Decisione del vertice di Varsavia
La Nato, inclusa l'Italia, resta in Afghanistan. Al primo posto la lotta all'IS
Saranno dispiegati 10mila soldati nei paesi dell'Europa orientale e aumenteranno le spese nei paesi membri. Per combattere l'IS sarà dato un aiuto alla formazione dell'esercito iracheno e dispiegati aerei-spia in Iraq e Siria. Rafforzata la cooperazione tra l'Alleanza e l'Ue. Pieno sostegno all'Ucraina.
Manifestazioni di protesta contro l'aumento delle spese militari

 
Il vertice Nato dell'8 e 9 luglio a Varsavia in Polonia ha deciso di mantenere la sua presenza militare in Afghanistan perché il regime fantoccio del premier Ghani non riesce a garantire ai protettori imperialisti il controllo del paese, con l'esercito governativo più volte incapace di rispondere agli attacchi della resistenza all'occupazione condotta dalle forze talebane che resta forte in tanti distretti. I raid dell'aviazione americana sono ancora determinanti per contenere la resistenza tanto che il presidente Usa Barack Obama ha recentemente autorizzato il comandante delle forze americane in Afghanistan, il generale John Nicolson, a decidere di far intervenire anche marines a sostegno dell'esercito di Kabul. La necessità di restare con forze numericamente importanti in Afghanistan è stata spiegata da Obama anche con la necessità di impedire lo sviluppo nel paese di forze legate a al Qaeda e soprattutto allo Stato islamico (IS) ora che è messo sotto pressione con l'offensiva delle coalizioni imperialiste, quella a guida Usa e quella a guida della Russia, in Siria e Iraq.
Il teatro mediorientale resta quello più caldo, quello dove è in corso una guerra imperialista seppur non con la partecipazione diretta della Nato quanto dei suoi principali paesi aderenti e con un sempre maggiore impegno di Italia e Germania. L'alleanza militare imperialista è comunque parimenti impegnata sul fronte dell'Europa dell'Est dove dall'Ucraina ai paesi baltici tiene sotto pressione l'imperialismo russo, una pressione che il nuovo zar del Cremlino Vladimir Putin ha cercato di allentare aprendo il fronte siriano. La Nato risponde col pieno sostegno all'Ucraina del governo fascista di Kiev e col dispiegamento di 10mila soldati nei paesi dell'Europa orientale. Intanto a Varsavia ha salutato il Montenegro "che abbiamo invitato a diventare il 29 esimo membro della nostra alleanza", come cita in apertura il comunicato finale del vertice.
Il vertice atlantico si può dire che era iniziato il 6 luglio con la dichiarazione di Obama sull'Afghanistan. Il presidente americano ricordava che "più di 14 anni fa, dopo che al Qaida ha attaccato la nostra nazione l'11 settembre, gli Stati Uniti sono andati in guerra in Afghanistan contro questi terroristi e i talebani che li ospitavano", per dire che lui si trova in linea con il predecessore guerrafondaio Bush, una missione che non è ancora finita e che continuerà con la presenza sul terreno di circa 8.400 soldati, senza contare le decine di migliaia di agenti dei servizi e dei mercenari, almeno fino alla fine dell'anno. Dovevano essere ridotti a 5.500, ricordava Obama, ma nel paese "al Qaeda sta cercando di riorganizzarsi mentre l'IS continua a cercare di espandere la propria presenza. Se questi terroristi riescono a recuperare aree e costruire campi di addestramento tenteranno altri attacchi contro di noi. Non possiamo permettere che ciò accada". L'occupazione militare imperialista del paese deve quindi continuare, col contributo determinante degli Usa e con quello altrettanto importante e accresciuto dei suoi alleati, Italia e Germania in testa. Adesso, affermava Obama vado al vertice della Nato a Varsavia e sono sicuro che "sarà l'occasione per alleati e partner per rafforzare i loro contributi e sono certo che lo faranno, perché tutti noi abbiamo un interesse vitale nella sicurezza e la stabilità dell'Afghanistan". Così è stato.
Il 9 luglio il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, poteva annunciare che "abbiamo deciso di proseguire la missione in Afghanistan oltre il 2016" e sottolineare che le nazioni guida sull'impegno in Afghanistan sono Germania, Italia e Turchia. "Ci viene chiesto di continuare il lavoro in Afghanistan e il governo condivide questo impegno perché lo ritiene strategico" rispondeva a bomba Matteo Renzi che precisava come "tutte le procedure saranno portate all'attenzione del Parlamento (bontà sua!!, ndr), sia in termini economici che di invio e spedizioni di truppe. La richiesta è mantenere l'impegno attuale, leggermente aumentato in questi mesi dopo il disimpegno della Spagna". L'aumento sarebbe di 150 soldati dislocati sul fronte orientale.
"C'è un arco di insicurezza e instabilità lungo la periferia della Nato e oltre. L'Alleanza deve affrontare una serie di sfide alla sicurezza e le minacce che hanno origine sia da est e da sud; da Stati e da formazioni militari, da terroristi, o da azioni aggressive della Russia, comprese le attività militari provocatorie nella periferia del territorio della Nato", recita il punto 5 del comunicato che sottolinea in particolare che "la nostra sicurezza è anche profondamente influenzata dalla situazione della sicurezza in Medio Oriente e Nord Africa, che si è deteriorata in modo significativo in tutta la regione. Il terrorismo, in particolare per quanto perpetrata dal cosiddetto Stato Islamico dell'Iraq e il Levante (ISIL) / Da'esh, è salito a un livello senza precedenti di intensità, raggiunge in tutto il territorio alleato, ed ora rappresenta una minaccia immediata e diretta le nostre nazioni e la comunità internazionale. L'instabilità in Africa, Medio Oriente e Nord contribuisce anche alla crisi di rifugiati e migranti". Con un vergognoso ribaltamento delle responsabilità di guerre e crisi umanitarie che sono state generate dai paesi imperialisti.
La guerra allo Stato islamico resta ai primi posti dei compiti della Nato. L'IS "rappresenta una grave minaccia per la regione Medio Oriente e Nord Africa e alle nostre nazioni. In risposta, tutti gli alleati della Nato e molti partner stanno contribuendo alla coalizione globale per contrastarlo", afferma il comunicato finale che sottolinea la necessità di sostenere il governo fantoccio di Baghdad e un nuovo governo senza il dittatore Assad, coperto dalla Russia, in Siria. Per combattere l'IS la Nato decideva di dare un aiuto alla formazione dell'esercito iracheno e di dispiegare altri aerei-spia in Iraq e Siria; la guerra sul campo la fanno formalmente i singoli paesi membri.
Il secondo "nemico" in ordine di importanza della Nato è la Russia di Putin che il vertice accusava di condurre "azioni destabilizzanti" fra le quali "l'annessione illegale e illegittima della Crimea; la violazione dei confini sovrani con la forza, la destabilizzazione deliberata dell'Ucraina orientale; le provocatorie attività militari in prossimità delle frontiere dei paesi Nato nelle regioni del Baltico, del Mar Nero e del Mediterraneo orientale; la ripetuta violazione dello spazio aereo Nato e infine l'intervento militare a sostegno al regime in Siria". Al Cremlino potrebbero stilare la stessa lista con accuse equivalenti ma alla Nato tanto serve per attaccare Mosca sull'Ucraina e affermare che "la Russia, in quanto firmatario degli accordi di Minsk, porta significative responsabilità al riguardo. Nonostante il suo impegno dichiarato agli accordi Minsk, la Russia continua la sua destabilizzazione deliberata dell'Ucraina orientale, in violazione del diritto internazionale. La Russia continua a fornire armi, attrezzature e personale, così come l'assistenza finanziaria e altri gruppi militanti, e di intervenire militarmente nel conflitto". Con ciò giustificava l'ingiustificabile, ossia l'aiuto militare al governo fascista di Kiev.
La sera del 9 luglio il segretario Nato Stoltenberg incontrava il presidente ucraino Petro Poroshenko che affermava che "l’Alleanza ci ha presentato un’offerta unica che va ben oltre le nostre aspettative per una collaborazione a medio termine tra il mio paese e la Nato", in attesa di poter inglobare anche Kiev nell'alleanza militare imperialista.
I leader della Nato decidevano inoltre di dispiegare per la prima volta reparti militari nei Paesi Baltici e nella Polonia orientale e di aumentare i pattugliamenti aerei e navali, una misura richiesta dai governi fascisti di quei paesi. Del nuovo contingente di circa 10 mila soldati, almeno mille saranno quelli Usa in Polonia, la Germania guiderà il battaglione in Lituania, la Gran Bretagna sarà responsabile per la difesa dell'Estonia e il Canada per la Lettonia. Anche la Francia ha promesso un contributo di truppe.
Le nuove attività peseranno sui bilanci dei paesi membri che si sono impegnati a aumentare le proprie spese militari.
Contro l'aumento sistematico delle spese militari e contro la costruzione di un’unità militare del sistema di difesa missilistica Aegis, a Redzikowo in Polonia, sfilava il 9 luglio il corteo dai pacifisti riuniti a Varsavia per il controvertice organizzato dal network internazionale "No War".

13 luglio 2016