Con la copertura delle bombe Usa
La Turchia invade il Kurdistan in Siria per strappare Jarabulus all'IS
Erdogan non voleva che la città fosse conquistata dalle forze curde
La Siria denuncia di essere stata aggredita. Mosca “preoccupata”

 
Probabilmente è dovuto alla casualità ma la visita del 24 agosto a Ankara del vicepresidente americano Joe Biden per ricucire i rapporti tra i due paesi dopo il fallito golpe del 15 luglio ha coinciso con l'avvio dell'invasione del Kurdistan siriano da parte dei carri armati turchi, coperti dai bombardieri Usa, con l'obiettivo primario di strappare il controllo della città di Jarablus all'IS. Un atto grave a partire dal fatto che si tratta della prima invasione via terra ufficiale di un paese della Nato.
L'operazione “Scudo dell’Eufrate” era condotta da Unità speciali turche, che violavano la sovranità della Siria presso la città di frontiera di Karkamis, insieme a 5 mila soldati dell’Esercito libero siriano (Els), la formazione dell'opposizione al regime di Assad armata da Ankara e dopo poche ore prendevano Jarablus, che faceva parte dello Stato islamico dal luglio 2013.
"Oggi alle 4 del mattino abbiamo iniziato l'operazione militare nel nord della Siria per eliminare le minacce rappresentate da IS e dai curdi siriani", dichiarava da Ankara il presidente turco Tayyip Erdogan e affermava che l'operazione sarà completata non appena tali minacce verranno sradicate. Il giorno precedente era stato il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu a precisare che "non vogliamo la presenza dell'Is in Iraq e in Siria" e annunciava l'operazione militare condotta dalle forze turche e dell'Els con la copertura aerea Usa.
Risolto il "pericolo" dell'IS il fascista Erdogan concentrava le forze sul bersaglio curdo, rafforzando il controllo tramite l'Els della zona di Jarablus per creare una zona cuscinetto lungo la frontiera turco-siriana, il vecchio progetto turco di un corridoio lungo 110 km e largo 33 che corra da Afrin a Kobane sotto il suo controllo, e in particolare impedire alla repubblica di Rojava di realizzare quella continuità territoriale dal cantone di Afrin, nell’estremo ovest siriano a quelli di Kobane al centro e quello di Jazire a est.
Una azione che continuava a fine agosto quando le forze del'Els occupavano 10 villaggi liberati dalle Ypg a sud di Jarabulus mentre carri armati e bulldozer turchi entravano nel territorio di Kobane, presso Mursitpinar, e iniziavano i lavori per la costruzione di un muro che dividerà le città kurde in Turchia da quelle in Siria. Tipo quello costruito dagli amici i sionisti israeliani di Erdogan nei territori palestinesi occcupati.
Il regime di Damasco protestava denunciando l'aggressione turca, una "violazione della sovranità dello stato". Ma non ha mosso un dito mentre cinque giorni prima aveva inviato i caccia a fermare l'avanzata del Ypg nella città di al Hasaka.
L'aggressione andava avanti il 25 agosto con l'intervento oltreconfine di altri reparti corazzati turchi e soldati fino a un numero stimato di 15 mila. Il ministro turco della Difesa Isik affermava che "è nostro diritto restare in Siria fino a quando le opposizioni non avranno assunto il controllo della zona" e fino a quando le forze curde non si saranno completamente spostate a est dell’Eufrate, un ritiro che secondo Isik avebbe richiesto 15 giorni. Detto in altre parole i soldati turchi resteranno in Siria almeno un paio di settimane per la "messa in sicurezza dell’area". Perché "l’IS dovrebbe essere completamente cacciato. Ma non è abbastanza: le Ypg (le Unità di Difesa Popolari dei curdi siriani, ndr) non devono sostituirlo. Non lasceremo che accada", precisava Isik.
Una posizione che sembrava condivisa dagli Usa. Il vicepresidente Biden da Ankara intimava ai curdi di fermarsi: "Se non rientrano a est dell’Eufrate (come preteso da Erdogan, ndr) non avranno il supporto degli Stati uniti". Il tentativo di recupero dei rapporti con Ankara porterà gli Usa a scaricare i curdi siriani appena imbarcati come truppe di terra nella coalizione imperialista contro lo Stato islamico?. Vedremo, intanto nel gioco delle parti fra i paesi imperialisti le vittime sono ancora il popolo siriano e quello curdo. Del rinnovato appoggio dell'imperialismo americano era soddisfatto il premier turco Yildirim perché "elimina incomprensioni e speculazioni sulle relazioni turco-americane e dimostra che l’America è solidale con il popolo turco".
Altrettanta soddisfazione il fascista Erdogan poteva dimostrarla per la tenuta dei nuovi stretti rapporti con il collega fascista russo Vladimir Putin definiti nella visita a Mosca del 9 agosto.
Il 27 agosto Erdogan telefonava a Putin e, secondo il resoconto del Cremlino, "i due leader hanno discusso dello sviluppo dei commercio e cooperazione politica ed economica Russia-Turchia in linea con gli accordi raggiunti a San Pietroburgo il 9 agosto. Si sono scambiati opinioni sugli sviluppi in Siria sottolineando l’importanza degli sforzi congiunti nella lotta al terrorismo. Hanno concordato di proseguire il dialogo sui temi dell’agenda bilaterale e internazionale". L'invasione turca del Kurdistan nemmeno citata. Impossibile che i due non ne abbiano parlato ma la posizione dell'imperialismo russo non è andata oltre l'espressione di una "preoccupazione". Quale sia questa preoccupazione lo spiegano i media russi che accusano la Turchia di “andare oltre quanto promesso in Siria”, negli incontri del 9 agosto e successivi. E forse per il fatto che l'operazione è stata coordinata con i concorrenti Usa.
Una difesa dei curdi siriani la tentava il 29 agosto il portavoce del Dipartimento della Difesa americano, Peter Cook, che via tweet affermava che "stiamo monitorando da vicino gli scontri a sud di Jarabulus, dove l’Isis non è più presente, tra forze armate turche, alcuni gruppi di opposizioni e unità affiliate alle Sdf (le Forze democratiche siriane di cui l'Ypg è parte fondamentale, ndr). Riteniamo questi scontri inaccettabili. Non siamo coinvolti in queste attività, non sono state coordinate con noi e non le sosteniamo". "Invitiamo tutti gli attori armati a prendere le misure appropriate per fermare le ostilità e aprire canali di comunicazione, focalizzandosi sull'Isis, che rimane una minaccia letale e comune", aggiungeva sempre su Twitter l'inviato speciale di Obama per la lotta all'Isis, Brett McGurk. Facile a dirsi ma il fascista Erdogan ha ambizioni imperialiste per contro proprio e pare deciso a realizzarle.

31 agosto 2016