Chiamato pudicamente “forza multinazionale europea”
Tramite Gentiloni e Pinotti il governo Renzi propone di creare un esercito europeo

 
In un intervento congiunto pubblicato l'11 agosto sul quotidiano francese Le Monde il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni e il ministro della Difesa Roberta Pinotti lanciavano per conto del governo Renzi la proposta di creare un esercito europeo, il braccio armato della supepotenza imperialista europea chiamato pudicamente “forza multinazionale europea”. Si è trattato di un intervento preparatorio del vertice di fine agosto a Ventotene tra Renzi, Hollande e Merkel, la nuova troika imperialista che si muove come guida dell'Unione europea (Ue) e non a caso si è incontrata su una nave da guerra per discutere di Difesa.
"Il risultato del referendum britannico e il concatenarsi di attacchi terroristici alimentano un sentimento di angoscia senza precedenti in Europa" sostengono i due ministri che già in passato si sono distinti per le posizioni interventiste e belliciste in Libia e contro lo Stato islamico (IS, nella sigla inglese); adesso hanno trovato altri argomenti per sostenere la necessità che la Ue scossa dalla bocciatura del referendum inglese reagisca soprattutto sul piano del rafforzamento della sua macchina belllica, per garantire la "sicurezza dei nostri cittadini", o meglio per non essere messa ancora di più in seconda fila nelle guerre nell'area nordafricana e mediorientale dove forte è lo scontro per l'egemonia fra le potenze imperialiste.
"L'uscita della Gran Bretagna dall'Ue ci priva di uno Stato membro dotato di notevoli capacità militari - sostengono Gentiloni e Pinotti - bisogna aprire nuove prospettive di difesa comune"; le forze speciali e l'aviazione inglesi sono attivissime soprattutto nelle guerre contro l'IS e in Libia e Siria e contribuiscono a alimentare la spirale guerra imperialista-attacchi terroristi, altro che "difesa e infatti non è tanto alla difesa quanto agli interventi militari esterni che pensano i due quando sostengono di tappare il buco che lascerà Londra con "il rilancio della difesa comune che permetterebbe di rafforzare la capacità operativa nelle aree di crisi e nella lotta al terrorismo, ma anche di avere un impatto politico considerevole".
Gentiloni e Pinotti propongono di "sfruttare il potenziale inespresso di alcune disposizioni del Trattato di Lisbona, tra cui l'articolo 44 (riguardante le missioni effettuate da un gruppo di Stati per conto di tutta l'Ue) e il 46 (cooperazione rafforzata permanente)" per rafforzare le "capacità militari comuni, con una maggiore cooperazione tra gli Stati membri e un rafforzamento dell'industria europea della difesa". E coscienti che per mettere d'accordo tutti i partner europei ci potrebbero volere tempi biblici di realizzazione, indicano la scorciatoia degli accordi tra chi ci sta, "il lancio, da parte di un gruppo di Stati membri, di una sorta di Unione per la difesa europea" dove "un gruppo di Stati membri potrebbe accelerare la sua integrazione nel campo della difesa mettendo in comune un certo numero di competenze e risorse, sulla base di un modello condiviso e di un accordo costitutivo che ne stabilirebbe le finalità oltre che le modalità operative. Non si tratterebbe di creare una 'armata europea' che raggruppi la totalità delle forze nazionali degli Stati partecipanti, ma di costituire una 'forza europea multinazionale', con funzioni e un mandato stabiliti insieme, dotata di una struttura di comando e di meccanismi decisionali e budgetari comuni. Le competenze e le forze così sviluppate e condivise sarebbero a disposizione non solo dell'Ue, per le missioni militari, ma ugualmente della Nato e delle Nazioni unite".
Insomma un esercito europeo vero e proprio la cui costituzione potrebbe essere avviata intanto "da un gruppo ristretto di Paesi, tra cui i fondatori, per poi essere aperto a tutti gli Stati membri sulla base di uno schema di integrazione differenziato già applicato nell'Ue in vari settori".
Un progetto che può andare avanti più spedito una volta tolta la zavorra di Londra che riteneva la difesa continentale come esclusiva della Nato, subordinata agli Usa, e ostacolava la nascita di uno strumento militare autonomo dell’Unione. E non a caso Gentiloni e Pinotti chiudono il loro intevento garantendo che "grazie alla forza della sua tradizione di grande attenzione alle esigenze dell'Alleanza atlantica e delle sue relazioni con gli Stati Uniti, l'Italia sarebbe pronta a impegnarsi a dissipare ogni tipo di sovrapposizione con la Nato, che potrebbe a nostro avviso aver grande beneficio da questa iniziativa".
Il progetto dell'esercito europeo può fare passi in avanti grazie soprattutto alla volontà della prima potenza economica europea, la Germania, di diventare leader riconosciuto anche in campo militare, come prospettato nel Libro Bianco della Difesa pubblicato dal governo tedesco il 13 luglio scorso. Il documento sottolinea la necessità di "costruire l’Europa della Difesa" e afferma che “la Germania è considerata sempre di più come un attore chiave in Europa, ha la responsabilità di contribuire a definire l’ordine del mondo in modo attivo” ed è pronta ad “assumersi le proprie responsabilità direttamente”. Nel documento si afferma tra l'altro che sul modello della esistente brigata franco-tedesca si propongono anche “scambi permanenti” di unità tra le forze armate tedesche e i Paesi vicini, a partire da Olanda e Polonia. Ci siamo anche noi per costituire il nucleo del futuro esercito europeo, rilanciano i guerrafondai Gentiloni e Pinotti per conto dell'imperialismo italiano.

31 agosto 2016