La procura ha aperto un fascicolo per “crollo colposo”
Una voragine nel cuore di Firenze
Le responsabilità sono del sindaco Nardella, della sua giunta e di Publiacqua
Lottiamo contro le Grandi opere a Firenze e le privatizzazionI, per l'acqua pubblica

Redazione di Firenze
Una voragine a due passi da Ponte Vecchio. Il primo allarme scatta poco dopo mezzanotte del 25 maggio quando gli abitanti segnalano un'importante fuoriuscita d'acqua alla Polizia municipale e a Publiacqua, che registra un calo di pressione nelle tubazioni. Qualcuno gira un video dove si vede con chiarezza un torrentello d'acqua che scorre nel Lungarno Torrigiani all'angolo con via De' Bardi. E' mezzanotte. Avviene l'intervento di Publiacqua e alle 3,30 il tubo rotto viene escluso e chiuso.
Alle 6.15 secondo allarme, nuovo calo di pressione, questa volta si tratta del tubo grosso, quello di 70 cm di diametro, la conseguenza è il crollo del terreno e lo spostamento della spalletta dell'Arno. Si crea una fossa lunga 200 metri per sette di larghezza e 3 metri e mezzo di profondità dove finiscono decine di auto parcheggiate. Per fortuna e solo per un puro caso, nessun ferito. Due palazzi evacuati, gran parte della città senz'acqua, scuole rifornite con le autobotti della protezione civile. La procura ha aperto un fascicolo per “crollo colposo” e i danni stimati ammontano a 5 milioni di euro.

Il rimpallo delle responsabilità
Il neopodestà Dario Nardella (PD), ha addossato le responsabilità a Publiacqua, parlando di “errore umano”, in quanto secondo lui, “la qualità della nostra rete idrica è mediamente più alta della media italiana, perciò è solo l'aver escluso un tubo nel primo intervento che ha causato l'aumento della pressione nelle altre tubazioni causando la rottura, errore umano”. Non ha richisto però le dimissioni del presidente di Publiacqua, il renziano Fabrizio Vannoni, e con “imperio” ha bocciato l'ipotesi di convocare un Consiglio comunale straordinario per analizzare quanto accaduto. Nello stile del suo “capo” Renzi, ha dichiarato che il ripristino sarà interamente pagato da Publiacqua “neanche un euro preso dalle bollette”, che tutto verrà ripristinato entro i primi di settembre e che entro ottobre verrà addirittura fatto un restyling del Lungarno che sarà ancora più bello di prima.
La notizia che tutto sarà pagato da Publiacqua è in realtà un proclama “truffa” bello e buono, visto che nella sostanza sarà invece proprio pagato tutto dalle masse popolari fiorentine e toscane che hanno già garantito negli anni attraverso pesanti bollete, tra le più care d'Italia, i lauti guadagni della società, fucina di esponenti legati al premier.
Il nuovo Mussolini Renzi che è solito utilizzare Firenze come fosse di sua proprietà per accogliere ad esempio la cancelliera Merkel o il primo ministro giapponese Shinzo Abe, su quanto accaduto non ha rilasciato dichiarazioni e si è limitato a inviare il fidato sottosegretario alla presidenza del Consiglio Luca Lotti.
Publiacqua, da parte sua, non si sbilancia sulle cause del crollo, dovuto all'erosione del terreno che ha poi rotto il tubo o forse, viceversa, alla rottura del tubo che ha causato l'erosione. Afferma comunque che non è stato un “errore umano” e che tutto è stato fatto per bene. D'altronde, poverini, devono controllare “migliaia e migliaia di chilometri di tubazioni”. Chissà se fossimo a New York o solo a Roma.
Il Comitato fiorentino “No Tunnel Tav”, ha affermato che la falla nel tubo era presente da tempo, confermando ciò con una foto nella quale è evidente la presenza di folta vegetazione cresciuta proprio sul muro della spalletta dell'Arno all'altezza della voragine. L'acqua ha intriso la terra contenuta dalla spalletta e ne ha aumentato il peso, questo ha poi provocato il collasso della spalletta stessa che ha spanciato, provocando in superficie la voragine.
Questo disastro, come sostenuto da più parti, è sicuramente anche figlio della privatizzazione dei servizi pubblici come quello dell'acqua. La privatizzazione non tutela né le masse popolari né l'ambiente e il territorio dove vivono, anzi speculano e pensano al solo profitto.
Il Forum Toscano dei Movimenti per l'acqua in un suo comunicato ha scritto di non essere sorpreso dal crollo del Lungarno e che ciò che è successo, denunciando la mala gestione del territorio, del servizio idrico da parte del pubblico-privato, denunciando ancora una volta come sia stata calpestata la volontà popolare espressa nel referendum nazionale del 2011 che vide la vittoria di chi votò per l'acqua come bene prezioso e pubblico.

Un disastro figlio della privatizzazione dell'acqua
Il continuo aprirsi di voragini è un problema a livello nazionale. Gian Vito Graziano, presidente nazionale dei geologi ha lanciato l'allarme fragilità del suolo, affermando che “diversi sprofondamenti sono indotti dalla cattiva manutenzione quotidiana. Una delle cause è il pessimo stato della rete idrica”. Gli acquedotti italiani perdono in media il 32%, con punte del 70%. L'acqua s'infiltra, dilava, porta via terreno e crea un vero e proprio scavo sul quale prima o poi crolla tutto quello che c'è sopra. “I gestori d'acqua”, continua Graziano “si preoccupano molto di quello che corre nelle loro gallerie di servizi, ma poco di quello che c'è all'esterno. Rompono, scendono, richiudono male. La legge chiede di lavorare a fianco di un geologo, ma non lo fa nessuno”.
I dati dell'Autorità Idrica Toscana (AIT) rilevano che i comuni serviti da Publiacqua perdono il 51% dell'acqua dalle tubazioni (il limite massimo secondo legge è del 20%).
Tanto per ricordare, Publiacqua S.p.A. è stata costituita nel 2000 per iniziativa dei Comuni in cui la società esercita la propria attività. Nel 2006, a conclusione di una gara è stato individuato un partner privato, Acque Blu Fiorentine S.p.A. composto da una serie di aziende pubbliche e private fra le quali Acea S.p.A. , Suez Environnement S.A. , MPS S.p.A . che si è aggiudicato il 40% del capitale sociale. In Publiacqua il 21,67% è del Comune di Firenze e il 12,96% di altri comuni della Provincia di Firenze. Renzi, quando era sindaco di Firenze, ha fatto transitare per questa azienda diversi suoi accoliti. Nel 2009 Erasmo D'Angelis (oggi direttore de l'Unità ), era presidente della commissione Ambiente e territorio, Renzi lo nomina presidente dell'azienda partecipata. Insieme a lui, per la sua formazione politica, Renzi inserisce anche l'allora praticante avvocato Maria Elena Boschi che viene fatta entrare nel Consiglio di amministrazione (CdA), retribuita con ben 22 mila euro all'anno.
Successivamente, nel 2013, sempre Renzi neopodestà di Firenze, nomina al posto di D'Angelis Filippo Vannoni (con un'indennità di 87.300 euro all'anno), che è anche consulente del governo per le politiche economiche (compenso di 45mila euro). Vannoni è noto per essere un ex dirigente di Rai Trade e per aver sposato Lucia De Siervo, direttrice delle attività economiche del comune di Firenze, capo di gabinetto di Renzi-neopodestà, figlia di Ugo (presidente emerito della Corte Costituzionale).
L'attuale amministratore delegato (ad) Alessandro Carfì è il marito della braccio destro dell'ex sindaco di Roma Ignazio Marino, messo in Publiacqua si dice solo per ricambiare il favore di aver fatto far carriera ad Alberto Irace, ex ad di Publiacqua ai tempi di D'Angelis e molto amico della Boschi, oggi manager strapagato che il Pd ha voluto nel cda della romana Acea Spa, che è anche uno dei soci privati di Publiacqua. Nel cda troviamo anche una Carrai (Eva), classe 1974, avvocato fiorentino, fascia di reddito 70mila-100mila euro all'anno.
Publiacqua ad oggi registra un bilancio con utili netti di 29,5 milioni di euro che però non reinveste nella manutenzione ordinaria e straordinaria ma, anzi, si prodiga ad applicare le tariffe le più alte del servizio idrico integrato, 406 euro contro i 100 dei milanesi, ad esempio, giustificando il tutto con la qualità del servizio. In realtà da quando è nata gli investimenti sono sempre diminuiti, mentre gli utili sono sempre aumentati con un incremento medio del +106%. C'è poi l'aspetto dello sfruttamento dei lavoratori di Publiacqua che anche in quest'occasione, attraverso un comunicato a firma di USB Publiacqua hanno denunciato, “reperibili R1 pagati con 3 euro... personale depurazione in reperibilità che deve usare mezzo proprio senza nessun indennizzo... personale di sportello al pubblico ridotto all'osso... decine di operai specializzati al 2° livello e lavoratori che devono rivolgersi ai tribunali del lavoro per il giusto inquadramento... l'azienda ha dichiarato la volontà di sopprimere il presidio H24 per importanti impianti di potabilizzazione Figline/Pontassieve... l'accesso al part-time negato a lavoratori con seri problemi di cura familiare e di salute”.

No alle grandi opere, sì alla ripubblicizzazione dell'acqua
I responsabili del “crollo colposo” sono sia l'amministrazione comunale fiorentina sia i vertici della società Publiacqua, e quanto è accaduto mette in evidenza due punti focali. Il primo è che Firenze è una città fragile dal punto di vista idrogeologico e che le Grandi opere come l'Alta velocità, l'interramento in centro della Tramvia, l'ampliamento dell'aeroporto, sono dannose per l'ambiente e la salute ed esclusivamente speculative. Il neopodestà Nardella e la sua giunta si preoccupano esclusivamente di svendere la città, di renderla una vetrina appetibile in particolare, nella parte centrale, per i turisti soprattutto quelli ricchi. Una Firenze che come Venezia è stata sempre più abbandonata a livello abitativo divenendo una sorta di “parco divertimenti” per i turisti e i grandi magnati che vi organizzano nei siti storici costose cene, matrimoni, convention etc. Solo se Firenze sarà governata dal popolo e al servizio del popolo potrà essere invertito il senso di marcia del suo utilizzo non più solo di profitto, ma questo può avvenire solo cambiando questa società borghese con il socialismo.
Il secondo punto è la questione della privatizzazione dell'acqua e della gestione delle Spa, sulle quali occorre essere nettamente contrari poiché le loro finalità (anche se all'interno vi è una componente pubblica) sono gli utili, i dividendi, con il conseguente sfruttamento dei lavoratori e il peggioramento dei servizi e dei controlli.

1 giugno 2016