negli oltre dieci anni dalla Liberazione, i circoli culturali ed educativi sono stati sotto il controllo della borghesia, e di conseguenza, l’ideologia borghese si è insinuata nelle loro vene. Per questo motivo, nel corso della fase cruciale della lotta fra le due classi, le due vie e le due linee, gli intellettuali rivoluzionari devono sforzarsi di trasformare la propria concezione del mondo, altrimenti passeranno al campo opposto rispetto alla rivoluzione.
Voglio chiedervi: qual è, secondo voi, l’obiettivo della Grande Rivoluzione culturale? [Una voce: “Lottare contro i dirigenti del Partito avviatisi sulla via capitalista.” ] Lottare contro i dirigenti avviatisi sulla via capitalista è il compito principale, ma non è affatto il suo scopo. L’obiettivo è risolvere il problema della concezione del mondo e tagliare le radici del revisionismo.
Il Comitato Centrale ha più volte ribadito che devono essere le masse stesse ad educarsi e ad emanciparsi, perché la concezione del mondo non è qualcosa che può essere imposto. La trasformazione del proprio pensiero, a sua volta, deve partire da cause interne, che rappresentano le cause principali. Se non riusciremo a trasformare la concezione del mondo, come potremo definire la Grande Rivoluzione culturale proletaria una vittoria? Poniamo che questa Grande Rivoluzione culturale smascheri duemila dirigenti avviatisi sulla via capitalista; se non riusciremo a trasformare la concezione del mondo, la prossima volta saranno quattromila. I costi di questa Grande Rivoluzione culturale sono stati molto elevati. Benché una, due, tre o quattro rivoluzioni culturali non bastino a risolvere la questione della lotta fra le due classi e le due vie, cionondimeno dopo questa rivoluzione culturale avremo sistemato le cose per un decennio. In un secolo forse è possibile condurre due o tre rivoluzioni culturali al massimo, perciò bisogna focalizzarsi sull’annientamento delle radici del revisionismo, con lo scopo di rafforzare la nostra capacità a vigilare e combattere il revisionismo in qualsiasi momento.
Voglio farvi un’altra domanda: secondo voi, chi può essere definito “dirigente avviatosi sulla via capitalista”? I cosiddetti dirigenti avviatisi sulla via capitalista sono quei dirigenti che hanno preso la via del capitalismo! In altre parole, questi individui, nel corso della rivoluzione democratica, hanno partecipato attivamente alla lotta contro le “tre grandi montagne” (10), ma dopo la liberazione di tutto il Paese non furono altrettanto energici contro la borghesia; sostennero e parteciparono attivamente alla lotta contro i signorotti terrieri locali e per ridistribuire la terra, ma dopo la liberazione di tutto il Paese non approvarono la collettivizzazione delle campagne. Costoro, che non percorrono la via socialista e che attualmente detengono il potere, non possono essere definiti dirigenti avviatisi sulla via capitalista! Si tratta semplicemente di “vecchi quadri davanti a problemi nuovi”! Questo è valido per tutti loro. Tuttavia, chi possiede una concezione proletaria del mondo, percorrerà la via socialista; chi possiede la concezione borghese del mondo, percorrerà la via capitalista. Si può dire tranquillamente che la borghesia vuole trasformare il mondo sulla base della concezione borghese, mentre il proletariato vuole trasformare il mondo sulla base della concezione proletaria. Chi ha commesso errori di orientamento e di linea nel corso della Grande Rivoluzione culturale proletaria, rientra nella categoria dei “vecchi quadri davanti a problemi nuovi”. Ciononostante, questi errori ci dicono che questi vecchi quadri non sono ancora riusciti a trasformare completamente la propria concezione borghese del mondo. In futuro, i vecchi quadri continueranno ad imbattersi in sempre più problemi nuovi: per garantire che percorreranno risolutamente la via socialista, dovranno condurre una profonda rivoluzione proletaria all’interno della propria ideologia. Secondo voi com’è concretamente possibile passare dal socialismo al comunismo? Si tratta di un evento nazionale e mondiale di enorme portata.
Per me lo spirito rivoluzionario dei piccoli generali rivoluzionari è decisamente intenso e ciò è un bene. Ma in questo momento non possono essere loro a saltare sul palcoscenico: se lo facessero oggi, sarebbero rovesciati domani. Il problema è che queste parole sono uscite dalla bocca di un viceprimo ministro e ciò non va molto bene. Quella dei piccoli generali rivoluzionari è una questione che concerne la loro educazione: non bisogna usare queste parole per spegnere il loro entusiasmo quando commettono degli errori.
C’è chi dice che le elezioni sono giuste e democratiche. Per me sono una bella parola, ma non mi pare che ci siano delle vere elezioni. Io sono stato eletto all’Assemblea popolare dalla circoscrizione di Pechino, ma quanti, a Pechino, mi capivano veramente? Ho l’impressione che Zhou Enlai sia primo ministro per nomina del Comitato Centrale. C’è anche chi dice che la Cina ama la pace, ma io tutto questo amore non lo vedo. Per me il popolo cinese è militante.
Quando si tratta la questione dei quadri, bisogna prima di tutto convincersi che il 95% è costituito da elementi positivi o relativamente positivi. Non è ammesso allontanarsi da questa posizione di classe! I quadri rivoluzionari, o che vogliono esserlo, devono essere protetti, protetti con convinzione e fiducia e bisogna permettere che si emancipino dei propri sbagli. Anche se hanno percorso la via capitalista, bisogna pur sempre permettergli di fare la rivoluzione, dopo aver intrapreso un lavoro di rieducazione di lungo periodo ed avere corretto i propri errori. Gli elementi veramente negativi non sono molti: fra le masse non ammontano a più del 5% e nel Partito e nella Lega non superano l’1 o il 2% e i duri a morire che percorrono irriducibilmente la via capitalista non sono che un piccolo pugno. Malgrado ciò, noi dobbiamo considerare questo piccolo pugno di dirigenti del Partito avviatisi sulla via capitalista come il bersaglio principale, poiché la loro influenza e il loro veleno hanno una portata estremamente vasta e profonda. Ecco quindi il compito principale della nostra Grande Rivoluzione culturale. Gli elementi negativi fra le masse sono sì il 5%, al massimo, ma sono sparpagliati, privi di forza, ma se queste trentacinquemilioni, calcolati in base al 5%, dovessero formare un esercito e organizzarsi contro di noi, allora sì che sarebbe un problema degno della nostra preoccupazione. In ogni caso, non hanno forza fintanto che restano sparpagliati, pertanto non possono costituire il bersaglio principale della Grande Rivoluzione culturale. Ciò non toglie che occorre alzare la guardia, specialmente nella fase decisiva, e bisognerà prendere ulteriori precauzioni per evitare che gli elementi negativi possano approfittare della situazione. Di conseguenza, la grande alleanza dovrebbe avere due precondizioni: una è abbattere l’egoismo e promuovere la devozione al pubblico, la seconda è la lotta. Una grande alleanza che non esca da una lotta sarebbe inefficiente.
La quarta fase di questa Grande Rivoluzione culturale è la fase decisiva della lotta fra le due classi, le due vie e le due linee, perciò organizzeremo un periodo piuttosto lungo di grande critica. Il Gruppo centrale per la Rivoluzione culturale ne sta ancora discutendo, ma c’è chi ritiene opportuno che inizi dalla fine di quest’anno, mentre altri considerano maggio dell’anno prossimo un momento migliore. In ogni caso ci si dovrà conformare alle leggi della lotta di classe.
 
 
NOTE
La fonte dell’opera è Mao Zedong Sixiang Wansui (Viva il pensiero di Mao Zedong), vol. 1961-1968.
(1) La destituzione di Hai Rui fu un dramma teatrale pubblicato nel 1961 che, tramite la storia di un ministro onesto che si oppone alle decisioni ingiuste dell’imperatore, voleva riabilitare Peng Dehuai, il dirigente revisionista destituito nel 1959 dopo avere attaccato le comuni popolari agricole. Nel novembre del 1965, Yao Wenyuan (1931-2005), allora giornalista di Shanghai, sotto la spinta di Mao e la direzione di Jiang Qing, pubblicò un articolo che criticava il dramma. Membro del Gruppo per la Rivoluzione culturale e successivamente dell’Ufficio politico del CC del PCC, fu responsabile della propaganda e importante figura della Rivoluzione culturale fino al suo arresto nell’ottobre 1976 come membro della “banda dei quattro”.
(2) Si riferisce a Pechino, governata fino al maggio 1966 da Peng Zhen. Stretto alleato di Liu Shaoqi, il principale revisionista al potere, questi aveva impedito che l’articolo di Yao Wenyuan fosse ristampato nella capitale.
(3) Jiang Qing (1914-1991), moglie di Mao, era allora primo vicepresidente del Gruppo per la Rivoluzione culturale sotto il CC del PCC. Fu eletta membro del CC del PCC al IX Congresso nel 1969 e successivamente membro dell’Ufficio politico del CC a seguito del X Congresso nel 1973. Si occupò principalmente della rivoluzione della letteratura, dell’arte e dell’istruzione. A partire dal 1974 creò un gruppo ristretto con Wang Hongwen, Zhang Chunqiao e Yao Wenyuan (la “banda dei quattro”); vennero arrestati nell’ottobre 1976, dopo la morte di Mao, con l’accusa di pianificare un colpo di Stato. Nel 1981 venne condannata a morte, pena commutata in ergastolo.
(4) Zhou Enlai (1898-1976) era il primo ministro del Consiglio di Stato e Kang Sheng (1898-1975) era uno dei maggiori responsabili della Rivoluzione culturale, strenuo sostenitore della linea marxista-leninista di Mao.
(5) Lin Biao (1907-1971) era vicepresidente del CC del PCC, vicepresidente della Commissione militare del CC del PCC, membro del Comitato permanente dell'Ufficio politico del CC del PCC, viceprimo ministro del Consiglio di Stato e ministro della Difesa. L'XI Sessione plenaria dell'VIII CC del PCC (agosto 1966) e il IX Congresso nazionale del Partito (aprile 1969) lo designarono successore di Mao. Successivamente si smascherò come revisionista di “sinistra”, cospiratore controrivoluzionario e arrivista borghese. Criticato e smascherato da Mao, tentò un colpo di Stato che fallì e morì il 13 settembre 1971 in Mongolia a seguito di un incidente aereo, mentre era in fuga verso l'URSS.
(6) L’XI Sessione plenaria dell’VIII Comitato Centrale del PCC si tenne dal 1° al 12 agosto 1966 e approvò la risoluzione in dodici punti sulla Rivoluzione culturale.
(7) Chen Boda (1904-1989), era membro del Comitato permanente dell’Ufficio politico del CC del PCC, presidente del Gruppo per la Rivoluzione culturale sotto il CC del PCC e direttore della rivista teorica “Bandiera rossa”. Smascherato come revisionista di “sinistra” e trotzkista, membro principale della cricca di Lin Biao, fu espulso dal PCC nel 1973.
(8) Viene chiamata “tempesta di gennaio” l’insurrezione (senza spargimento di sangue) degli operai, delle guardie rosse e delle fazioni ribelli rivoluzionarie di Shanghai che, il 5 gennaio 1967, portò alla destituzione delle autorità cittadine revisioniste ed alla nascita del primo Comitato rivoluzionario.
(9) Due articoli dell’aprile 1967 che criticavano Liu Shaoqi. L’autore Qi Benyu (1931-2016) era membro del Gruppo centrale per la Rivoluzione culturale e fu e criticato e destituito nel 1968 per avere promosso attività “ultrasinistre” e frazionistiche.
(10) Le “tre grandi montagne” che opprimevano il popolo cinese durante la rivoluzione di nuova democrazia erano l’imperialismo, il feudalesimo e il burocratismo.

 

Gettarsi nella lotta di classe, non essere fuochi i paglia della storia
Febbraio 1967
Fra i protagonisti più influenti del Movimento del 4 maggio, la destra era rappresentata da Hu Shi, il quale successivamente è divenuto un lacchè dell'imperialismo statunitense. Anche Chen Duxiu, che aveva partecipato a sua volta al movimento del 4 maggio, divenne un controrivoluzionario. A quel tempo Li Dazhao non aveva scritto molti articoli, ma si immerse nell'attività e divenne un rivoluzionario e un rappresentante della sinistra. Poi c'era Lu Xun, che allora prestava importanza dall'indagine sociale e al pensiero indipendente, ma poi divenne un grande marxista. Noi dobbiamo trarre degli insegnamenti dalla storia: non dobbiamo essere fuochi di paglia, bensì immergerci nell'attività, essere abili nel pensare e forgiare stretti legami con le masse. In ogni rivoluzione avvenuta in Cina, fino a quella che noi stessi stiamo vivendo personalmente, gli individui veramente promettenti sono sempre stati quelli in grado di ragionare sui problemi, non chi usciva allo scoperto solo per godersi la luce dei riflettori, come quelli che adesso stanno facendo “il diavolo a quattro”: sicuramente la storia li ricorderà come fugaci fuochi di paglia.
 
Note
La fonte dell'opera è Mao Zedong Sixiang Wansui (Viva il pensiero di Mao Zedong), vol. 1961-1968.
 

Dichiarazione del luglio 1967
Luglio 1967
 
Se stiamo uniti e diamo anima e corpo alla causa comune, non importa quanto possano essere formidabili i nemici o quanto possano essere avverse le circostanze: si piegheranno tutti dinanzi a noi.
Note
La fonte dell'opera è Mao Zedong Sixiang Wansui (Viva il pensiero di Mao Zedong), vol. 1961-1968.
 

Dichiarazione sul ruolo dirigente della classe operaia
Estate 1968
La Cina ha una popolazione di settecento milioni di persone. La classe operaia è la classe dirigente. Dobbiamo valorizzare appieno la funzione dirigente della classe operaia nella Grande Rivoluzione culturale e in tutte le altre attività. La classe operaia deve anche elevare incessantemente la propria coscienza politica nel corso della lotta.
 
Note
La fonte dell'opera è Mao Zedong Wenge Tanhua Zhishi Huibian (Raccolta delle dichiarazioni e direttive di Mao Zedong nel corso della rivoluzione culturale).
 

Il proletariato è la classe più grande della storia dell'umanità
Marzo-aprile 1969
 
Il proletariato è la classe più grande della storia dell'umanità, è la classe rivoluzionaria più forte per ideologia, politica e forza materiale. Il proletariato può e deve raccogliere attorno a sé la stragrande maggioranza del popolo, e isolare e attaccare al massimo il piccolo pugno dei nemici di classe.
Pubblicato nel rapporto politico al IX congresso nazionale del PCC.
 
Note
La fonte dell'opera è Jiangua Yilai Mao Zedong Wengao (Manoscritti di Mao Zedong successivi alla fondazione della Repubblica popolare cinese), vol. XIII, Casa editrice dei documenti del Comitato centrale, 1998.
 

Andare controcorrente è un principio marxista-leninista

Dalle note all'autocritica di Wu Faxian
14 ottobre 1970
 
Ma quale modestia? Nelle questioni di principio, io non ho mai avuto nessuna modestia. Bisogna osare andare controcorrente. Andare controcorrente è un principio marxista-leninita. Quanto ho fatto a Lushan è stato proprio andare controcorrente.
 
Note
La fonte dell'opera è Jianguo Yilai Mao Zedong, Wengao (Manoscritti di Mao Zedong successivi alla fondazione della Repubblica popolare cinese), vol. XIII, Casa editrice dei documenti del Comitato centrale, 1998.
 
 

Indicazioni per il X Congresso del PCC date ad una riunione dell’Ufficio politico del CC
18 agosto 1973
Auspico che questo Congresso sarà veramente un Congresso di unità e un Congresso di vittoria. Auspico che, a questo nostro Congresso, vi sarà unità e non verranno compiuti intrighi o complotti. Noi dobbiamo unirci con tutti coloro con i quali è possibile unirsi e combattere, all’esterno, gli imperialisti, i revisionisti e i reazionari, e, all’interno, i duri a morire più irriducibili delle cricche antipartito di Liu Shaoqi e Lin Biao. Dobbiamo perseverare nei principi, naturalmente senza rinunciare alla necessaria elasticità. Nelle organizzazioni di Partito ad ogni livello, una volta che la maggioranza si è espressa, la minoranza è tenuta a seguirla.
 
Indicazioni rese note nel discorso di Zhou Enlai alla conferenza di preparazione del X Congresso nazionale del PCC il 24 agosto 1973.
 
NOTE
 
La fonte dell’opera è Mao Zedong Zhuan (Biografia di Mao Zedong), vol. II, Centro di ricerca sulla letteratura di partito del CC del PCC, 1996.
 
 

Nota al rapporto sullo studio della teoria all’agenzia Xinhua1
23 aprile 1975
 
Mi pare che occorra promuovere la lotta al revisionismo, che comprende la lotta all’economicismo ed al dogmatismo. Entrambi costituiscono revisioni del marxismo-leninismo e non bisogna indicarne solo uno, tralasciando l’altro. La situazione cambia da situazione locale a situazione locale, ma tutti i problemi vanno attribuiti al livello non sufficientemente elevato di marxismo-leninismo. Tutti, senza eccezione, devono studiare; nel giro di svariati anni, dobbiamo concentrarci sul miglioramento graduale del livello di marxismo-leninismo.
Nel nostro Partito non sono in molti a capire veramente il marxismo-leninismo. Alcuni ritengono di capirlo, ma nella pratica non è così, ma loro restano fermi nella loro convinzione e passano il tempo a pontificare. Anche questa è una manifestazione di mancata comprensione del marxismo-leninismo.
Ti chiedo di portare questa questione all’Ufficio politico.
Il mio auspicio è questo.
23 aprile 1975
 
NOTE
La fonte dell’opera è Jianguo Yilai Mao Zedong Wengao (Manoscritti di Mao Zedong successivi alla fondazione della Repubblica popolare cinese), vol. XIII, Casa editrice dei documenti del Comitato centrale, 1998.
 
1. Rapporto del 20 aprile 1975, presentato a Mao da Yao Wenyuan. Il rapporto sosteneva che l’aspetto principale dello studio della teoria della dittatura del proletariato doveva essere combattere l’economicismo.

18 maggio 2016