Ballottaggio
Un elettore su due si astiene. Sala diventa sindaco col minimo storico dei consensi

Redazione di Milano
Al 2° turno delle elezioni comunali a Milano del 19 giugno l’astensionismo vola al 49,18% confermando il suo record storico anche all’elezione plebiscitaria del sindaco.
Escludendo i 73 voti contestati e non ancora assegnati, gli astenuti (elettori che hanno disertato le urne e che hanno annullato o lasciato in bianco la scheda) ammontano a 495.095, ben 162.226 in più rispetto al ballottaggio delle comunali di 5 anni fa.
Giuseppe Sala, candidato dal PD e sponsorizzato dalla maggioranza della borghesia meneghina e nazionale, si è aggiudicato la carica di sindaco col 51,70% dei voti validi ottenendo 264.481 preferenze, equivalenti ad appena il 26,27% dell’elettorato ossia poco più di 1/4 degli aventi diritto (mentre Pisapia, spargendo a piene mani illusioni “arancioni” poi disattese durante i suoi cinque anni di giunta, ottenne il 36,7%, ossia più di 1/3 dell’elettorato, superando l’astensionismo che si attestò al 33,4%); Sala risulta quindi essere il sindaco di Milano con il più basso consenso elettorale nella storia della seconda repubblica!
Nonostante l’apparentamento ufficiale del partito Radicale del pannelliano Marco Cappato (che al 1° turno ha attirato circa 10 mila voti) e l’appoggio “personale” dell’ex presidente del Consiglio comunale, candidato a sindaco al 1° turno dai falsi partiti comunisti PRC e PCdI, Basilio Rizzo (che ha ottenuto quasi 20 mila consensi), nonostante oltre un milione di euro a sostegno della sua campagna elettorale proveniente dalla maggioranza della grande borghesia, Giuseppe Sala la spunta per soli 17.429 voti sul candidato sindaco del “centro-destra” di Berlusconi e Salvini, Stefano Parisi (che ottiene 247.052 voti ossia il 24,54% dell’elettorato e il 48,3% dei voti validi).
Decisivi i voti del M5S – il cui direttorio non ha dato indicazione di disertare le urne contro i due candidati della “casta” lasciando “libertà di coscienza” al suo elettorato - che presumibilmente in base a certe analisi si sono spartiti in circa 20 mila per Parisi, circa 10 mila per Sala e altri circa 20 mila confluiti nell’astensionismo.
I marxisti-leninisti milanesi hanno coerentemente propagandato con forza l’astensionismo anche per il secondo turno motivandolo contro il capitalismo, i suoi governi, istituzioni e partiti, per il socialismo, proponendo la creazione delle Assemblee popolari e dei Comitati popolari basati sulla democrazia diretta come mezzo più efficace per combattere i governi e le amministrazini locali borghesi e per difendere gli interessi delle masse lavoratrici e popolari.
Il vero cambiamento certo non passa né dal trasversale Movimento 5 Stelle né dalla fraudolenta illusione della “rivoluzione arancione” del sindaco uscente Giuliano Pisapia e dei falsi partiti comunisti del PRC e del PCdI, tantomeno da esponenti più o meno “nuovi” proposti dal PD di Renzi come il manager di EXPO Giuseppe Sala. Costui non così “nuovo” se si pensa che tra il 2009 e il 2010 fu direttore generale del Comune di Milano sotto la giunta della destra del regime neofascista guidata dalla berlusconiana Letizia Moratti. Quasi metà dell’elettorato milanese ha già dimostrato oggettivamente di capirlo scegliendo l'astensionismo come uno spontaneo voto di rifiuto di questi imbrogli.
Occorre ora che maturi, fra le elettrici e gli elettori di sinistra, la coscienza dell'astensionismo tattico usato anche come un voto propositivo di consenso al PMLI e al socialismo, perché esprimendo questo voto l’elettorato di sinistra potrà impegnarsi attivamente nella lotta per la conquista del potere politico da parte del proletariato, al fine di rovesciare il capitalismo e la dittatura della borghesia che lo sorregge (che oggi sta completando la sua metamorfosi piduista e neofascista), e quindi realizzare l’obbiettivo strategico e storico dell’Italia unita, rossa e socialista!

29 giugno 2016