Da parte della Corte europea di Strasburgo
Italia sotto processo per l'inquinamento dell'Ilva di Taranto

Lo Stato italiano è formalmente sotto processo di fronte alla Corte europea dei diritti umani con l'accusa di non aver protetto la vita e la salute di 182 cittadini di Taranto dagli effetti nocivi delle emissioni dell'Ilva.
Nell'udienza del 17 maggio scorso La Corte di Strasburgo ha ritenuto sufficientemente solide le prove presentate in due distinti ricorsi del 2013 e del 2015 da182 abitanti di Taranto e di alcuni comuni limitrofi in rappresentanza delle decine di familiari, coniugi e figli deceduti o gravemente malati.
Nei due ricorsi si denuncia fra l'altro che: "lo Stato non ha adottato tutte le misure necessarie a proteggere l'ambiente e la loro salute, in particolare alla luce dei risultati del rapporto redatto nel quadro della procedura di sequestro conservativo e dei rapporti Sentieri".
I promotori dei ricorsi contestano inoltre al governo nazionale, regionale e locale di non aver adottato misure idonee a combattere l’inquinamento dell’aria, del suolo e delle acque provocato dallo stabilimento siderurgico e di aver invece autorizzato la continuazione delle attività del polo siderurgico attraverso i cosiddetti “decreti salva Ilva” in totale violazione del diritto alla vita di centinaia di migliaia di persone.
Tutto ciò proprio nel giorno in cui al Palazzo di giustizia di Taranto si svolgeva la prima udienza del processo “Ambiente svenduto” che vede fra i 44 imputati anche l'ex governatore pugliese Vendola.
Alla sbarra ci sono anche i fratelli Fabio e Nicola Riva, della proprietà Ilva (oggi in amministrazione straordinaria), il sindaco di Taranto, Ippazio Stefano, l'ex presidente della Provincia Gianni Florido, l'ex presidente dell'Ilva Bruno Ferrante, l'ex responsabile dei rapporti istituzionali dell'Ilva Girolamo Archinà, gli ex direttori di stabilimento Luigi Capogrosso e Adolfo Buffo, l'ex direttore di Arpa Puglia Giorgio Assennato, l'avvocato Francesco Perli (uno dei legali dell'Ilva), l'ex presidente della commissione ministeriale che rilasciò l'autorizzazione integrata ambientale all'Ilva, Dario Ticali e il deputato di Sel (ex assessore regionale) Nicola Fratoianni.
Nel corso dell'udienza sono state presentate altre decine di richieste di costituzione di parte civile da parte di famigliari di operai morti di tumore o di cittadini residenti nei quartieri a ridosso del siderurgico ma anche dall'Asl di Taranto, dal Fondo antidiossina, da rappresentanti di cooperative e di organizzazioni onlus, dal Comitato cittadini e lavoratori liberi e pensanti, dal Codacons e dall'Enpa (Ente nazionale protezione animale).

1 giugno 2016