Contro la Loi Travail
E' guerra aperta tra i lavoratori e il governo Valls
Proiettili di gomma e idranti per sgomberare una raffineria occupata

 
All'alba del 24 maggio la polizia interveniva per sgomberare gli accessi a una raffineria e al deposito di carburante di Fos-sur-Mer, vicino a Marsiglia, bloccati dai lavoratori in lotta contro la Loi Travail, la versione francese del Jobs act, fatta passare alla Camera il 12 maggio dal governo socialista di Manuel Valls. Lavoratori e militanti della Confédération générale du travail (Cgt) opponevano resistenza e gli agenti impiegavano due ore per entrare negli stabilimenti usando persino le armi, caricate con proiettili di gomma.
Il sindacato, che assieme a Force ouvrière (Fo) e alle principali organizzazioni studentesche è impegnato a organizzare la battaglia contro la “riforma” del lavoro, condannava l'intervento della polizia definito come "scene di guerra" a Fos-sur-mer e un delegato dello stabilimento denunciava che "ci hanno sparato con proiettili di gomma e hanno usato gli idranti, senza nessun avvertimento" causando diversi feriti tra i manifestanti.
La Cgt annunciava altri scioperi e nuove azioni sottolineando come i lavoratori di tutte le otto raffinerie sul territorio francese erano comunque in sciopero il 24 maggio nonostante la repressione della polizia a Fos-sur-Mer. Sin dalle prime ore della mattina una protesta dei camionisti, ai quali in seguito alla Loi Travail potrebbe essere tagliata la retribuzione degli straordinari, rallentavano la circolazione attorno ai porti, raffinerie e altri centri. Fra i quali quello di Nantes-Saint-Nazaire, il quarto porto francese, già bloccato per lo sciopero dei portuali; attività ridotte dagli scioperi anche nei porti di Le Havre o Lorient.
Secondo il ministro dei Trasporti, Slain Vidalies, al 23 maggio già più del 10% delle stazioni di servizio avevano chiuso o esaurito i carburanti a causa del blocco delle raffinerie. Il Medef, la Confindustria francese, condannava la protesta dei lavoratori e invocava l'intervento contro chi “prende in ostaggio il paese”. Solerte il premier Valls affermava che "lo Stato sta dando prova di grande determinazione, tutti i siti saranno sbloccati". E inviava la polizia a irrompere nello stabilimento di Fos, il segnale della volontà del governo socialista di voler imporre la controriforma del lavoro contro la volontà di lavoratori e studenti che da oltre due mesi la contestano nelle piazza e nelle fabbriche chiedendone il ritiro. Fino a fine maggio sono in programma nuovi scioperi nel trasporto ferroviario e dei controllori di volo.
Il 19 maggio, nella settima giornata di mobilitazione contro la Loi Travail erano scesi in piazza in tutta la Francia almeno 400 mila manifestanti. La principale manifestazione si è svolta a Parigi dove in 100 mila secondo la Cgt sono sfilati da Place de la Nation a Place d’Italie. Manifestazioni anche in molte altre città, Saint-Nazaire, Le Havre, Rennes, Bordeaux, Montpellier, Clermont-Ferrand, Lione. E a Nantes, dove un corteo improvvisato al grido di “stato d’emergenza, stato di polizia, non ci impediranno di manifestare” sfilava nonostante che il ministro degli Interni Bernard Cazeneuve avesse proibito la manifestazione in base ai poteri conferitegli dallo stato di emergenza. Lo stato di emergenza era decretato dal governo in seguito agli attentati terroristici del novembre scorso ma prorogato una settimana fa dal parlamento con la scusa di garantire la "sicurezza" durante i prossimi eventi sportivi, europei di calcio e Tour, ovvero fino a metà luglio quando la legge dovrebbe aver completato l'iter parlamentare.
Una legge che fin dalla sua presentazione era stata bocciata in prima battuta dai giovani che si mobilitavano nelle scuole e università denunciando in particolare la parte che rendeva più facili i licenziamenti e aumentava di fatto la precarietà e il lavoro sottopagato. Una denuncia fatta propria dalle principali organizzazioni sindacali che mettevano in evidenza anche l'attacco ai diritti dei lavoratori attuato con la prevalenza assegnata alla contrattazione aziendale su quella nazionale o di settore. Un passaggio già perseguito dal padronato col supporto dei governi di destra come quello segnato dalla legge Fillon del 2004 che stabiliva la possibilità di accordi aziendali stipulati in deroga a quanto previsto da quelli nazionali. Ora col governo socialista il Medef punta a far prevalere la contrattazione aziendale, quella tra l'altro dove ha maggior potere.
Nel 2006 il movimento di protesta di lavoratori e studenti contro il tentativo di liberalizzare il mercato del lavoro col “contratto di primo impiego” da parte dell'allora primo ministro Dominique de Villepin costrinse l'esecutivo a fare marcia indietro nonostante la legge fosse stata approvata dal parlamento e pubblicata sul Journal Officiel. Lo stesso risultato al quale punta la contestazione di piazza alla Loi Travail con le iniziative in programma nel mese di maggio, prima della giornata di mobilitazione generale del 14 giugno quando la legge comincerà ad essere discussa al Senato.

25 maggio 2016