I quotidiani neofascisti “Libero” e “Il Giornale” propagandano le posizioni dell'arcimbroglione falso comunista
Rizzo: “Non concedo agli immigrati i diritti borghesi. E i ladri che entrano in casa li faccio andar via in barella”
“Berlusconi era stato cacciato dall'Europa perché era andato per la sua strada. Appoggerei i paesi presi di mira dall'IS”

In occasione della presentazione delle liste elettorali del sedicente Partito Comunista a Torino, Roma e Napoli, i giornali neofascisti e berlusconiani “Libero” e “Il Giornale” hanno rilanciato un'intervista a Marco Rizzo del novembre scorso in cui danno ampio risalto alla sua candidatura a sindaco di Torino. Intervistato da Giancarlo Perna, vecchia firma berlusconiana di entrambi i quotidiani, in una nota galleria romana in cui esponeva i suoi “dipinti figurativi e quasi realistici” (“Marco è un valente pittore e uomo dai mille talenti”, lo incensa di passaggio il giornalista), Marco Rizzo si produce in una serie di spacconate tipiche del personaggio, che se lette senza sapere chi le ha sparate e dopo aver espunto ogni riferimento alle parole “comunismo” e “comunista” usate come specchietti per le allodole, si farebbe fatica a non attribuirle al caporione leghista Salvini.
Tanto per cominciare, ad esempio, c'è una bella slinguata di ringraziamento all'intervistatore e al suo giornale, che non fa mai male specie in campagna elettorale: “Se penso che tu di 'Libero' sei qui per intervistarmi e mai una volta che mi chiamino i Santoro e gli altri sinistri dei talk show. Con noi al potere quelli lì farebbero la fame”, attacca infatti Rizzo. A parte il fatto che le cose non stanno proprio così, visto che lui è di casa anche a Rai3, dove viene invitato spesso e volentieri ad “Agorà”, compresa la famigerata trasmissione del 7 novembre 2014 in cui fu invitato appositamente per denigrare il PMLI.
Ma ci sarà una ragione se questo imbroglione trotzkista è ospite fisso delle reti Mediaset ed è blandito tanto amichevolmente dalla stampa neofascista e berlusconiana? Non sarà, azzardiamo noi, perché ha tutto l'interesse a presentare questo rivoluzionario da salotto come “l'ultimo dei veri comunisti” per abbindolare i sinceri anticapitalisti, tenerli nel pantano dell'elettoralismo e del parlamentarismo e impedire che si uniscano ai veri marxisti-leninisti? Volete un esempio? Leggetevi come Perna descrive questo falso comunista da giornalino a fumetti (il cui “carapace comunista”, secondo le testuali parole di Rizzo, è fatto dalle letture di “Salgari, Tex Willer e un comizio di Pajetta sentito a 16 anni”): “Marco parla sicuro, dà indicazioni secche, si alza sulla sua bella altezza, moltiplicata da una dieta che lo rende più slanciato, e cammina a grandi passi agitando la testa calva alla Lenin. È l’effige stessa della Rivoluzione in marcia. Mi ricorda anche Jean Reno, per quel suo fondo buono”.
Non per nulla, proseguendo tra domande compiacenti e risposte ruffiane, tipo “io saprei dirigere uno Stato e se avessi il potere farei il comunismo anche con i non comunisti, come te”, a un certo punto il segretario del sedicente Partito Comunista paga il suo tributo di riconoscenza a Berlusconi, che tanto spazio e visibilità gli concede, rispondendo nel seguente modo alla domanda di Perna su “cosa significa comunismo nel 2015”: “Governare, opponendosi al pilota automatico inserito dalla Ue. Non siamo così cretini da credere che questa struttura di potere abbia cacciato Berlusconi per le sue allegre serate. Lo ha fatto perché è andato per la sua strada, accordandosi con Putin per il gas e con Gheddafi per il petrolio. Come fu travolto Craxi dopo Sigonella”. Risposta dalla quale traspare un chiaro intento riabilitativo, oltreché una malcelata simpatia, per il pregiudicato di Arcore. E, già che c'è, pure per Craxi, Putin e Gheddafi.
Il resto è tutta una serie di spot della più squallida demagogia elettoralistica, pericolosamente affine a quella della Lega neofascista, razzista e xenofoba di Salvini (non a caso Rizzo dichiara senza pudore che “mi interessano le alleanze politiche con i tassisti che votano Fratelli d’Italia, il piccolo commerciante che vota Lega, ecc.”). Come quando, parlando di sicurezza nelle città, alla domanda se sparerebbe a chi gli entra in casa, Rizzo, che si vanta di aver “tirato di boxe” da giovane, risponde che “per difendere i miei figli non ho bisogno di pistole. Bastano i miei pugni per farli uscire in barella. Il piagnisteo radical-chic non fa per me”.
E come quando, richiesto di dare il suo giudizio sull'immigrazione, se la prende contro i “milioni di africani e arabi” accusandoli di ridurre i diritti dei lavoratori accettando di “lavorare a metà prezzo”, spingendosi fino a dichiarare di “non dare agli immigrati i diritti borghesi - la moschea, la tradizione - ma i fondamentali comunisti: la parità sociale e i diritti sindacali. Vieto il velo e le moschee e ti do l’eguaglianza nel lavoro. Così, togli pure ossigeno allo jihadismo”.
E a proposito di quest'ultimo tema, tanto per chiudere in bellezza, alla domanda se appoggia i bombardamenti allo Stato islamico, Rizzo risponde: “Appoggerei militarmente i Paesi presi di mira dall’Isis e dall’imperialismo. Starei, perciò, con la Siria di Assad come sarei stato con la Libia di Gheddafi”. Con questo fior di posizioni c'è da meravigliarsi se “Libero” e “Il Giornale” coccolino questo arcimbroglione e falso comunista al punto da sponsorizzare la sua campagna elettorale?

15 giugno 2016