Neanche il M5S riesce a drenare la dilagante diserzione dalle urne
L'astensionismo vola a Napoli al 48,8% (+6,1%)
De Magistris votato solo dal 21,9% degli elettori. Tutti i partiti del regime neofascista si dissolvono

Redazione di Napoli
Presentiamo ai lettori l'analisi dei risultati del primo turno delle elezioni amministrative del 5 giugno per la città di Napoli. Allo stesso tempo invitiamo l'elettorato, anche per il ballottaggio del 19 giugno, a impugnare l'arma dell'astensionismo marxista-leninista per delegittimare le istituzioni borghesi e i candidati a sindaco e rilanciare la proposta di costruire le Assemblee popolari e i Comitati popolari.
Innanzitutto risulta veramente straordinaria l’affermazione dell’astensionismo elettorale in città con una diserzione dalle urne pari al 45,9% che sale al 48,8% se si aggiungono le schede nulle (15.396) e schede bianche (7.804). In totale ben 384.889 astensionisti con un aumento record di 6,1 punti percentuali (+37.568) rispetto a cinque anni fa: un dato ancora una volta omesso, amputato o mascherato dai mass media del regime neofascista. È chiaro che rispetto alle regionali campane del 2015 c’è una leggera flessione (-2,9%), ma si trattava di un risultato veramente eccezionale e mai accaduto. La scelta astensionista, impugnata da quasi metà dell'elettorato partenopeo, risulta ormai essere un inequivocabile voto di protesta contro l'operato del governo e delle istituzioni borghesi in camicia nera a tutti i livelli, responsabili delle disastrose condizioni di vita, di studio e di lavoro e delle spaventose condizioni in cui versano da decenni la città di Napoli, le sue periferie e il suo hinterland. Un’analisi della realtà concreta che fa a pugni con le dichiarazioni boriose del sindaco uscente De Magistris che ha parlato di clima estivo e ponte del 2 giugno per giustificare la fuga delle masse popolari dalle urne. Altro che menefreghismo o qualunquismo! Tutt'altro! Tutti i partiti e tutti i candidati alla poltrona di sindaco, chi più chi meno, ne escono delegittimati.
Cominciando proprio dall’ex pm che racimola solo il 21,9% sul corpo elettorale e non vince al primo turno, costretto al ballottaggio dal candidato della casa del fascio Gianni Lettieri che si ferma ad un risicato 12,3%, non superando nemmeno i 100 mila voti (96.961 preferenze).

 

Liquefatti PD, FI, UDC, IDV. Il fenomeno delle liste civiche
Nessuno dei partiti in lizza supera la soglia del 10% dei voti sul corpo elettorale, raggiungendo al massimo il 5,5% (come il PD) ma perdendo decine di migliaia di voti confluiti nell’astensionismo o nelle liste civiche. Liste civiche che meritano un discorso a parte. Sia De Magistris sia Valente e Lettieri hanno utilizzato a mani basse questo nuovo-vecchio cavallo della borghesia fondato totalmente sulla esposizione elevata delle figure dei tre candidati, puntando sul loro narcisismo, presenzialismo e megalomania. Una competizione “all’amerikana” che ha potuto contare su ingenti mezzi finanziari a sostegno delle relative campagne elettorali e di un vero e proprio esercito di candidati a consiglieri comunali e di municipalità agguerritissimi. I partiti tradizionali si sciolgono come neve al sole e quasi scompaiono territorialmente: il PD renziano, dilaniato internamente dallo scontro con la compagine bassoliniana che ora chiede la testa della Valente e di prendere il posto degli sconfitti, scende dall’8,4% al 5,5% (-2,9%); Forza Italia perde il primato a Napoli e sprofonda al 4,6% rispetto al 12,2% del 2011 (-7,6%); l’UDC di Alfano si dissolve e passa dal 4,3% del 2011 allo 0,5%; l’IDV, il partito originario di De Magistris, si comprime e da terza forza cittadina si colloca agli ultimi posti con uno striminzito 0,5% (pari a 4.248 voti).
 

Il M5S aumenta i voti ma non drena l'astensionismo
L’effetto pentastellato, che ha avuto una certa eco a livello nazionale, ha trovato un riscontro inverso a Napoli dove il movimento del candidato Brambilla non solo non è arrivato al ballottaggio, ma non ha drenato l’astensionismo. L’onda del M5S ha prodotto comunque un considerevole aumento dei voti (da 7.203 delle comunali del 2011 a 38.863 del 2016) ma ha deluso completamente le aspettative della sua base travolta dagli scontri interni sfociati addirittura nella contestazione di piazza e con ricorsi in sede giudiziaria, nella scelta inappropriata e molto criticata di Brambilla, non certo per il fatto che lo stesso sia di origini milanesi, come cianciano banalmente certi giornali locali, ma per il progressivo abbandono della compagine di Fico e Di Maio delle lotte per l’ambiente e dei Comitati territoriali, nella scelta fallimentare delle “comunarie” che ha messo per la prima volta in discussione l’incisione territoriale dei “meet up” a Napoli. Un disastro parziale nonostante i proclami del direttorio pentastellato.
 

La scomparsa dei partiti falsi comunisti e trotzkisti
Non hanno avuto il coraggio di esporre più la loro contenuta falce e martello scegliendo un simbolo rosso i falsi partiti comunisti del PRC, PdCI, Sel e SI raggruppati nella lista civica “Sinistra in Comune“ che raggiungono il 2,5% degli elettori (19.945 voti) ben lontani dalle performance degli anni Novanta dove il solo PRC supera il 10%. Una erosione lenta e inevitabile e nonostante i tentativi acrobatici di attirare l’elettorato di sinistra e comunista. Questa lista civica, di dubbia costruzione, non ha fregato gli astensionisti partenopei che non sono caduti nell’ennesima trappola trotzkista ormai forgiati negli anni dalle illusioni e false promesse propagandante dai loro capetti. Veramente pietoso il tentativo del volpone arcirevisionista Marco Rizzo con il suo “Partito Comunista” di fare polo di attrazione, tramite la candidatura operaia di Nunzia Amura. Staccato completamente dal territorio napoletano il falso partito comunista prende appena 1.082 voti (pari allo 0,1%): un tracollo bissato dai trotzkisti del Pcl di Ferrando che ottengono la miseria di 331 preferenze.
Questi raggruppamenti non rappresentano certo un’alternativa per gli elettori di sinistra che abbandonano il PD ma solo l’ennesima trappola per impantanarli nel sistema capitalistico e a rimorchio del regime neofascista. Pur consapevoli di non produrre il minimo danno al regime e al governo, continuano a seminare illusioni elettorali, parlamentari, governative, costituzionali e riformiste che di fatto sabotano la lotta di classe e rallentano la presa di coscienza anticapitalista, antistituzionale e rivoluzionaria del proletariato e delle masse popolari italiane.
Per quanto riguarda noi marxisti-leninisti, nonostante le poche forze e gli esigui mezzi e risorse economiche di cui disponiamo, tramite la Cellula “Vesuvio Rosso” di Napoli abbiamo fatto sentire la nostra voce al proletariato e alle masse popolari diffondendo un documento ad hoc che inneggiava all’astensionismo elettorale in alcuni quartieri popolari.
Il PMLI invita l'elettorato napoletano che vuole il socialismo a non cedere alle sirene democratico-borghesi, anche se ammantate di radicalismo e, come è scritto nel suddetto documento, di impugnare la micidiale arma dell'astensionismo marxista-leninista il 19 giugno in occasione del ballottaggio tra De Magistris e Lettieri, per delegittimarli definitivamente. Un astensionismo che, rimarchiamo, è inscindibilmente legato alla proposta di creare ovunque le istituzioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo costituite dalle Assemblee popolari e dai Comitati popolari. Per Napoli governata dal popolo e al servizio del popolo. Per l'Italia unita, rossa e socialista!

15 giugno 2016