Il senato del Brasile destituisce la presidente della Repubblica
I sostenitori di Dilma Roussef denunciano in piazza il golpe

 
Il senato brasiliano con una maggioranza di 61 a 20 ha destituito il 31 agosto la presidente Dilma Rousseff. La presidente della repubblica sarà sostituita nella carica fino al termine del mandato nel 2018 dal suo ex vice, Michel Temer, il leader del partito di centro Pmdb, il cui passaggio dall'intesa col Partito dei lavoratori (Pt) alle opposizioni ha consentito il ribaltamento in parlamento.
Il voto di fine agosto chiude il percorso istituzionale del procedimento di impeachement della presidente, basato sulle irregolarità di alcune manovre fiscali con cui il suo governo ha coperto buchi nel bilancio tra 2014 e 2015 con prestiti anticipati della banca nazionale, una procedura seguita a tutti i livelli dalle amministrazioni statali seppur non legale; una irregolarità che le opposizioni divenute maggioranza in parlamento hanno sfruttato per colpirla e il 12 maggio scorso l'avevano costretta a lasciare il palazzo presidenziale di Planalto subito dopo il voto del Senato che con una maggioranza di 55 voti contro 22 si era espresso a favore della sua sospensione dalla carica per 180 giorni. Dopo solo tre mesi il Senato chiudeva i conti con una maggioranza ancora più marcata.
La Roussef respingeva le accuse e denunciava che "un gruppo di corrotti indagati è salito al potere, da oggi metteremo in atto la più ferma e instancabile opposizione che un governo golpista, omofobo e razzista può soffrire. Farò ricorso in tutte le istanze, il mio non è un addio ma un arrivederci a breve" mentre i suoi difensori presentavano ricorso alla Corte Costituzionale.
Riceveva tra gli altri la solidarietà di Frei Betto, uno dei principali esponenti della “Teologia della liberazione” brasiliana, che denunciava il voto del Senato come "un golpe parlamentare che rientra nella strategia del governo degli Stati uniti di destabilizzare le democrazie popolari dell’America Latina". Nel suo messaggio ricordava che "prima hanno deposto Zelaya in Honduras, poi Lugo in Paraguay. E adesso Dilma in Brasile, dopo aver fatto eleggere Macri in Argentina e fatto pressioni contro Maduro in Venezuela. Il processo golpista mira a disarticolare il Mercosur, l’Alleanza bolivariana, la Celac e l’Unasur". Certo ma perlomeno in Brasile sia Lula che la Roussef, per non parlare del vertice del Pt hanno dato il loro contributo alla rovinosa caduta svolgendo una politica che ha deluso le aspettative delle masse popolari e causato una netta perdita di consenso. Senza dubbio al primo posto sta il dilagare anche nei 13 anni di governo del Pt della corruzione a tutti i livelli amministrativi, coinvolgendo lo stesso Lula nello scandalo delle mazzette elargite dalla compagnia petrolifera nazionale Petrobras.
L'immagine esterna di un Brasile in crescita economica vertiginosa tanto da essere diventato quinto o sesto paese al mondo per Prodotto interno lordo e nona potenza mondiale era sbugiardata nel giugno 2013 quando in occasioine del torneo di calcio della Confederations Cup, torneo di prova dei Mondiali di calcio del 2014 dalle manifestazioni di protesta contro gli sperperi del governo a fronte del raddoppio del costo dei trasporti urbani e del forte rincaro delle tasse scolastiche e universitarie. Le massicce manifestazioni di massa che si svolgevano nelle principali città brasiliane confermavano la caduta libera del governo della "sinistra" borghese, una caduta di consensi preludio della sconfitta in Senato sull'impeachement.
Non a caso il Pt nell’ultimo congresso, nel pieno della procedura contro la Roussef, auspicava un ritorno alle origini e una svolta a "sinistra", qualora la presidente fosse tornata al suo posto; un’autocritica debole e tardiva.
I sostenitori di Dilma Roussef scendevano comunque in piazza denunciando il golpe istituzionale. Centinaia di migliaia di manifestanti sfilavano in corteo l'1 settembre in diverse città del paese e si scontravano con la polizia al grido di "Fora Temer". Le manifestazioni contrinuavano anche nei giorni sucessivi.
Mentre la nuova maggioranza parlamentare il 5 settembre approvava una legge che rendeva legale la procedura di ricorso alle banche per farsi anticipare i soldi a copertura delle esigenze di bilancio delle amministrazioni pubbliche. Temer non cadrà per le accuse rivolte alla Roussef.
 

7 settembre 2016