Contestato duramente Renzi a Catania e Napoli
Catania
Oltre al capo del governo contestati la ministra della guerra Pinotti e il sottosegretario all'Istruzione
Le “forze dell'ordine” caricano i manifestanti antigoverno

Dal corrispondente della Cellula “Stalin” della provincia di Catania
Per due settimane, dal 28 agosto all'11 settembre, la città di Catania è stata ostaggio della festa di regime del partito del nuovo duce Renzi. Con la Festa nazionale dell’“Unità” nella centrale villa Bellini, luogo pubblico, che ha visto cinque dei suoi sei ingressi chiusi e, quello principale, su via Etnea, piantonato durante tutto l’orario di apertura al pubblico, dallo “stato maggiore” della Digos catanese, oltre che da carabinieri e militari. Chiunque volesse accedere doveva essere perquisito. A molti esponenti dei movimenti di lotta catanesi è stata sbarrata la strada, ad altri è stato sequestrato del materiale politico. Mentre per ciò che riguarda le contestazioni al ministro di turno, è stato negato l’ingresso ai manifestanti, una piccola parte dei quali, però, riusciva spesso ad “infiltrarsi”.
Tutti i dibattiti, che fosse presente un pezzo grosso del partito o meno, hanno registrato una bassissima affluenza. Poche decine di persone presenti. Insomma, un flop imbarazzante.
Sono state le contestazioni ad animare la festa piddina. Le più importanti hanno visto, il 1° settembre, l'attacco da parte di docenti precari nei confronti del sottosegretario all'istruzione, Davide Faraone, e della responsabile scuola del Pd, Francesca Puglisi, durante il dibattito sulla "Buona scuola". Una cinquantina di manifestanti sono stati bloccati all'ingresso dalle "forze dell'ordine" e hanno dato vita ad un sit-in, esponendo striscioni che recitavano: "No alla 'Buona scuola' di Renzi e Giannini", "Buona scuola: privatizzazione, precariato. Pd non vi vulemu!". I precari hanno continuato a lungo ad inveire contro i rappresentanti del governo.
Altro fuori programma nella giornata di martedì 6 settembre, presente la ministra della guerra, Roberta Pinotti. Al presidio antimilitarista, svoltosi di fronte l’ingresso della villa, si è aggiunto un gruppo di militanti No Muos che, durante il monologo hanno scandito lo slogan: “No al Muos, No a Sigonella e alla guerra: via le basi Usa dalla nostra terra!”. I manifestanti, infine, sono stati allontanati a forza e la ministra ha potuto, finalmente, concludere il discorso di mussoliniana memoria.
La giornata dell'11 settembre, quando era previsto l'arrivo del nuovo duce Renzi e la conseguente manifestazione di protesta pomeridiana aveva avuto un’importante premessa nell’assemblea del 20 agosto, indetta dal neonato comitato “Cacciamo Renzi e tutta la cricca”, promotore del corteo e di tutte le iniziative di protesta sulle basi di una dura critica all'operato del governo, ma anche della giunta cittadina PD, guidata da Enzo Bianco, che, dando esecuzione locale alle direttive nazionali del proprio partito, aumenta le tasse, taglia trasporti, servizi, sussidi, progetta di privatizzare e svendere beni pubblici.
In piazza c'erano l’Usb, i Cobas, l’Uds, i No Frontex, il M5S. Il combattivo e partecipato corteo, aperto dallo striscione “Cacciamo Renzi”, partito nel pomeriggio da piazza Jolanda, avrebbe dovuto raggiungere l’ingresso di villa Bellini durante lo svolgimento del comizio, previsto per le 18,30, ma questo è stato anticipato alle 17 per evitare la contestazione e la rabbia popolare. I manifestanti hanno marciato verso la festa dell’“Unità” e, dopo aver sfilato per gran parte di via Umberto, una volta arrivato dinnanzi a villa Bellini, sono stati caricati a freddo dalle “forze dell’ordine”. Due ragazzi sono stati fermati durante gli scontri per poi essere rilasciati la sera ed infine denunciati a piede libero nei giorni successivi. Le immagini della violenta repressione delle “forze dell'ordine” hanno fatto il giro d'Italia a dimostrare di che pasta è fatto il nuovo duce.
Queste due settimane di lotte contro il governo affamatore Renzi, sono comunque state una enorme vittoria.
 
Napoli
Ambigua “solidarietà” del sindaco De Magistris, solidarietà militante marxista-leninista ai manifestanti manganellati
Redazione di Napoli
Il governo del nuovo Mussolini passa letteralmente alle vie di fatto e alle parole sostituisce il manganello. È quello che è successo lunedì 12 settembre in due distinti cortei nel centro di Napoli che contestavano le politiche affamatrici di Renzi e soprattutto il suo piglio ducesco nella questione Bagnoli.
Verso le 20 centinaia di manifestanti lo contestavano mentre si recava al Teatro S. Carlo. All’altezza della Galleria Umberto I le “forze dell’ordine” in assetto antisommossa impedivano il passaggio verso lo storico teatro napoletano e poi caricavano duramente.
Nel corso degli scontri persino la consigliera comunale Eleonora De Majo del gruppo “Dema”, facente parte della maggioranza a sostegno della giunta arancione di De Magistris, è stata colpita da una manganellata a freddo mentre stava rilasciando una intervista, riportando dei segni visibili all’altezza della fronte. "Noi non abbiamo paura – ha ribadito De Majo - il paese reale non ha paura di smascherare il governo Renzi e le sue passerelle. Possono provarci in tutti i modi, possono chiudere le strade con l'esercito, la polizia, i blindati. Ma la rabbia di chi vuole una società più giusta andrà a bussare sempre alle loro porte”.
La protesta non si è fermata e un altro centinaio circa di manifestanti si è raggruppato all’altezza di piazza Trieste e Trento, a due passi dal Teatro S. Carlo, gridando slogan contro Renzi e il suo governo. All’altezza di via Chiaia, all’improvviso e senza preavviso, il vicequestore aggiunto Maurizio Fiorillo ordinava la carica contro i manifestanti. Molto “strano” che a gestire il cosiddetto “ordine pubblico” in piazza vi fosse Fiorillo, già corresponsabile del reparto che gestì piazza Alimonda dopo l'uccisione di Carlo Giuliani a Genova nel 2001. I manifestanti dichiaravano che la carica sarebbe cominciata con delle parole agghiaccianti, non ancora smentite dal vicequestore: “Vi sparo in testa!”.
La venuta a Napoli del premier ha approfondito una “spaccatura” con il sindaco De Magistris: “sono lieto di questa intenzione di incontrarsi ma non posso accettare: – ha affermato stizzito l’ex pm - non si comprendono le ragioni per le quali un incontro istituzionale più volte richiesto debba necessariamente avvenire, a pochi minuti dal concerto, alla presenza irrinunciabile del commissario su Bagnoli”, Salvo Nastasi.
Opportunista e ambiguo il comunicato di “solidarietà” che De Magistris inoltrava ai manifestanti: “in tutto questo scenario ieri anche una consigliera comunale, Eleonora De Majo, in Galleria Umberto è stata colpita negli scontri tra attivisti sociali - che contestavano duramente Renzi - e le forze dell'ordine. Sono immagini che non ci piacciono. Napoli ogni giorno nel conflitto sociale individua mediazioni apprezzabili con il contributo di tutti. Quando c'è il premier tutto cambia. Pezzi di città vengono militarmente occupati. A Napoli il livello di cooperazione istituzionale è di alto livello. E abbiamo grandissimo apprezzamento per le donne e gli uomini delle forze dell'ordine che ogni giorno operano in una città complicatissima in condizioni difficili anche con carenza di mezzi e personale. Centri sociali e movimenti sono per noi elemento costituivo del riscatto della nostra città. La non violenza e la declinazione pacifista è la strada che la città ha preso senza esitazione. La repressione constatiamo è molto dura quando Renzi si muove. Il dissenso politico, istituzionale e sociale che il premier non tollera, non può essere represso con eccesso di durezza. In questo momento esprimiamo solidarietà ai feriti ed in particolare alla consigliera De Majo”. Un cerchiobottismo inaccettabile con una formale solidarietà ai manifestanti e al contempo un elogio ingiustificato alle “forze dell’ordine” di Renzi e Alfano, fino all’appello alla non violenza e al pacifismo, quasi che a sbagliare fossero proprio i manifestanti che protestano troppo duramente.
A differenza degli acrobatici quanto ipocriti comunicati di De Magistris, noi marxisti-leninisti esprimiamo piena solidarietà ai manifestanti ingiustamente repressi e manganellati dalle “forze dell’ordine” del nuovo duce Renzi. E siamo d’accordo con il loro comunicato in cui invitavano le masse popolari napoletane a “non fare un passo indietro” nella lotta contro l’esecutivo in camicia nera e i suoi lacchè.

21 settembre 2016