Nel Lazio, Marche e Umbria
Il terremoto cancella interi Paesi. 292 morti 388 feriti e vari dispersi
Encomiabili i soccorritori che hanno scavato con le mani per salvare i sepolti sotto le macerie. Lacrime di coccodrillo da parte di Mattarella e Renzi. Crollano anche edifici pubblici come scuole e ospedali che dovevano essere a norma
Ricostruire subito. Risarcire i danneggiati

Alle 3,36 di mercoledì 24 agosto una violenta scossa di terremoto di magnitudo 6 con epicentro a 2 chilometri da Accumoli (Rieti) e 10 da Arquata del Tronto (Ascoli Piceno) e Amatrice (Rieti) e profondità di 4 chilometri, ha letteralmente raso al suolo interi paesi al confine fra le regioni di Lazio, Marche e Umbria.
Il bilancio, pesantissimo e, purtroppo, non ancora definitivo, è di 292 morti; i feriti ricoverati negli ospedali del Reatino e nell'Ascolano sono 388 di cui alcune decine versano in condizioni gravissime, mentre gli sfollati e le persone che sono rimaste senza casa sono oltre 2.500. Il timore è che il conto finale possa essere peggiore di quello del sisma dell'Aquila del 6 aprile 2009 (309 morti) dal momento che ancora mancano all'appello diversi dispersi.
L'epicentro del sisma
I comuni più colpiti sono Amatrice, Accumoli e Arquata del Tronto che contano rispettivamente 231, 11 e 50 morti. Il sisma ha seminato morte e distruzione anche nelle decine di borghi e frazioni arroccate alle pendici del Reatino e dell'Ascolano, tutti situati intorno ai mille metri di altitudine, dove l'inverno ormai alle porte rischia di aumentare le sofferenze e i disagi di chi ormai ha perso tutto.
Interi nuclei familiari morti sepolti sotto le macerie e danni ingenti si registrano nelle frazioni di Sant'Angelo di Amatrice, Sommati, Collalto, tra le più colpite proprio perché a ridosso della faglia. Fra le frazioni distrutte ci sono anche San Martino, Filetta e Pinaco. Tra le vittime di Sommati anche due bambini fra cui una bambina di appena 18 mesi, recuperata dalle macerie e portata in condizioni disperate all'ospedale di Ascoli Piceno dove è morta subito dopo il ricovero. Mentre a Saletta, la frazione più colpita, i morti sono 22 e lo scenario è apocalittico: tutte le case e l'unica chiesa sono state rase al suolo; oltre ai 12 abitanti, il paese ospitava alcuni turisti e i parenti dei residenti venuti da Roma per trascorrere le ferie.
Lunghissimo anche l’elenco dei Comuni nei quali il terremoto ha provocato gravi danni strutturali. Si tratta di Acquasanta Terme (Ascoli Piceno), Montegallo (Ascoli Piceno), Montefortino (Fermo), Montemonaco (Ascoli Piceno) nelle Marche; Montereale (L'Aquila), Capitignano (L'Aquila), Campotosto (L'Aquila), Valle Castellana (Teramo), Rocca Santa Maria (Teramo) in Abruzzo; Umbria Preci (Perugia), Norcia (Perugia), Cascia (Perugia), Monteleone di Spoleto (Perugia), nel Lazio.
Colpite le infrastutture e il patrimonio artistico
Incalcolabili anche i danni al patrimonio artistico e alle infrastutture con decine di palazzi, chiese e edifici storici rasi al suolo, ponti crollati e strade ridotte a un colabrodo dalla caduta di massi e macerie e rese impraticabili perfino ai mezzi di soccorso.
Seconda una prima stima, nella sola zona più prossima all'epicentro, sono oltre 293 i beni culturali colpiti di cui almeno 50 risultano gravemente danneggiati o crollati. Ma purtroppo non è finita. Perché subito dopo la prima distruttiva scossa è iniziato il cosiddetto sciame sismico di assestamento con oltre 1.500 scosse di magnitudo tra 3 e 4 e almeno una decina con picchi fino al 5.3 come quella registrata sempre mercoledì alle 4.33 nella zona di Perugia e quella di magnitudo 4.8 registrata alle 6,28 del 26 agosto che hanno causato nuovi crolli nel centro storico e nuovi danni al Ponte a Tre Occhi sulla strada regionale 260, importante via di accesso ad Amatrice, il cui transito è stato vietato perfino ai mezzi di soccorso. Anche il Palasport di Amatrice adibito in un primo momento a deposito e punto di raccolta dei primi sfollati è stato immediatamente evacuato e transennato.
Distrutti o inagibili anche il 90% dei capannoni, delle stalle e dei casolari di molte aziende agricole con gravi danni e ripercussioni sui raccolti e sul bestiame che non ha più un ricovero.
Sbriciolati scuole e ospedali
Ma a destare ancora più rabbia e incredulità è il fatto che le prime a crollare sono state proprio le infrastrutture pubbliche che in teoria dovrebbero avere tutte la certificazione antisismica. Invece, scuole, ospedali, Municipi e edifici di importanti sedi periferiche del governo, caserme, amministrazioni locali e uffici pubblici si sono letteralmente sbriciolati.
Il caso simbolo è quello del campanile della chiesa di Accumoli, che crollando su una casa ha ucciso un'intera famiglia, padre madre e due figli piccoli. In seguito alle lesioni provocate dal terremoto dell'Umbria del 1997, sulla struttura si resero necessari lavori di "adeguamento". Ma nel 2004, al via dei lavori, si decise di intervenire solo con semplici "migliorie" e il grosso del finanziamento fu usato per abbellire la chiesa e non per mettere in sicurezza il campanile. "C'erano 125mila euro in tutto per la progettazione e la realizzazione. Per i lavori veri e propri ne rimasero 75mila - ha chiarito Fabio Melilli, subcommissario della Provincia di Rieti, committente dell'intervento - quei soldi furono fatti convergere sulla chiesa e non sul campanile. Il progetto fu vagliato e approvato da una commissione di esperti".
Emblematico anche il caso della scuola elementare "Romolo Capranica" di Amatrice, ristrutturata nel 2012, certificata secondo le più recenti norme antisismiche, e ora vergognosamente crollata.
L'appalto, circa 700 mila euro, bandito dal Comune, fu affidato alla Valori Scarl, consorziata dell’impresa Edilqualità srl e riconducibile all’imprenditore di Patti, Pietro Tindaro Mollica, in odore di mafia, più volte coinvolto in vicende giudiziarie senza riportare condanne. Tant'è che in seguito a un’interdittiva della Prefettura di Roma le sue aziende furono reintegrate prima dal Tar, poi dal Consiglio di Stato.
L'intervento, finanziato anche dalla Regione, fu collaudato e ricevette la “bollinatura” del Genio Civile regionale.
Ma allora come è possibile che tutto sia venuto giù in pochi secondi? Come è possibile che una scossa di terremoto di magnitudo 6, che dovrebbe secondo i sismologi provocare solo “leggeri danni in costruzioni con buon disegno strutturale e causare danni solo in edifici mal costruiti o vecchi e generalmente in aree ristrette”, possa aver provocato una catastrofe così pesante in termini di vite umane e case distrutte?
Aperte due inchieste
Se lo chiedono anche le Procure di Rieti e di Ascoli che hanno aperto due diverse inchieste “per disastro colposo e omicidio colposo” e speriamo anche per fare piena luce sul vergogno rimpallo delle responsabilità già in atto fra le istituzioni sia a livello governativo che locale.
Gli occhi dei magistrati sono puntati anche sugli otto ospedali della Regione Marche per cui vennero spesi nel 2009 oltre 100mila euro per valutarne il rischio sismico. In questo caso a procedere è la Corte dei Conti. L'incarico fu affidato senza selezione e su chiamata diretta a Stanislao Acciarri: geometra, centralinista dei vigili del fuoco ma soprattutto fratello di Monica Acciarri esponente del PD nonché segretaria dell'assessore regionale alla Sanità. Ma Acciarri nonostante il compenso ricevuto: 24 mila euro per il primo incarico e 26 mila per il secondo, in due anni di contratto non ha svolto alcuna attività. Per questo motivo è già stato rinviato a giudizio insieme a tre funzionari della Regione che gli affidarono l’incarico e addirittura glielo prolungarono per un ulteriore anno.
Se quei controlli fossero stati effettuati, avrebbero potuto evitare qualche crollo e salvare qualche vita in più?
Una domanda a cui i giudici speriamo diano presto una risposta anche sulla base delle indagini già in atto sui materiali utilizzati e sulle procedure di appalto e dei collaudi effettuati sugli edifici crollati perché, ha dichiarato il procuratore capo di Rieti Giuseppe Saieva: "quanto accaduto non può essere considerato solo frutto della fatalità... se gli edifici fossero stati costruiti come in Giappone, non sarebbero crollati. Durante il mio primo sopralluogo ad Amatrice, effettuato poche ore dopo la scossa – ha aggiunto il procuratore - All'ingresso del paese ho visto una villa schiacciata sotto un'enorme tettoia di cemento armato... Poco lontano c'era anche un palazzo di tre piani che aveva tutti i tramezzi crollati. Devo pensare che sia stato costruito al risparmio, utilizzando più sabbia che cemento... Cose che accerteremo a tempo debito. Se emergeranno responsabilità e omissioni, saranno perseguite. E chi ha sbagliato, pagherà".
Mattarella piange lacrime di coccodrillo
Encomiabile e commovente invece l'opera e il soccorso prestato dei volontari e della stessa popolazione che a mani nude e per diverse ore prima dell'arrivo dei soccorsi attrezzati della Protezione Civile hanno scavato sotto le macerie contribuendo al salvataggio di gran parte delle 238 persone rimaste sepolte.
Altro che “non è il momento delle polemiche” come ripete il nuovo duce Renzi! La verità è che in quasi la totalità delle decine di borghi e frazioni sparse intorno ai centri di Amatrice, Accumoli e Arquata del Tronto le prime squadre di soccorso sono giunte solo nella tarda mattinata di giovedì. Inoltre al posto delle roulotte chieste dagli sfollati la Protezione Civile è stata in grado di fornire solo una disagevole distesa di tende del tutto inadeguate al clima freddo e umido che già in queste notti di fine estate attanaglia le zone colpite dal sisma.
Non a caso, subito dopo il sisma, è cominciata la solita passerella di politicanti in visita alle zone terremotate per piangere lacrime di coccodrillo su quanto successo. Su tutti il presidente della Repubblica Mattarella, il presidente del Senato Grasso e la sua collega della Camera Boldrini che hano ripetuto le solite frasi di circostanza: "Non vi lasceremo soli". "E' necessario prevenire per fare in modo che cose del genere non si ripetano più". "La filosofia delle New Town porta tante disfunzioni".
Renzi promette aria fritta
Mentre Renzi ha aggiunto che si tratta di una tragedia in merito alla quale ora "fare polemiche non ha significato... Questo è il momento delle lacrime, della preghiera, del rispetto" e ha lanciato "una sfida di credibilità e onore" per una ricostruzione "che permetta agli abitanti di ripartire, di vivere questi borghi così belli".
False promesse in cui il premier è un maestro di lungo corso e che perciò non lasciano sperare niente di concreto.
La prima conferma arriva dallo stesso Consiglio dei ministri, convocato d'urgenza all'indomani del sisma, che per le prime emergenze ha stanziato appena 50 milioni di euro tratti dal Fondo emergenza nazionale che ne contiene in tutto 253.
Una elemosina se si pensa che in soli tre giorni, esclusi gli aiuti alimentari, vestiario e quant'altro, la solidarietà del popolo italiano verso le popolazioni colpite ha raggiunto la cifra record di oltre 10 milioni di euro.
La seconda conferma sulle “fuffate” del premier è arrivata subito dopo, durante la conferenza stampa al termine del Consiglio, in cui Renzi, a chi gli chiedeva lumi sui tempi e gli impegni per la ricostruzione, ha risposto con l'annuncio di un nebuloso “Progetto Casa Italia” con allegato un lungo e confuso elenco di cose da fare “che sia capace di affermare la cultura della prevenzione... dobbiamo riuscire ad essere seri con noi stessi sulle bonifiche sul dissesto idrogeologico, sulle questioni infrastrutturali e su altri temi, dall’efficienza energetica alla diffusione della banda larga”. Un “Progetto” che, si è smentito subito dopo lo stesso Renzi, “non si risolverà con lo schiocco delle dita qualcosa che non si è risolto in 70 anni”.
Insomma aria fritta utile a nascondere l'amara verità che invece ci dice che le spese per la riscostruzione non sono più considerate straordinarie come in passato ma sono sottoposte ai vincoli di bilancio secondo quanto stabilito dal nuovo articolo 81 della Costituzione imposto dal governo Monti e non toccato né da Letta né da Renzi che anzi ne hanno sostenuto la necessità sulla base del famigerato documento stilato nel maggio 2013 da JP Morgan che indica l'Italia fra i paesi della “periferia meridionale” europea più bisognosi di riforme costituzionali atte a ridurre la spesa pubblica e cancellare i diritti e le tutele dei lavoratori.
Non a caso a chi ha provato a chiedere dove prenderà i fondi per realizzare il suo “bellissimo Progetto”, Renzi ha risposto “Non siamo entrati nella tecnicalità, si tratta soprattutto di un cantiere culturale” che, aggiungiamo noi, non c'entra niente con l'edilizia e la ricostruzione delle zone terremotate.
Il rischio sismico
In Italia, secondo il Consiglio nazionale degli ingegneri, ci sono circa 15 milioni di abitazioni (più della metà) costruite prima del 1974 senza alcun rispetto dei criteri e della normativa antisismica. Lungo tutta la dorsale appenninica, dal Friuli fino alla Sicilia occidentale, si contano non meno di 21,5 milioni di persone che vivono in aree classificate ad alto o altissimo rischio sismico. Buona parte del patrimonio immobiliare di queste zone è in cattive condizioni di manutenzione e almeno 4,4 milioni di immobili costruiti con pietrame e malta scadente versano in precarie condizioni di stabilità e avrebbero urgentemente bisogno di interventi strutturali per metterli in sicurezza.
Secondo le ultime stime per mettere in sicurezza tutto il patrimonio immobiliare italiano servirebbero circa 93 miliardi. Mentre per gli interventi più urgenti sui circa 4,4 milioni di immobili ad alto rschio basterebbero appena 13 miliardi. Cifre di gran lunga inferiori ai quasi cinque mila morti, quindicimila feriti, cinquecentomila case crollate e oltre 150 miliardi di danni provocati dai terremoti verficatisi in Italia dal 1968 ad oggi. Senza contare gli sprechi e gli affari sporchi della mafia e di imprenditori senza scrupoli, come Pierfrancesco Gagliardi e suo cognato Francesco Piscicelli, che ridevano al telefono pensando agli appalti per la ricostruzione del dopoterremoto a L'Aquila.
Le responsabilità politiche
Le responsabilità di questa situazione da Terzo Mondo ricadono per intero sui governi sia di “centro-destra” che di “centro-sinistra”, compreso quello di Renzi, che si sono succeduti alla guida del Paese e del territorio sia a livello nazionale che locale. Dal Belice al Friuli, dall'Irpinia a San Giovanni di Puglia, dall'Umbria all'Abruzzo fino all'Emilia, tanto per citare i casi più luttuosi e distruttivi, governo, regioni e comuni non hanno mosso un dito per prevenire e mettere in sicurezza il territorio e gli abitanti delle zone più a rischio.
La legge del 2008 che concede uno sconto fiscale del 65% per gli interventi antisismici nelle zone ad alto rischio (incentivo che peraltro scade a dicembre prossimo), vale solo per "interventi" radicali che rendono l'edificio completamente antisismico. Una procedura farragginosa e soprattutto molto costosa, tra i 100 e i 300 euro a metro quadro, insostenibile per la quasi totalità delle famiglie di estrazione popolare che abitano questi immobili che dovrebbero sobbarcarsi anche i costi accessori: pagarsi un affitto o l'albergo per la durata dei lavori, il trasloco e deposito dei mobili e via discorrendo. Mentre non viene assolutamente incentivato il cosiddetto “miglioramento antisismico” che costa circa 20 euro a metro quadro, non azzera il rischio di crollo, ma è sufficiente per salvare molte vite.
Subito la ricostruzione
Mettere in sicurezza il Paese, ricostruire subito i paesi distrutti secondo le più recenti e innovative norme antisismiche e risarcire fino all'ultimo centesimo i danneggiati: Queste le vere e urgenti “grandi opere” che occorre fare subito!
Altro che il falso sviluppo promesso da Renzi con le inutili, costose e dannose del Tav, Ponte sullo Stretto, varianti, autostrade ivi compreso lo scandaloso sperpero di denaro pubblico per le Olimpiadi a Roma che devastano il territorio aggravando ulteriormente la situazione idro geologica.
Bloccare subito le “grandi opere”, chiudere i cantieri e utilizzare tutti i fondi per ridare case e alloggi sicuri alle popolazioni terremotate.

31 agosto 2016