Lo certifica la Fondazione Di Vittorio della Cgil
I lavoratori immigrati guadagnano il 27% in meno degli italiani
E coprono il 63% dei lavori più umili e faticosi

Sono i risultati di uno studio della Fondazione Di Vittorio della Cgil: gli immigrati, e qui parliamo di coloro tra questi che hanno un regolare contratto e dunque di una minima parte di essi, producono l'8,6% del PIL italiano, ma il loro salario è in media il 27% inferiore a quello dei lavoratori italiani (-24,2% per gli uomini e -27,6% per le donne). Tradotte le percentuali in moneta, un lavoratore immigrato dipendente a tempo pieno guadagna in media 362 euro netti al mese in meno di un italiano: -350 euro gli uomini e -385 euro le donne. A ciò va aggiunto il fatto che i lavoratori stranieri sono più di quelli italiani segregati in mansioni poco qualificate: pulizie, servizi domestici, facchinaggio, bracciantato agricolo. Queste mansioni coprono quasi due terzi dell’occupazione straniera (63%) a fronte di poco più di un quinto di quella italiana (21%).
Tra l'altro “Dal punto di vista della “segregazione occupazionale” - osserva Sally Kane, responsabile del Dipartimento politiche immigrazione della Cgil - gli immigrati fanno anche i lavori più pericolosi, basti vedere i dati degli infortuni sul lavoro”.
Con la crisi poi sono loro i primi a essere espulsi dal mercato del lavoro, mentre, dove l’occupazione è stata mantenuta, come nel bracciantato agricolo, è aumentato il lavoro nero o il ricorso a forme “contrattuali” superprecarie, come i voucher. Ciò ha dato luogo ad un incremento della distanza retributiva tra immigrati e lavoratori autoctoni.
Anche per quanto riguarda il tasso di disoccupazione la discrepana è notevole. Quello dei migranti nel 2015 è stato più alto di quasi cinque punti rispetto alla forza lavoro autoctona (16,2% contro 11,4%). Il tasso di sofferenza occupazionale, altro indicatore che comprende disoccupati, cassintegrati e scoraggiati disponibili a lavorare, riguardante gli immigrati, è stato nel 2015 pari al 15%, contro il 3,2% degli autoctoni. In totale in questa categoria rientrano ben 604 mila persone arrivate sul territorio italiano e che hanno difficoltà a trovare un lavoro o a mantenerlo.
La condizione dei lavoratori immigrati in Italia altro non è che il risultato della legge di stampo nazista Bossi-Fini che obbliga i migranti alla disperazione e alla miseria materiale e sociale. Ma anche degli attacchi ai diritti sindacali delle masse proletarie e popolari, condannate dal governo del nuovo duce Renzi ad una condizione lavorativa ottocentesca. Per questo, passaggi imprescindibili per migliorare la condizione lavorativa delle masse italiane e migranti sono l'abrogazione della Bossi-Fini e del Jobs Act.
 
 
 

29 giugno 2016