Bande di impresentabili per le comunali a Napoli
Le liste della destra e della “sinistra” traboccano di pregiudicati, inquisiti o condannati, spesso legati alla camorra e alla criminalità organizzata
Redazione di Napoli

Bande di impresentabili, pregiudicati, inquisiti, condannati abbondano nelle liste dei candidati consiglieri per le comunali del 5 giugno a Napoli. Tutto fuorché “liste pulite” da destra a “sinistra”, passando per le non poche liste civiche di appoggio ai diversi candidati a sindaco, nessuno escluso.
Già “Il Bolscevico” aveva denunciato la presenza di un massone (poi escluso) nelle liste di appoggio a De Magistris, cui si è aggiunto anche il noto fascista Sergio Angrisano, esponente della lista Meridionalisti Napoli Capitale, formazione a sostegno del neopodestà uscente, già candidato 5 anni fa con La Destra di Storace al consiglio comunale di Napoli. Angrisano, annunciando la sua candidatura di appoggio alla giunta arancione, indossava provocatoriamente un grembiule con impresso Mussolini e si metteva nella posizione impettita alla duce. Il 10 maggio, travolto dal polverone alzato dalla base arancione, lo stesso Angrisano annunciava la sua rinuncia. Il commento di De Magistris, che ha cercato di mettere la consueta pezza a colori, non convince e, sventolando tardivamente l’antifascismo, ha detto che Angrisano non andava candidato e questo errore c’è stato per aver scelto “una rappresentanza plurale della città perché siamo un movimento popolare senza recinti”.
Un altro caso che riguarda sempre l’ex pm è quello di Salvatore Matuozzo, consigliere uscente della settima municipalità (San Pietro a Patierno-Secondigliano-Miano), che prova a tornare a sedersi nel parlamentino con la lista "Napoli in Comune a sinistra". Matuozzo, eletto nelle passate amministrative con Federazione delle sinistre, era il papà di Carlo, 29 anni, e di Antonio, 31, uccisi nel 2013 in un agguato di camorra. I due ragazzi caddero nella guerra che ha coinvolto i cosiddetti "girati", i cattivi ragazzi della Vanella Grassi di Secondigliano. Matuozzo ha replicato precisando di non condividere le scelte criminali dei figli uccisi e di aver preso sempre le distanze da questi ultimi.
Piena di impresentabili la lista del candidato della casa del fascio Gianni Lettieri. A suo tempo abbiamo detto del vicepresidente del consiglio comunale Marco Nonno condannato in primo grado a 8 anni e 6 mesi per la devastazione del quartiere di Pianura durante gli scontri anti-discarica del gennaio 2008. A questi si aggiunge la discutibile candidatura di Vincenzo Brandi, 22 anni, fedina penale immacolata ma figlio del noto pregiudicato del Vomero Maurizio Brandi, condannato per associazione camorristica, con dieci anni già passati in carcere e sei ancora da scontare. Brandi jr è in lizza per la quinta municipalità (Vomero-Arenella) con "Giovani in corsa", lista che appoggia proprio Lettieri.
Altra grana per la casa del fascio, anche questa legata alla criminalità organizzata, è quella della candidatura di Mario Guida fratello di Luigi: il boss delle due camorre, prima quella della vecchia poi quella sanguinaria del clan dei Casalesi. Inserito fin dal 2001 nella lista dei 50 latitanti più pericolosi d'Italia è stato arrestato dalla DDA nel 2005 a Cariati, in provincia di Cosenza.
Nelle liste di appoggio alla candidata renziana a sindaco di Napoli, Valeria Valente, si devono registrare quelle legate a Denis Verdini nella famigerata lista “Ala”. Oltre a Vincenzo e Vitale Calone, rispettivamente nipote e figlio di Vincenzo Calone senior condannato in via definitiva per traffico di sostanze stupefacenti e una fedina penale piena di accuse, arresti e denunce che vanno dall’associazione mafiosa ad altri gravissimi reati, si devono registrare altri personaggi collegati a doppio filo alla criminalità organizzata locale. Un candidato al Comune di Ala ha voluto "omaggiare" un noto consigliere municipale uscente, ex PDL, accanto a lui con un manifesto elettorale a doppio profilo: in primissimo piano la foto del candidato, alle sue spalle l'immagine del mentore che non c'è più: trattasi di Giuseppe Riganato, detto Peppe, 56 anni, alter ego, accompagnatore e factotum di un esponente della Settima Municipalità di San Pietro a Patierno-Miano-Secondigliano, ovvero Giovanni Di Vincenzo, a sua volta parente stretto del capopiazza Giuseppe Parisi, o' Nasone, ucciso dai sicari di camorra nel 2011. Al silenzio della Valente è corrisposta la strafottenza di Verdini che parla di presentabilità dei candidati: “ognuno risponde per sé”.
 

1 giugno 2016