Secondo la ricerca Censis-Rbm Assicurazione salute
11 milioni di persone non si curano per mancanza di soldi
Per lo più anziani e giovani
E Renzi e Lorenzin continuano a tagliare la sanità pubblica

Il rapporto del Censis-RBM, presentato a Roma al “Welfare Day” e arrivato a pochi giorni dalla denuncia Istat circa l'aumento della mortalità in Italia, contribuisce a delineare il quadro a tinte fosche della condizione di salute delle masse popolari italiane e della loro capacità di accesso alle cure mediche e ospedaliere.
Il Censis denuncia che sono ben 11 milioni gli italiani che negli ultimi due anni hanno dovuto rinunciare a curarsi. In sostanza, oltre il 18,3% degli italiani soffre questa difficoltà (da notare che nel conteggio non sono considerate le centinaia di migliaia di migranti sul territorio italiano. Il che significa che il problema è ben più ampio di quanto dicano i dati ufficiali). Non solo questo, i numeri ci dicono che aumenta ad un ritmo impressionante la quantità di persone impossibilitate ad accedere ai servizi medici e ospedalieri. Appena 4 anni fa erano 9 milioni, una cifra già esorbitante, gli italiani che avevano dovuto rinviare o rinunciare a prestazioni sanitarie per difficoltà economiche. Nell'era del nuovo duce registriamo il picco.
Tra l'altro, nella difficoltà generalizzata che riguarda le masse popolari per intero, l'impossibilità di accedere alle cure ha una pesante ricaduta generazionale. La difficoltà aumenta soprattutto tra gli anziani. Sono pensionati 2,4 milioni di coloro che non possono curarsi. Sono nella medesima condizione 2,2 milioni i nati tra gli anni ‘80 e il 2000, cioè coloro che adesso hanno un'età compresa tra i 16 e i 36 anni. Per gli anziani con pensioni minime il peso delle cure è praticamente insostenibile, così come per i giovani con un posto di lavoro precario o disoccupati.
La crisi, certo, è responsabile come dice la ministra della sanità del governo del nuovo duce, Beatrice Lorenzin, NCD. Ma la causa prima che induce le masse popolari a rinunciare alle cure è il collasso della sanità pubblica italiana, di cui è responsabile il governo Renzi. Problema che ha varie ricadute sulle masse popolari. In primo luogo i tagli alla Sanità pubblica hanno fatto lievitare di 84 euro a persona la spesa che ogni singolo paziente deve in media pagare di tasca propria. Dal 2013 al 2015 si è passati da 485 a 569 euro procapite.
Nello stesso arco di tempo è salita a quota 34,5 miliardi di euro la spesa sanitaria privata, con un incremento del 3,2%. Negli ultimi 12 mesi, sono stati ben 7,1 milioni gli italiani che hanno dovuto far ricorso all’intramoenia, cioè la libera professione all’interno degli ospedali. E il 72,6% delle persone hanno dovuto scegliere la sanità privata a causa delle liste d'attesa che nel servizio sanitario pubblico si allungano. Ancora una volta i responsabili sono Renzi e Lorenzin.
Sempre più italiani in difficoltà hanno dovuto scegliere il privato oltre che per accelerare i tempi anche perché il ticket del Servizio sanitario nazionale è aumentato fino a superare il costo della stessa prestazione in una struttura privata.
Beatrice Lorenzin difende a spada tratta le devastanti scelte imposte negli ultimi anni agli italiani e straparla di un aumento di 2 miliardi di euro del Fondo Sanitario per il 2017-18, arrivando a 113 miliardi di euro, senza dire però quanti di questi andranno ai privati a discapito del pubblico.
Il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, punta l’indice contro i tagli alla sanità: “I dati del Censis, che parlano di 11 milioni di italiani che non si curano rappresentano una quota impressionante, credo che siano la dimostrazione che aver progressivamente ridotto gli investimenti nel Servizio sanitario mette le persone in condizione di non curarsi: è la logica dei commissariamenti e dei tagli. Serve un grande investimento pubblico per cure e prevenzione”.
Non solo, l'affossamento della Sanità pubblica italiana, uno dei crimini peggiori commessi dal governo del nuovo duce Renzi contro le masse popolari italiane, dimostra che ci vuole lo sciopero generale ora. Non solo, servirebbe che la CGIL facesse il suo dovere di sindacato. L'indomita lotta delle masse lavoratrici francesi, guidate dai loro sindacati, molto più piccoli della CGIL dimostra che è possibile, giusto e vittorioso alzare il tiro contro i governi fascisti e affamatori delle masse, basta sciogliersi dall'abbraccio interclassista e capitolardo.

15 giugno 2016