Banche e Assicurazioni ci guadagnano
No a 20 anni di rate per il pensionamento anticipato
Abolire la legge Fornero

Dopo il primo approccio avvenuto a maggio tra il ministro Poletti e i sindacati inizia a delinearsi la proposta del governo per andare in pensione “in anticipo”. Il virgolettato è d'obbligo perché anche in questo caso l'uso delle parole è del tutto improprio e ingannevole, un aspetto su cui il nuovo duce Renzi non ha niente da invidiare al suo maestro Berlusconi. Come si può definire anticipata la pensione di una persona che ha oltrepassato i 60 anni e ha versato contributi per oltre 40? Addirittura si mettono all'indice questi lavoratori: “se vogliono andare in pensione prima, devono pagare una penalità”, è questo il messaggio che si vuole far passare.
La controriforma Fornero impedisce a chi aveva già i requisiti di andare in pensione, ma se ci vuoi andare devi pagare un mutuo ventennale alle banche per avere lo stesso assegno pensionistico che prima ti spettava di diritto. Questa in sostanza la proposta del governo, veramente paradossale, offensiva e ridicola, quasi comica se non stessimo parlando di questioni serie e del sostentamento di milioni di lavoratori, pensionati e delle loro famiglie.
Prima di esaminare l'ultima proposta governativa occorre ricordare che la “riforma” della Fornero, ministro nel 2012 del governo Monti sostenuto da PD, PdL (ora Forza Italia) e quasi tutti i partiti del parlamento, non alzò solamente l'età pensionabile (pensione di vecchiaia) a 67 anni e ulteriormente posticipata in base all'aspettativa media di vita. L'altro aspetto principale fu l'abolizione della pensione di anzianità, intesa come il raggiungimento di una soglia di anni di contribuzioni che fino al 1995 era di 35 anni e al momento della controriforma era di 41.
Al suo posto fu istituita la pensione anticipata, definizione appunto impropria, concessa a chi aveva raggiunto i contributi obbligatori, nel frattempo diventati 43 anni, ma non i 67 di età, ma solo al costo di pesanti decurtazioni sull'assegno pensionistico. Questo ha accentuato il blocco delle assunzioni dei giovani e provocato il fenomeno degli esodati, ovvero di chi era andato in pensione anticipata magari d'accordo con l'azienda, oppure licenziato alla soglia della pensione e con le nuove regole è rimasto contemporaneamente senza stipendio e senza pensione. Sostanzialmente il governo Monti non fu ostacolato nella sua politica di tagli e di macelleria sociale tanto che la legge Fornero fu “contrastata” dai sindacati con tre ore di sciopero. Un po' poco per una controriforma che incide sulla vita dei lavoratori in maniera devastante.
Solo adesso, con colpevole ritardo, si cerca quantomeno di ridiscutere una legge che ha portato a delle conseguenze insostenibili. Come confermano le “buste arancio” e le simulazioni dell'Inps, i nati negli anni '50, '60 e in parte anche '70 assunti sotto i 20 anni (e sono migliaia), se vogliono evitare penalizzazioni alle loro già misere pensioni, dovranno lavorare fino a 70 anni stando sul posto di lavoro e allo sfruttamento capitalistico per 50 anni.
Ed ecco spuntare l'idea per permettere ai nati dal 1951 al 1955, i più prossimi alla pensione, l'uscita dal lavoro: l'Ape, ovvero l'anticipo pensionistico. Un meccanismo, diciamolo subito, che porterà vantaggi solo alle banche e alle assicurazioni. Si tratta in buona sostanza di un mutuo che permette al lavoratore di andare in pensione 3 anni prima rispetto alla legge Fornero senza che questa venga minimamente toccata. Passando attraverso l'Inps, le banche “presteranno” (anche qui virgolette d'obbligo perché si tratta di soldi che il neo pensionato ha già versato) i soldi per pagare questi 3 anni di pensione, poi l'ex lavoratore li dovrà restituire in 20 anni con gli interessi, si parla del 3,5%.
Quali sarebbero i vantaggi per i lavoratori e i pensionati? Nessuno, sono invece le banche a riceverne benefici. In un momento di crisi del mercato immobiliare, con molte aziende che rischiano il fallimento e i lavoratori il posto di lavoro è poco conveniente prestare soldi, a parte le eccezioni per gli amici politici e industriali. Questo “mutuo sulla pensione” si presenta come un vero affare, senza rischi perché possono facilmente rivalersi sull'assegno da erogare. Questo è un affare anche per le assicurazioni perché Il rischio che il pensionato non sopravviva abbastanza a lungo per rimborsare tutto il debito contratto comporterà la stipula di una assicurazione: e così oltre al capitale, con gli interessi, per rimborsare il prestito ci sarà da pagare anche un premio assicurativo contro il rischio della premorienza.
Inaccettabili le prime dichiarazioni di Cgil, Cisl e Uil che parlavano di “novità positive” di un'operazione a costo zero per il governo, di guadagni per banche e assicurazioni e di una vera e propria rapina a danno dei lavoratori che va rigettata senza se e senza ma. Solo nei giorni successivi i leader sindacali hanno cercato di fare marcia indietro tanto che la Camusso ha precisato: “Vedo troppo entusiasmo sulla proposta del ritiro anticipato dal lavoro con il meccanismo ventennale dalle banche”. Probabilmente si riferiva al governo perché i lavoratori sono tutt'altro che entusiasti.
La legge Fornero è stata realizzata per far risparmiare in dieci anni 100 miliardi di euro in spesa sociale sulla pelle di lavoratori, pensionati e masse popolari, perciò va affossata nella sua totalità. In ogni caso le proposte del governo sono lontanissime dalla pur debole piattaforma di Cgil, Cisl e Uil che elemosina modifiche sostanziali alla Fornero, con la possibilità per tutti di andare in pensione con 62 anni di età o 41 di contributi, e senza penalizzazioni. Ottenere questo risultato sarebbe il minimo, altrimenti è inutile e controproducente continuare la trattativa con il governo.
 

22 giugno 2016