Con la scusa di “far conoscere la più grande tragedia del Novecento”
“Il Giornale” propaganda il nazismo
Regalando il Mein Kampf di Hitler sulla “razza eletta” ariana che deve dominare il mondo. Aberrante complicità de “Il Fatto quotidiano”

“Studiare il male per evitare che ritorni, magari sotto nuove e mentite spoglie. Questo è il senso vero e unico di ciò che abbiamo fatto”: con questo puerile pretesto Alessandro Sallusti ha tentato di giustificare, nel suo editoriale che annunciava l'iniziativa, la decisione di distribuire gratuitamente il Mein Kampf (La mia battaglia ) di Adolf Hitler insieme al quotidiano Il Giornale che dirige per conto della famiglia Berlusconi.
Secondo le parole del direttore l'iniziativa sarebbe mossa solo dall'intento di far conoscere “la più grande tragedia – insieme al comunismo staliniano - del Novecento e tra le più orrende della storia intera del mondo”. Mentre al tempo stesso ha cercato di rassicurare per le loro “legittime e comprensibili preoccupazioni gli amici della comunità ebraica italiana, che ci ha sempre visto e sempre ci vedrà al suo fianco senza se e senza ma”. Ha cercato cioè di “nobilitare” la sporca operazione editoriale blandendo la comunità ebraica e rivendicando l'indefesso filosionismo pro-Israele della destra neofascista italiana; e già che c'era fregiandosi anche del suo viscerale anticomunismo, con l'equiparare provocatoriamente ancora una volta il comunismo al nazismo e il grande Stalin, il vero distruttore del Terzo Reich, al suo criminale Führer.
Ciononostante la comunità ebraica non l'ha presa bene lo stesso, come appare tra i commenti indignati riportati dallo stesso quotidiano milanese, come quello del presidente dell'Unione delle comunità ebraiche italiane, Renzo Gattegna, che ha parlato di “un fatto squallido, lontano anni luce da qualsiasi logica di studio e approfondimento della Shoa”, e ha bollato l'iniziativa de Il Giornale come “un'operazione indecente, e bisogna soprattutto che a dirlo sia chi è chiamato a vigilare e a intervenire sul comportamento deontologico dei giornalisti”. Reazione a cui si è accodato immediatamente Renzi, twittando “trovo squallido che un quotidiano italiano regali oggi il Mein Kampf di Hitler. Il mio abbraccio affettuoso alla comunità ebraica#maipiù”, sempre pronto com'è a sfruttare tutte le occasioni per farsi un selfie propagandistico, specie se l'occasione cade alla vigilia dei ballottaggi.
Di “azione becera e volgare” e di “gesto cinico e irresponsabile” ha parlato anche Guido Vitale, direttore di Pagine ebraiche . Mentre più prudente e ipocrita è stata la reazione dell'ambasciata israeliana, che memore del rapporto privilegiato dello Stato sionista coi governi di Berlusconi si è limitata ad esprimere la sua “sorpresa”. Così come si è limitata ad esprimere il suo semplice “disagio” l'editorialista de Il Giornale Fiamma Nirenstein, già candidata a ricoprire la carica di ambasciatrice di Israele in Italia su proposta di Netanyahu ma bocciata dalla comunità ebraica, che ha addirittura coperto l'operazione Mein Kampf sostenendo di essere contraria alla “censura preventiva” e che “è meglio lanciare queste iniziative alla luce del sole per impallinarle nella lotta delle idee”.

Il vero obiettivo dell'operazione Mein Kampf
Tuttavia la sacrosanta indignazione per l'offesa alle vittime della Shoah non colpisce il centro della sporca operazione de Il Giornale . E non solo e non tanto perché è stato lo stesso Sallusti a negare recisamente che questo ne sia stato, almeno volontariamente, l'obiettivo, profondendosi per dimostrarlo in ripetute e plateali attestazioni di fedeltà ad Israele. Ma per la drammatica situazione politica e sociale attuale in cui questa operazione si inserisce e che ne fornisce anche la chiave di lettura.
Il Mein Kampf , il libello anticomunista e razzista che preparò l'ascesa al potere di Hitler, l'instaurazione della criminale dittatura del Terzo Reich, la seconda guerra mondiale e la Shoah, teorizzava infatti la purezza e la superiorità della “razza germanica”, da preservare e affermare attraverso l'eliminazione o l'asservimento delle “razze inferiori”, a cominciare dalla popolazione ebraica (ma non solo, si pensi al popolo Rom e ai popoli slavi), e per mezzo dell'espansione armata della Germania verso Est, e in particolare contro la Russia sovietica in base al principio della conquista dello “spazio vitale”.
È evidente che non può essere casuale, né una mera iniziativa speculativa la riproposizione di questo aberrante testo adesso, da parte de Il Giornale che non è nuovo a simili operazioni editoriali già fatte con Mussolini e il fascismo, nel pieno di un'ondata di razzismo e di xenofobia e di proliferazione di partiti neonazisti che percorre tutta l'Europa contro masse di migranti che premono alle sue porte. È invece un'operazione di carattere politico e fatta a bella posta per solleticare le pulsioni xenofobe e razziste presenti anche nel nostro Paese e spingere l'opinione pubblica, e in particolare le giovani generazioni, quelle più ignare della storia del '900, contro i migranti e a sostegno della destra neofascista e leghista. Equivale a proporre sotto sotto il Mein Kampf e le idee di Hitler come un modello da riscoprire e adottare in contrapposizione alle ondate migratorie dei disperati in fuga dalle guerre e dalla miseria che devastano il Medio Oriente e l'Africa.

Inqualificabile complicità de Il Fatto Quotidiano
Nelle polemiche che sono succedute all'iniziativa del quotidiano berlusconiano quasi nessuno ha puntato il dito su questo aspetto centrale, ma si è preferito discutere del falso problema della contraddizione tra censura e libertà di stampa, come se il problema sia di forma e non di sostanza. Soltanto l'Anpi, e in particolare alcune sezioni della Toscana come ad esempio quella di Vinci e quella provinciale di Grosseto, hanno denunciato nettamente e correttamente l'operazione de Il Giornale per i suoi obiettivi eversivi, neonazisti, razzisti e xenofobi e inconcepibili in un Paese che ripudia il fascismo e il nazismo.
È stupefacente invece, per non dire aberrante, il comportamento de Il Fatto Quotidiano del 15 giugno, che è arrivato a pubblicare un articolo del suo editorialista Massimo Fini, in cui invoca addirittura l'articolo 21 della Costituzione sulla libertà di opinione per giustificare l'operazione Mein Kampf , spingendosi fino ad elogiare l'incallito anticomunista ed editorialista de Il Giornale , Piero Ostellino, perché difendendo la pubblicazione del libello nazista avrebbe difeso “un principio che non ammette compromesso alcuno”.
E che questa non sia solo una “scivolata” del quotidiano di Travaglio e Padellaro è dimostrato anche dalla pubblicazione, in aggiunta al pezzo di Fini, di una intera pagina che parla delle lettere inviate a Mussolini, quasi a dimostrare un presunto consenso popolare al duce del fascismo. Del resto non è da oggi che Il Fatto tiene una posizione ambigua sugli immigrati, così come il M5S e Grillo che sono notoriamente tra i suoi referenti, strizzando l'occhio anche alla destra e alle sue posizioni demagogiche razziste e xenofobe.
 
 
 

22 giugno 2016