Intervenendo alla Camera sulla Brexit
Di Battista conferma che il M5S è per la UE
E si rimangiano anche il referendum sull'euro e sulla UE

Lo sconquasso politico provocato dal risultato del referendum del 23 giugno sull'uscita della Gran Bretagna dalla UE, con la vittoria netta della cosiddetta Brexit, ha costretto il Movimento 5 Stelle ad uscire dall'ambiguità in cui si era finora opportunisticamente mantenuto riguardo alla richiesta di tenere un'analoga consultazione popolare anche in Italia.
Intervenendo alla Camera il 27 giugno, in risposta all'intervento di Renzi che riferiva al parlamento la posizione che stava per andare ad esporre al vertice straordinario con Merkel e Hollande, Alessandro Di Battista, uno dei cinque membri del Direttorio e tra i leader più in vista del M5S, confermava una volta per tutte che il movimento di Grillo non ha nessunissima intenzione di uscire dalla UE, ma al massimo di volerla “cambiare dall'interno” per riportarla allo spirito dei suoi “padri costituenti”, che in fin dei conti è la stessa posizione sbandierata demagogicamente da Renzi.
“Altra cosa: noi in Europa, basta con questa storia euroscettici”, ha gridato infatti a un certo punto Di battista al premier dopo aver contestato duramente gli attacchi del PD, tra cui quelli del renziano sindaco di Bergamo Giorgio Gori e dell'ex presidente Napolitano, a quanti hanno votato sì al referendum sulla Brexit: “Noi non siamo neanche euroscettici – ha insistito l'esponente dei 5 Stelle – siete voi che avete distrutto l'Europa, io ci voglio stare in questa Europa, siete voi che l'avete tradita, io voglio un referendum sull'euro, sì! Perché credo, è la mia opinione, che l'euro non sia una moneta ma un sistema di governo attraverso il quale delle banche centrali stanno controllando le politiche fiscali, valutarie e monetarie dei Paesi togliendoci un'arma importantissima economica. Ma in questa Europa noi ci ritroviamo, non ci ritroviamo in voi! Siete voi che l'avete tradita! Nello spirito dei padri fondatori europei noi ci ritroviamo, siete voi che poi vi siete convertiti sulla via della JP Morgan e della BCE. Come noi ci ritroviamo nello spirito dei padri costituenti, siete voi che vi siete convertiti sulla via di Verdini, presidente Renzi”!
E a conclusione del suo intervento ha rimarcato con ancor più foga lo stesso concetto: “Basta con questa storia che noi siamo gli euroscettici, siete voi che avete tradito lo spirito europeo, siamo noi che lo possiamo ricostruire, ma non c'entra nulla la moneta unica con l'Europa. Noi possiamo continuare a stare in questa Europa dando una sovranità monetaria”. Quindi, secondo Di Battista, la linea ufficiale del M5S sarebbe la seguente: sì alla permanenza dell'Italia nella UE imperialista, si al referendum, ma solo per uscire dall'euro.
L'autorevole precisazione arriva dopo tutta una serie di dichiarazioni e prese di posizione caotiche e contraddittorie di esponenti del M5S, perché fino a qualche mese fa sembrava scontato che la linea prevalente, ricavata anche dalle dichiarazioni di Grillo, fosse quella di un referendum per l'uscita dalla UE anche in Italia. Linea confermata sul portale Internet di Grillo, quando il 20 maggio scorso, ad un mese dal referendum inglese, compare un post intestato al M5S Europa per “capire meglio” la Brexit in 10 punti, dove all'ultimo quesito, “per il movimento 5 Stelle l'Italia dovrebbe uscire dalla UE?”, si rispondeva così: “In Italia non si tiene un referendum dal 1989, e i cittadini dovrebbero esprimere la propria opinione senza dover subire decisioni calate dall'alto”. Cioè si rispondeva sostanzialmente di sì.
Ma dopo un intervento dei parlamentari europei del movimento sulla Casaleggio associati, la risposta veniva immediatamente corretta nel suo opposto, cioè così: “Il Movimento 5 Stelle è in Europa e non ha nessuna intenzione di abbandonarla. Se non fossimo interessati all'Unione europea non ci saremmo mai candidati; qui, invece, abbiamo eletto la seconda delegazione italiana. L'Italia è uno dei Paesi fondatori dell'UE, ma ci sono molte cose di questa Europa che non funzionano, l'unico modo per cambiare questa 'Unione' è il costante impegno istituzionale, per questo il M5S si sta battendo per trasformale l'UE dall'interno”.
Ciononostante, sull'onda della clamorosa vittoria del sì al referendum inglese alcuni esponenti del movimento si erano sbilanciati a cavalcare il risultato accarezzando un analogo scenario anche per l'Italia, come ad esempio il deputato Toninelli (“I britannici hanno scelto la Brexit, ha vinto la democrazia e perso l'Europa delle banche, il vento di cambiamento è sempre più forte”), e il senatore Morra, che a Il Fatto Quotidiano aveva dichiarato: “Non c'è da stupirsi se si vota per uscire da quest'Europa. Anche gli italiani, se informati, voterebbero per il Leave”.
Da qui la decisa sterzata filo UE impressa da Di Battista, per raddrizzare la barca del M5S che aveva preso a sbandare pericolosamente, e per fugare ogni accusa di voler imitare l'alleato Farage chiedendo il referendum anti-UE anche in Italia. Quanto poi al referendum sull'uscita dall'euro, anche su questo il movimento di Grillo continua a fare il furbo e giocare su più tavoli. Parlando dal palco del “festival dei due mondi” di Spoleto, il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio, a tale proposito ha specificato infatti: “Se non si riuscissero a risolvere alcuni nodi proporremmo un referendum consultivo non vincolante sull'euro, non sulla permanenza nella UE”.
Quindi non solo niente referendum sull'uscita dalla UE, ma in realtà neanche dall'euro, visto che stringi stringi tutta l'opposizione del M5S all'UE imperialista e i suoi proclami di voler dare la parola al popolo si riducono a proporre un ridicolo referendum “consultivo e non vincolante sull'euro”, ossia di nessun valore. Non c'è male per un movimento che era nato sbandierando una guerra totale all'Europa delle banche, della grande finanza e delle multinazionali.
 
 
 

6 luglio 2016