Relazione di Denis Branzanti alla 12ª Riunione dei marxisti-leninisti dell'Emilia-Romagna
Occupiamo lo spazio lasciato vuoto dalla sinistra borghese. Puntiamo tutto sul radicamento locale del Partito
Oggi la priorità delle priorità è la battaglia per il No alla controriforma del senato

Care compagne e cari compagni,
benvenuti alla 12ª Riunione dei militanti e dei simpatizzanti dell’Emilia-Romagna del PMLI, che per la seconda volta si svolge a Castelvetro di Modena, nello stesso Circolo Arci dove già in precedenza si è tenuto questo importante incontro regionale. Mi unisco al compagno Federico nell’esprimere solidarietà ai gestori con l’augurio che possano essere presto superati gli attuali problemi economici.
È molto importante che sul territorio vi siano spazi come questo, aperti e fruibili dalle masse, al di fuori della logica puramente commerciale intrinseca nel sistema capitalistico.
Ringrazio il compagno Federico per la preziosa introduzione e tutti i compagni di Modena e provincia che si sono resi disponibili a ospitare questa iniziativa nonostante gli impegni su vari fronti e in particolare in questo momento contro la controriforma costituzionale varata dal nuovo Mussolini Renzi.
Un sentito ringraziamento lo rivolgo anche a tutti i compagni presenti, provenienti dalle province di Modena, Parma, Forlì-Cesena, Rimini e Ravenna. Un saluto ai compagni assenti per vari motivi, di Ferrara e di Gabicce Mare. Un saluto affettuoso lo rivolgiamo al compagno Giuseppe Mazzola, storico primo militante dell’Emilia-Romagna che ha sostenuto la bandiera del PMLI sino a che l’età e le forze glielo hanno consentito.
Esprimo solidarietà militante ai compagni che negli ultimi tempi hanno perso il lavoro, che hanno problemi di salute o familiari, e che continuano a dare il loro contributo al lavoro di Partito con determinazione in base alla loro attuale situazione e possibilità.
Per ultima, ma non certo per importanza, ringrazio la Commissione per il lavoro di organizzazione del CC del PMLI per gli auguri di buon lavoro che ci ha inviato.
 

Bilancio del lavoro svolto
Care compagne e cari compagni,
il PMLI.Emilia-Romagna organizza ogni anno questo incontro per fare un bilancio del lavoro svolto nelle province dove sono presenti militanti e simpatizzanti del Partito, per progettare il lavoro a breve medio termine e stringere sempre di più i rapporti tra i compagni.
Sono questi 3 aspetti del nostro lavoro assolutamente da non sottovalutare.
Fare un bilancio critico e autocritico della propria attività, sia a livello individuale che collettivo è indispensabile per valutare correttamente il lavoro svolto, mettendone in luce sia gli aspetti positivi che quelli negativi al fine di migliorarla e fare passi in avanti nel radicamento e nello sviluppo del PMLI nelle nostre città. La critica e l’autocritica sono un po’ come farsi la doccia, occorre farla di continuo e senza paura di “strofinare” troppo, non abbiamo che da guadagnarci, e il Partito con noi, se facciamo pulizia delle sporco borghese che inevitabilmente ci si attacca addosso.
Programmare il lavoro politico è necessario per pianificare l’attività concentrandosi sulle priorità e senza disperdere le forze finalizzandole al meglio negli ambiti in cui operiamo e in base agli obiettivi che ci poniamo.
Non dobbiamo mai pensare che “basta fare qualcosa”, noi dobbiamo fare quello che serve e al momento opportuno, altrimenti rischieremmo anche di fare sì tanto ma poco di veramente utile.
Far sì che vi sia maggior armonia possibile all’interno del Partito, e tra militanti e simpatizzanti, è anch’esso importante in quanto la causa per la quale ci battiamo, l’abbattimento del capitalismo e la conquista del socialismo prima e del comunismo poi, è la causa più bella e più giusta che si possa abbracciare ma richiede impegno e sacrifici. Farlo in un contesto dove non vi siano rapporti tesi aiuta sicuramente ad affrontare meglio anche le difficoltà che incontriamo. I compagni devono avere un rapporto aperto, onesto, e solidale tra di loro, e in ogni caso occorre che ognuno metta da parte le sue riserve e dissapori, se ne ha, nell’interesse della causa comune che ci unisce che è e che deve essere più forte di tutto il resto.
La nostra disamina del lavoro svolto in questo arco di tempo che ci separa dalla precedente Riunione regionale svoltasi il 26 luglio dello scorso anno a Torre Pedrera di Rimini, non può che partire dalla “fine”, cioè dalle elezioni che si sono svolte il 5 giugno scorso anche in molti comuni dell’Emilia-Romagna.
In particolare nei 3 capoluoghi, Bologna, Ravenna e Rimini, l’affluenza al primo turno è stata più bassa della media nazionale del 61,93%, in calo del 5,5% rispetto alle precedenti elezioni.
A Bologna ha votato solo il 60,07% (di questi poi il 2,80% ha lasciato la scheda in bianco o l’ha annullata) contro il 71,55% delle precedenti comunali. Al ballottaggio l’ha spuntata il ricandidato sindaco Virginio Merola del PD contro la candidata della Lega Nord Lucia Borgonzoni che il caporione fascioleghista Salvini aveva appoggiato anche con ripetute e provocatorie visite elettorali che gli antifascisti bolognesi, e in particolare i collettivi universitari hanno puntualmente, giustamente e coraggiosamente contestato con forza nonostante la violenta repressione delle “forze dell’ordine”.
A loro va il nostro ringraziamento per aver dato il “benvenuto” che meritava al nuovo ducetto della Lega.
A Rimini l’affluenza è scesa dal 68,30% al 58,67% (il 3% sono state le bianche e le nulle sui voti validi). Rieletto il sindaco Andrea Gnassi del PD, uno dei pochi a livello nazionale al primo turno ma a fronte di un crollo dei votanti, al quale ha dato il proprio qualificato contributo anche la Cellula “Stalin” di Rimini del PMLI.
Crollo che si è registrato anche a Ravenna dove si è recato al voto solo il 61,28% (il 3% le bianche e le nulle sui validi) contro il 71,98% delle elezioni precedenti, e dove al ballottaggio è stato eletto il PD Michele de Pascale che ha superato il candidato del “centro-destra” Massimiliano Alberghini col quale si era fatto fotografare sorridente al mercato di Ravenna in una giornata che vedeva all’opera poco distante anche l’Organizzazione locale del PMLI per la campagna astensionista.
Si registra quindi in generale una parziale tenuta di poltrone del “centro-sinistra”, che però continua a perdere comuni che prima amministrava e soprattutto continua a perdere migliaia e migliaia di voti riducendo il divario con il cosiddetto “centro-destra” oramai a trazione fascioleghista, che da parte sua però non guadagna voti in quanto è l’astensionismo, ancora una volta, il vero vincitore queste elezioni.
Di fatto, se si prendono in considerazione tutti gli elettori che avevano diritto al voto, e non solo i voti validi, i neosindaci nella stragrande maggioranza sono stati eletti da circa un terzo dell'elettorato, o anche meno, il che li delegittima e li sfiducia in partenza. Essi governano chiaramente, oggi ancora più di ieri, non per le masse lavoratrici e popolari, delle quali non hanno il consenso, ma per la borghesia, gli interessi privati locali, le “piccole” lobby economiche che si contendono e spartiscono ovunque i territori e le risorse ai propri fini.
In ogni caso, chiunque abbia prevalso, “centro-sinistra”, “centro-destra”, o Movimento 5 Stelle, la musica è e rimarrà sempre quella del capitalismo. Sicuramente tra le forze in campo è il M5S che conquistando città importanti come Roma e Torino ne ha tratto maggior vantaggio ridestando illusioni destinate comunque a lasciare spazio all’inganno, perché alla prova dei fatti se non si mette in discussione il capitalismo, il suo sistema economico, sociale, istituzionale, statale e militare, la sua politica interna, le sue alleanze politiche e militari internazionali, a cominciare dalla Ue e dalla Nato, non è possibile produrre alcun cambiamento sostanziale nelle condizioni di vita e di lavoro della classe operaia, delle masse popolari, giovanili e femminili italiane.
A tentare di drenare l’astensionismo ci si sono messi anche stavolta i vari partiti e liste sedicenti ma in realtà falsi comunisti che pur consapevoli di non produrre il minimo danno al regime e al governo, continuano a presentarsi alle elezioni e a seminare così illusioni elettorali, parlamentari, governative, costituzionali e riformiste che di fatto sabotano la lotta di classe e rallentano la presa di coscienza anticapitalista, antistituzionale e rivoluzionaria del proletariato e delle masse popolari italiane.
Da parte sua invece il PMLI ha partecipato alla campagna elettorale pur con forze ridottissime nelle città dove era presente, e quindi Rimini e Ravenna, ma facendo sentire la propria voce anche sulle elezioni a Bologna, propagandando l’astensionismo elettorale per delegittimare, indebolire, disgregare anche attraverso l'astensionismo cosciente, anticapitalista, antifascista, antirazzista, antiomofobo le istituzioni rappresentative borghesi. Pur coscienti che l'astensionismo elettorale non basta, occorre infatti combatterle ogni giorno unendosi in un organismo politico di massa. Per questo il PMLI ha proposto e continua a proporre all'elettorato di sinistra, anche a chi non è astensionista ma vuole il socialismo, di creare in tutte le città e in tutti i quartieri le istituzioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo, ossia le Assemblee popolari e i Comitati popolari basati sulla democrazia diretta.
L’ulteriore aumento dell’astensionismo, che in Regione si può dire abbia definitivamente spiccato “il volo”, dimostra come in generale le masse non ripongano fiducia nelle istituzioni locali come in quelle nazionali e quindi vi sia di fatto un terreno più fertile rispetto al passato per propagandare la proposta politica del PMLI.
 

La campagna per il No al referendum
In particolare ne può essere avvantaggiato il nostro lavoro di radicamento perché possiamo e dobbiamo occupare lo spazio lasciato vuoto dalla “sinistra” borghese e dai falsi comunisti, anche se non è impresa semplice per via delle limitate forze e conoscenze di cui disponiamo e anche di una certa diffidenza delle masse verso i partiti politici, più che giustificata quella verso i partiti borghesi che però si sono messi “al riparo” e per tempo con una sistematica campagna mediatica anticomunista che ha deideologizzato e depotenziato le masse.
Questo però non deve farci demordere dal ricercare sempre e comunque il contatto con le masse, perché come dice Mao “In ogni cosa, noi comunisti dobbiamo saperci integrare con le masse. Se i membri del nostro Partito passano tutta la loro vita seduti fra quattro mura e non escono mai ad affrontare il mondo e sfidare la tempesta, di quale utilità saranno per il popolo cinese? Di nessuna utilità, e noi non abbiamo bisogno di gente simile come membri del Partito. Noi comunisti dobbiamo affrontare il mondo e sfidare la tempesta, il grande mondo e la violenta tempesta delle lotte di massa” (Mao, “Organizziamoci!” Opere scelte, vol. III, pag. 160, 29 novembre 1943).
Facendo un bilancio del lavoro politico svolto sinora possiamo essere soddisfatti di quanto è stato fatto a livello regionale, certamente siamo ancora molto indietro ma la direzione è quella giusta, nonostante che ogni tanto prendiamo qualche “buca”, e su questa occorre continuare mantenendo più dritta e regolare la nostra Lunga marcia politica e organizzativa.
In particolare è l’Organizzazione di Modena, ben diretta dal compagno Antonio, ad aver compiuto i maggiori passi in avanti grazie a un lavoro metodico e sistematico tra le masse locali. I numerosi e qualificati banchini allestiti a Modena rappresentano bene il lavoro fatto in tal senso, sia per costanza di presenza, che le masse apprezzano particolarmente e che ad esempio ci differenzia dai partiti borghesi che si presentano solo quando si tratta di raccattare voti per conquistare le dorate poltrone, sia per i temi di volta in volta trattati, dalle campagne avviate dal Partito a quelle lanciate dai Comitati come quello contro il Ttip, per l’acqua bene comune, e ora in particolare, per contrastare la controriforma costituzionale.
Il lavoro in tali comitati, cioè il lavoro di massa, non è che un aspetto del lavoro di radicamento e l’Organizzazione di Modena, incoraggiata dalle istanze superiori, ha dimostrato di averlo compreso e di agire di conseguenza.
Nei prossimi mesi sarà la campagna per il referendum sulla controriforma del Senato che dovrà vederci in prima linea e tra le masse, sia per il rilievo storico del tema, sia per l’immagine antifascista e antirenziana del Partito, sia per la possibilità che abbiamo di chiarire le idee alle masse sul tema e elevare la loro coscienza e combattività politica. Dobbiamo quindi dare fondo a tutte le nostre energie per diffondere il volantino ad hoc del PMLI e per partecipare ai lavori dei Comitati per il No promossi dalla “sinistra” borghese. In occasione di iniziative pubbliche da essi promosse dobbiamo fare di tutto per diffondere il volantino del Partito. A tal fine occorre quindi concentrarsi sul lavoro riguardante questo referendum, non disperdendo le forze ad esempio per la contemporanea raccolta di firme per altri referendum, anche perché per noi i referendum non sono il fine, ma un mezzo, e dobbiamo saperli utilizzare come sprone alla lotta di classe, che non potrà mai essere sostituita dai referendum, peraltro per lo più disattesi dalle istituzioni borghesi quando i risultati non vanno nella direzione da esse auspicata.
In tal senso l’Organizzazione di Modena deve imparare a dosare e gestire meglio le proprie forze, a concentrarsi sulle questioni principali e sul territorio di riferimento e a fare una corretta valutazione delle forze in campo e delle alleanze da fare.
Le altre Organizzazioni della Regione, pur disponendo di forze minori, non sono certo esentate da questo lavoro, anzi anche per questo, non potendo fare molto come Partito, è necessario prendano contatto con i Comitati locali e collaborare nelle iniziative da loro organizzate, non facendo comunque mancare la voce del PMLI in questa importantissima battaglia con banchini, diffusioni, interventi e comunicati stampa.
Com'è scritto nel Documento del Comitato centrale del PMLI “Il referendum di ottobre sulla controriforma piduista e fascista Renzi-Boschi della Costituzione è una battaglia di importanza storica per tutti gli antifascisti, i democratici e i progressisti. Esso rappresenta un punto di svolta cruciale, perché sono in ballo l'affossamento definitivo della Costituzione del 1948 e delle residue libertà democratico-borghesi e la difesa dei diritti e delle conquiste dei lavoratori e delle masse popolari”.
Una controriforma che è legata da un filo nero a livello internazionale alla grande finanza massonica mondiale, a cominciare dalla Trilateral, e a livello interno alla P2 e al “piano di rinascita democratica” e allo “schema R” di Gelli.
A questa santa alleanza golpista occorre contrapporre un fronte unito di tutte le forze antifasciste, democratiche e progressiste per infliggerle una dura sconfitta e far vincere il No. Il PMLI partecipa con convinzione al fronte unito per il No, ma sulla base delle proprie motivazioni, non appiattendosi cioè sulla difesa della Costituzione del '48 perché essa è già stata cancellata di fatto dal regime neofascista, e soprattutto perché, pur essendo una costituzione influenzata dalla Resistenza e dall'antifascismo, è comunque una costituzione borghese e anticomunista che sancisce la proprietà privata e il capitalismo e recepisce il Concordato con il Vaticano.
Nei Comitati per il No al referendum ritroveremo anche l’Anpi della quale i marxisti-leninisti fanno parte non solo per ricordare doverosamente la Resistenza e i partigiani, ma anche per contrastare il revisionismo storico e la cancellazione delle conquiste democratico-borghesi ottenute con la guerra di Liberazione, oltre che il proliferare di organizzazioni fasciste nelle nostre città.
Il lavoro nell’Anpi è da valutare positivamente, anche se qualche importante occasione, come la celebrazione del suo 16° Congresso, poteva forse essere sfruttata meglio.
Nei congressi locali dove abbiamo partecipato, cioè a quelli di Mandriole a Ravenna e a quelli di Bertinoro e Forlì-Cesena non abbiamo solo presenziato ma anche preso la parola, e in particolare in quest’ultimo è stato tenuto un intervento particolarmente apprezzato e applaudito a più riprese dal centinaio di delegate e delegati presenti, dove è stato denunciato come la nascita e la diffusione dell'IS siano le conseguenze delle guerre imperialiste che da 25 anni vengono scatenate in Medio Oriente, a partire dalla prima guerra del Golfo e sia quindi in realtà la barbarie dell’imperialismo a generare barbarie, e come l’appoggio dell’Anpi al progetto di un museo del fascismo nella ex Casa del fascio di Predappio, voluto dal sindaco PD Frassineti costituisca, tra l’altro, “un insulto alla memoria di tutti i partigiani comunisti, che costituirono la parte più risoluta e combattiva della Resistenza”.
Questa posizione dell’Anpi ci conferma quanto gli organismi di massa siano attraversati da contraddizioni, e che al loro interno vi siano correnti e posizioni che variano, anche di molto, da territorio a territorio, in base al contesto e ai rapporti di forze nei quali nascono e si sviluppano.
Anche per tali condizioni, in riferimento in particolare ai comitati di lotta, dobbiamo sempre valutare di volta in volta, caso per caso, con chi e come collaborare. Discorso diverso invece per le grandi organizzazioni di massa come appunto l’Anpi o la Cgil dove il Partito ha una specifica linea nazionale, e fa poche eccezioni.
 

Il nostro impegno sul fronte sindacale
Per quanto riguarda il lavoro nel sindacato, le esperienze sulle quali possiamo basarci sono al momento molto ridotte e anche per questo dobbiamo riuscire a sfruttarle al meglio. Vanno quindi approfondite alla luce della linea del Partito le cause che hanno portato a fare dei passi indietro all’interno del sindacato.
Certo negli ultimi tempi lo spazio di azione all’interno della Cgil si è indubbiamente ridotto. Il grave atteggiamento tenuto dalla Camusso e da Landini verso chi si oppone al loro progetto di sindacato cogestionario e istituzionale e chiede invece un sindacato più combattivo e conflittuale, che rappresenti i reali interessi dei lavoratori, a cominciare dai precari, pensionati, disoccupati, e rifiuti di andare a braccetto con industriali, banchieri e i loro governi viene combattuto e messo ai margini. Questo ha portato, tra l’altro, al “licenziamento” del portavoce del Sindacato è un'altra cosa Sergio Bellavita e ai provvedimenti disciplinari verso alcuni delegati della Fiom che hanno poi abbandonato la Cgil, così come prima di loro aveva fatto il portavoce della “Rete 28 aprile” Giorgio Cremaschi.
Noi però non crediamo che questa sia la risposta più giusta, la gravità della situazione e degli attacchi della segreteria, avrebbero richiesto piuttosto un “serrate le fila”, una reazione compatta dell'area che invece rischia di sfaldarsi. Oggettivamente, anche se in buona fede, questa scelta non fa altro che lasciare campo libero alla Camusso e Landini favorendo il loro gioco.
Il nostro giudizio sulla Cgil è chiaro, ma in essa ancora oggi si ritrova la maggioranza della classe operaia italiana, è una grande organizzazione di massa. Sarebbe sbagliato aggiungere altre sigle sindacali autoisolandoci e dividendo ulteriormente il fronte dei lavoratori. Riteniamo invece ancora utile lavorare in questo sindacato non per cambiarlo, cosa che peraltro giudichiamo impossibile, bensì per lavorare per costruire dal basso un grande sindacato delle lavoratrici e dei lavoratori, delle pensionate e dei pensionati, fondato sulla democrazia diretta e sul potere sindacale e contrattuale delle Assemblee generali dei lavoratori. Ciò comporta il superamento del modello del sindacato degli iscritti, il sindacato associativo promosso da correnti sindacali partitiche; comporta, quando le condizioni saranno mature e la maggioranza degli operai e dei lavoratori lo chiederanno, lo scioglimento delle attuali confederazioni Cisl e Uil e Cgil e dei non confederali.
Solo in questo modo sarà possibile realizzare l'unità sindacale di tutti i lavoratori e pensionati privati e pubblici, sarà possibile dare vita a un'organizzazione sindacale di tutti i lavoratori libera dalla soffocante e mastodontica burocrazia sindacale e dai vincoli e dalle compatibilità dettate dai capitalisti e dal governo, con al centro la difesa degli interessi dei lavoratori e delle masse popolari.
Un punto debole che accomuna l’azione politica di tutte le Organizzazioni del Partito della Regione e che rappresenta un freno allo sviluppo del Partito è l’insufficiente conoscenza delle realtà locali e la mancata denuncia e critica delle giunte comunali e provinciali. È quindi necessario soffermarci nuovamente su questo tema.
 

Radicarsi e scendere in piazza
Nel lavoro locale, ce lo diciamo sempre, dobbiamo puntare tutto sul radicamento, che è la questione principale che dobbiamo risolvere, la priorità delle priorità.
Il radicamento passa essenzialmente dalla nostra presenza attiva, combattiva e propositiva negli ambienti di lavoro, di studio e di vita. Occorre stringere un legame forte e solido con le masse delle nostre città, quartiere, provincia, regione e luogo di lavoro e di studio, conoscendo e occupandoci dei loro problemi immediati, dal lavoro all’istruzione, dalla sanità all’ambiente, alla riqualificazione delle periferie e così via, appoggiando le loro rivendicazioni, proponendo parole d’ordine e metodi di lotta atti a risolverli, bombardando senza soluzione di continuità le giunte comunali e regionali mettendo a nudo le loro malefatte, entrando nei movimenti di lotta, facendo tesoro del Programma d’azione del Partito, legando sempre il generale al particolare, concentrandosi soprattutto nel movimento operaio e sindacale e in quello studentesco.
In sostanza il lavoro di radicamento è il lavoro di massa, che va fatto sulla base della parola d'ordine “Studiare, concentrarsi sulle priorità, radicarsi; radicarsi, concentrarsi sulle priorità, studiare”.
Occorre formulare delle proposte e pianificare l’attività da svolgere, apertamente o meno come Partito in base alla tattica migliore nelle singole circostanze, riguardo alle tematiche emerse e nella situazione concreta locale, applicando la linea di massa, come ha correttamente fatto l’Organizzazione di Modena con delle riunione specifiche migliorando di conseguenza il proprio lavoro.
Dobbiamo scendere in piazza ogni qualvolta se ne presenti l’occasione perché la piazza è il nostro ambiente naturale di lotta e di propaganda, assieme a quelle delle fabbriche, dei campi, delle scuole e delle università. Frequentiamola quindi il più possibile per diffondere i messaggi del Partito, raccogliere le rivendicazioni, le idee, le proposte e le informazioni delle masse e per stringerci sempre più a esse. Tenendo però presente che, per regola generale, la vita interna di Partito va messa avanti a tutto, riunioni periodiche, studio collettivo, elaborazione di programmi e attività in particolare finalizzati al radicamento, lavoro giornalistico, rapporti col Centro, devono avere la priorità salvo eccezione, rispetto alle attività esterne del Partito. Per questo si chiede anche una maggiore puntualità nel redigere i rapporti mensili, che da qualche tempo vengono trascurati.
Come abbiamo detto la fase della conoscenza è fondamentale e ci possono essere di grande utilità le inchieste da condurre sul territorio. L’Organizzazione di Modena ne ha da tempo in cantiere la realizzazione, dopo il referendum di ottobre si potrebbe finalmente darle il via utilizzando questo tempo anche per prepararle al meglio, tenendo in considerazione che di tratta della prima inchiesta di questo tipo in Regione e come tale andrà poi valutata.
Modena è il luogo adatto per fare questa esperienza perché presenta un terreno politico particolarmente fertile, come hanno confermato ancora una volta le reazioni positive riscontrate direttamente dai nostri compagni durante le manifestazioni di piazza, i banchini, le collaborazioni e la partecipazione ai comitati.
Ma positiva è ovunque l’accoglienza verso il nostro Partito quando si presenta tra le masse, in particolare ma non solo in occasione delle celebrazioni del 25 Aprile e del 1° Maggio alle quali coerentemente il PMLI non manca mai di portare il proprio contributo politico venendo spesso riconosciuto come l’unico partito che ancora tiene alte le bandiere dell’antifascismo e della lotta per l’emancipazione dei lavoratori.
Questo dimostra che, nonostante la deideologizzazione e la decomunistizzazione portate avanti sistematicamente e congiuntamente tanto dai revisionisti borghesi e reazionari quanto dai revisionisti falsi comunisti, le masse ci vedono come un qualcosa al di fuori del sistema capitalistico fatto di sfruttamento, oppressione, arrivismo, corruzione e sono disponibili ad ascoltare la nostra proposta politica.
Assai utile potrebbe essere l’apertura della prima sede del PMLI a Modena; costituirebbe un importante passo in avanti a livello organizzativo, andando ad affincarsi a quelle già presenti da tempo a Forlì e a Rimini. Questo è un obiettivo che da qualche tempo ci si è dati e sarebbe interessante sapere a quale punto siamo.
La prima sede del Partito a Modena, particolarmente funzionale all’intensa attività dell’Organizzazione locale, potrebbe anche essere la prima storica base rossa della Cellula modenese della quale il Partito auspica da tempo la fondazione essendovene tutti i presupposti politici e organizzativi. Voglio quindi spronare ancora una volta in particolare chi condivide lo Statuto e il Programma del Partito e a maggior ragione se già collabora attivamente con un’istanza locale a rompere gli indugi e a prendere il suo posto di combattimento all’interno del Partito per servire ancora meglio la causa del socialismo. Rispettiamo, apprezziamo e accettiamo volentieri il contributo dei simpatizzanti e degli amici del Partito, ma è indubbio che è solo da militanti che si può partecipare anche alla vita interna del Partito e quindi dare un contributo politico e organizzativo maggiore alla costruzione del PMLI.
Dal punto di vista della stampa del materiale le Organizzazioni sono sostanzialmente autosufficienti, ognuna riesce a stampare da sola o con l’aiuto delle Organizzazioni più vicine sia i manifesti che i volantini necessari nonché le copie de “Il Bolscevico” utili sia per le diffusioni che per lo studio personale, e questo è certamente un buon risultato.
 

Le celebrazioni dei Grandi Maestri
Nell’analizzare il lavoro politico svolto in Regione non possiamo certamente tralasciare le celebrazioni dei Grandi Maestri del proletariato internazionale, e in particolare quella che si tiene annualmente a Cavriago in occasione dell’Anniversario della scomparsa di Lenin ogni volta segna un ulteriore passo in avanti. Quella dello scorso 24 gennaio è stata infatti la prima ad essere organizzata congiuntamente dal PMLI e dal PCd’I.
Il colpo d’occhio offerto dalla piazza era d’impatto. Infatti non solo le bandiere del PMLI, sorrette dalle decine di militanti e simpatizzanti giunti dall’Emilia-Romagna, dalle Marche, dalla Lombardia e dal Piemonte, e quelle del PCd’I ma anche quelle del PRC e dell’Anpi si stringevano attorno a Lenin per ricordarne la vita e l’opera attualizzandola alla battaglie di oggi di nome del socialismo, dell’antifascismo e dell’antimperialismo, grazie anche ai discorsi ufficiali tenuti dal Responsabile del PMLI per l’Emilia-Romagna sul tema “Applichiamo gli insegnamenti di Lenin sui membri del Partito” e dal Segretario provinciale del PCd’I di Reggio Emilia Alessandro Fontanesi, il quale si è coraggiosamente speso a favore di questa collaborazione che ha avuto un indubbio successo sia politico che organizzativo, oltre che mediatico, nonostante che vari elementi revisionisti abbiano provato a dividere il neo costituito fronte unito per commemorare Lenin a Cavriago.
Ma il PMLI ha onorato anche Marx, come fa già da diversi anni, lo scorso 13 marzo a Riccione davanti al suo busto presente nel giardino della locale biblioteca comunale, nel 133° della scomparsa, con un discorso dal titolo “Ispiriamoci agli insegnamenti di Marx per denunciare, smascherare e combattere il capitalismo”.
In questa occasione per la prima volta vi è stato un controllo delle “forze dell’ordine”, segno evidente che anche questa iniziativa sta pian piano prendendo piede e comincia a dare fastidio. Per il futuro sarà quindi necessario prendere le dovute “misure” organizzative come già avviene per Cavriago.
Infine, anche Stalin è stato ricordato in occasione del 136° della sua nascita con una riunione congiunta tra le Cellule e Organizzazioni di Forlì, Rimini, Ravenna e Gabicce Mare svoltasi nella sede della Cellula “Stalin” di Forlì lo scorso 20 dicembre.
Si terrà invece presso la Sala verde del Palazzo dei Congressi di Firenze, la commemorazione di Mao in occasione del 40° anniversario della scomparsa in programma domenica 11 settembre. Dopo che a parlare nel 2015 è stato il compagno Federico Picerni a nome del CC del PMLI, che ringraziamo ancora per l’importante discorso sul tema “Mao e l’istruzione nel socialismo” che dovrà essere necessariamente ripreso tra le mani per sapersi orientare correttamente alla luce della linea del Partito nella battaglia studentesca che ripartirà alla riapertura delle scuole, quest’anno sarà il compagno Giovanni Scuderi, Segretario generale del PMLI, a tenere il discorso ufficiale sul tema “Da Marx a Mao”, dopo la proiezione del video sulla vita di Mao realizzato dal PMLI.
Una commemorazione particolarmente importante, dato l'oratore, il tema e la ricorrenza del 40° della scomparsa, alla quale va data la massima propaganda diffondendo il volantino ad hoc, soprattutto tra i lavoratori, gli studenti e i giovani.
Rinnovo l’appello lanciato a tutti i militanti a sottoscrivere per la commemorazione di Mao, visti gli alti costi sostenuti dal Partito in questa occasione, appello ovviamente rivolto anche ai simpatizzanti e agli amici.
Per il PMLI è particolarmente importante ricordare i cinque Grandi Maestri del proletariato internazionale Marx, Engels, Lenin, Stalin e Mao, non per un qualche rituale nostalgico ma perché questo ci sprona a studiarne l’opera e l’azione applicandole alla nostra situazione specifica e perché con queste iniziative diamo modo di riscoprire, o scoprire per la prima volta per chi già non li conosce chi ha dato dei contributi enormi, determinanti, alla fondazione e allo sviluppo del socialismo scientifico e alla sua applicazione pratica fino alla conquista dei 2 terzi dell’intero pianeta.
Il fatto che oggi non vi sia un solo paese socialista al mondo non toglie nulla a quanto hanno fatto e detto i nostri Maestri, anzi proprio da essi dobbiamo trarre linfa vitale, rossa, per riuscire nuovamente e con ancora più forza a strappare al capitalismo e all’imperialismo pezzo dopo pezzo di questo mondo che stanno conducendo alla rovina e al decadimento, di cui mantengono le redini solo grazie all’oppressione, fisica e ideologica delle masse e di chiunque osi ribellarsi al sistema di massimo sfruttamento di ogni persona e risorsa.
Un mondo fatto di povertà e guerre, conteso e spartito dai grandi monopoli, quando basta loro “limitandosi” a trattati internazionali come il Ttip che espandono il mercato capitalista calpestando i diritti dei popoli e quando “serve” ricorrendo a bombe e invasioni per sottomettere popoli e governi riottosi.
 

Combattere il governo Renzi
Oggi in Italia è il governo del nuovo duce Renzi a sostenere questo marcio mondo capitalista in ossequio ai dettami dell’Unione europea imperialista, Ue che è sempre più osteggiata dai popoli come dimostra anche il referendum che ne ha decretato l’uscita della Gran Bretagna nonostante la campagna mediatica dai toni apocalittici nel caso si realizzasse la “Brexit” e l’accusa di razzismo riversato su tutti coloro che l’hanno sostenuta. Accusa sostenuta ipocritamente proprio da chi perseguita e sfrutta in ogni modo i migranti, erige muri e sponsorizza missioni navali per impedirne l’arrivo o addirittura la partenza dai paesi d’origine, che è la vera causa della continua strage di migranti che ogni anno si consuma in mare.
Con protervia fascista il governo Renzi persegue l'obiettivo di estendere a tutti il precariato e di rendere i lavoratori completamente succubi e alla mercé dei capitalisti nostrani, con la progressiva precarizzazione dei contratti di lavoro, la perdita drastica del potere d'acquisto, le controriforme liberiste in materia di previdenza e sanità, le privatizzazioni dei servizi pubblici e sociali le condizioni di vita e di lavoro degli operai e delle masse lavoratrici hanno subìto un pesantissimo arretramento.
A livello costituzionale intende completare la seconda repubblica capitalista, neofascista e presidenzialista secondo il progetto della P2 in particolare con la legge elettorale fascista “Italicum” e la soppressione del bicameralismo.
In politica estera si è messo sotto i piedi l'articolo 11 della Costituzione aumentando le spese militari e le truppe italiane in Afghanistan e Iraq, e scalpita per guidare un intervento militare neocolonialista in Libia, trascinando il nostro Paese in una guerra allo Stato islamico che serve solo gli interessi dell'imperialismo italiano e espone il nostro popolo a sciagurate rappresaglie.
Le confederazioni sindacali hanno dimostrato di non essere in grado e di non volersi opporre a questi attacchi e di tutelare gli interessi dei lavoratori.
Dopo la Cisl e la Uil anche la Cgil si è messa, certamente da tempo, sulla strada dell’istituzionalizzazione e burocratizzazione dei sindacati, anche con la proposta della Carta dei diritti universali del lavoro che, ben lungi dall'essere un nuovo Statuto dei Lavoratori che estende le tutele come viene presentata, si adegua invece e prende atto della precarizzazione dei contratti e delle nuove relazioni industriali di tipo mussoliniano rilanciando la vera e propria truffa della cogestione.
Da parte nostra siamo pienamente coscienti che la classe operaia nel capitalismo avrà sempre un ruolo subalterno alla borghesia, il nocciolo del problema è quindi quello di andare alla radice, cioè di lottare non solo contro le conseguenze causate dal capitalismo: la guerra, il fascismo, il razzismo, l'islamofobia, l'omofobia, lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, le disuguaglianze sociali, territoriali e di sesso, le ingiustizie sociali, la miseria, la disoccupazione e il dominio della borghesia, ma di lottare per abbattere il capitalismo stesso e conquistare il socialismo e il potere politico da parte del proletariato, che è la madre di tutte le questioni. La storia del movimento operaio nazionale e internazionale ha dimostrato che il socialismo non si realizza conquistando la maggioranza nel parlamento borghese attraverso una croce sulla scheda elettorale, ma attraverso la rivoluzione socialista.
Come insegna Lenin, "Soltanto la rivoluzione proletaria socialista può trarre l'umanità dal vicolo cieco in cui l'hanno condotta l'imperialismo e le guerre imperialistiche. Quali che siano le difficoltà della rivoluzione e le sue eventuali sconfitte temporanee, quali che siano le ondate della controrivoluzione, la vittoria del proletariato è immancabile".
Proprio le esperienze dell'Urss di Lenin e Stalin e della Cina di Mao ci dimostrano che il capitalismo si può spazzare via e che si può instaurare il socialismo, ma per farlo occorre che la classe operaia abbandoni il riformismo, il parlamentarismo, il collaborazionismo e il pacifismo.
Sin dalla sua fondazione il PMLI lavora per ridare al proletariato la sua coscienza di classe, cioè la consapevolezza che il suo compito è quello di conquistare il potere politico e che solo il socialismo è l'unica alternativa al capitalismo.
Non sarà facile data la profonda deideologizzazione e decomunistizzazione delle masse, il forte indebolimento dello spirito, della combattività e della coscienza del proletariato, e l’educazione e la formazione delle nuove generazioni secondo i canoni della cultura e della morale borghesi.
Ma siamo certi che alla fine gli sfruttati, gli oppressi e i progressisti lo comprenderanno, dai fatti, dallo sviluppo delle contraddizioni, dai conflitti di classe e dalla nostra azione.
Dobbiamo quindi mettercela tutta, perseverando con forza e con tenacia nel radicamento nei nostri ambienti di lavoro, di studio e di vita, praticando la linea del fronte unito, migliorando la qualità dei quadri e dei militanti del PMLI, puntando più alla qualità e che alla quantità nel lavoro politico di Partito, studiando di più, meglio e in modo mirato, individualmente e collettivamente, in particolare il documento referendario del CC del Partito, l’editoriale del compagno Giovanni Scuderi per il 39° compleanno del PMLI, nonché per colmare delle proprie lacune approfittando anche del periodo estivo, per poi passare al discorso di Scuderi alla prossima commemorazione di Mao che certamente non mancherà di darci preziose indicazioni politiche e organizzative.
Care compagne e cari compagni,
il lavoro da fare è tanto e le risorse e le forze ancora non sono tali da consentirci di affrontarlo nei migliori dei modi, di conseguenza si sente il peso delle difficoltà, ma come ci insegna Mao, “Noi comunisti siamo famosi per non temere le difficoltà. Sul piano tattico dobbiamo prendere in considerazione tutte le difficoltà concrete e nei riguardi di ciascuna di esse dobbiamo adottare un atteggiamento serio, creare le condizioni necessarie, mettere l'accento sulle misure per affrontarle e superarle una per una, gruppo per gruppo” (“Discorso alla conferenza nazionale del Partito Comunista Cinese”, Opere scelte, V. 5, pp.180-81 - 25 marzo 1955)
Se agiremo in base alla parola d’ordine “Studiare, capire, agire, concentrandosi sulle priorità sulla base delle forze che disponiamo” in base al principio “Studio e azione, azione e studio” e se sapremo utilizzare bene i cinque assi che abbiamo in mano, rappresentati dai nostri Maestri, col tempo i risultati certamente arriveranno, perché la storia e i fatti dimostrano che solo il socialismo può cambiare l’Italia e dare il potere al proletariato, e che solo il PMLI lo persegue con determinazione e coerenza sin dalla sua fondazione.
Proseguiamo dunque con determinazione, tranquillità e ottimismo rivoluzionario nella nostra Lunga Marcia politica e organizzativa!
Stiamo in cordata, stretti l’uno all’altro sostenendoci reciprocamente!
Cacciamo il nuovo Mussolini Renzi!
Radichiamo e sviluppiamo il PMLI in tutta l’Emilia-Romagna!
Uniti e combattivi, coi Maestri e il PMLI vinceremo!
 

20 luglio 2016