Conclamata la crisi della superpotenza europea
Il vertice di Bratislava d'accordo sulla “difesa” della Ue
In disaccordo sull'immigrazione e sull'economia

 
Il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker alla plenaria di Strasburgo in apertura nel discorso sullo stato dell’Unione lo scorso 14 settembre
aveva affermato che “un anno fa avevo detto che la situazione nell’Unione europea lasciava a desiderare, non c’era abbastanza Europa e non c’era abbastanza unione nella Ue. A un anno di distanza questa constatazione in Europa resta. La Ue non è un gran forma. Sono cambiate tante cose. Possiamo parlare di crisi esistenziale“. Il vertice di Bratislava del 16 settembre, il primo dopo il risultato del referendum favorevole all'uscita della Gran Bretagna dall'Unione europea (Ue), conferma l'esistenza della crisi della superpotenza imperialista europea, registra le divisioni su temi importanti quali immigrazioine e economia; si salva sostanzialmente l'intesa sulla “difesa” della Ue ovvero sulla maggiore integrazione militare fra chi ci sta, non più ostacolata dalla presenza della filoatlantica Londra.
Nella conferenza stampa finale, quella in coppia col presidente francese Francois Hollande e senza Matteo Renzi, la cancelliera tedesca Angela Merkel ha lanciato un appello alla coesione perché “senza l'unità europea non riusciremo a raggiungere gli obiettivi”, ha sostenuto che “lo spirito di Bratislava è di collaborazione” e che “il vertice si è tenuto in un'atmosfera buona e molto costruttiva”. Secondo l'asse franco-tedesco i leader europei avevano raggiunto un accordo sul percorso per sviluppare una serie di provvedimenti in materia di difesa, sicurezza ed economia che dovrebbero essere approvati al vertice di Roma di marzo, per il 60 esimo anniversario della firma dei trattati fondativi dell'Ue. Germania e Francia “lavoreranno molto intensamente nei prossimi mesi affinchè tutto questo abbia successo”, assicuravano Merkel e Hollande a sottolineare il ruolo guida del tandem Berlino-Parigi.
Un'intesa che viaggiava a pieno regime sulla questione del potenziamento della “difesa” della Ue. I due paesi potenze militari nella Ue sono Francia e Gran Bretagna che coprono il 50% delle spese militari europee; a causa della Brexit, quantunque non ancora definita nei tempi e nelle modalità, Parigi resterà sola e Hollande ha sottolineato che “la Francia fa lo sforzo principale per la difesa europea, ma non puo’ essere sola”, chiamando alla collaborazione intanto la Germania, con l'Italia di Renzi che scalpita per non essere lasciata in secondo piano anche sulla questione militare.
La base dell'intesa tra i due paesi è un breve documento presentato a Bruxelles il 12 settembre a firma congiunta dei ministri della Difesa tedesca Ursula von der Leyen e francese Jean-Yves Le Drian. La vasta produzione di documenti in tal senso comprende il progetto italiano illustrato in un intervento congiunto pubblicato l'11 agosto sul quotidiano francese Le Monde dal ministro degli Esteri Paolo Gentiloni e dal ministro della Difesa Roberta Pinotti che lanciavano per conto del governo Renzi la proposta di creare un esercito europeo, il braccio armato della supepotenza imperialista europea chiamato “forza multinazionale europea”. L'argomento era oggetto di un progetto riassunto nelle proposte che ha presentato al vertice di Bratislava l'alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza europea Federica Mogherini. L'intesa al momento comprende l'idea di creare un unico quartier generale a Bruxelles, che inizierebbe dal coordinamento dei componenti dell’Eurocorps e dei gruppi di battaglia multinazionali creati nel 2007 ma mai divenuti operativi.
L'intesa tra i 27 si è realizzata anche sul tema della “”sicurezza” e della difesa delle “frontiere esterne” istituendo ufficialmente la guardia costiera e di frontiera europea.
Disaccordo mostrato in maniera strumentale ma palese da parte di Renzi sull'immigrazione e sull'economia. Era certamente esagerato il giudizio dopo il vertice bilaterale del 31 agosto a Maranello con Angela Merkel di Renzi che avrebbe sottolineato come “sono due Paesi-guida in Europa, la Germania e noi”. Parimenti forzati sono i toni renziani della polemica imbastita alla conclusione del vertice di Bratislava. Una fonte del governo tedesco precisava all'Ansa che la roadmap di Bratislava “è stata condivisa e concordata da tutti e 27 i leader presenti” e che in base allo “spirito di collaborazione” sottolineato nella conferenza stampa dalla Merkel l’agenda dei prossimi mesi è stata approvata all’unanimità.
Certo è che in merito all'immigrazione la Ue resta ferma all'intesa con la Turchia che funziona da paravento sulla via balcanica e al momento chiude ancora gli occhi sulla via mediterranea. A una settimana di distanza dal vertice, e dopo la nuova batosta elettorale, la Merkel ha riconosciuto che Italia e Grecia sono state lasciate sole nel sostenere l'urto del flusso migratorio. Intanto si costruiscono altri muri come quello a Calais.
A Bratislava la Merkel ha chiuso la porta alle rinnovate richieste italiane di una maggiore flessibilità nel bilancio pubblico. Renzi ha replicato che anche “la Germania non rispetta le regole” e continua a ampliare le esportazioni e a violare “la regola del surplus commerciale: dovrebbe essere al 6% e invece sfiora il 9%” e non investe i miliardi di euro in più che incassa. E Renzi rincara la dose affermando che “noi non possiamo fare la foglia di fico ai problemi degli altri. Dobbiamo riconoscere che la ricetta dell’austerità dell’Europa era sbagliata e quella di Obama giusta. Lo dicono i numeri”. I numeri dicono che la ricetta di Obama, quella di lasciar correre il deficit di bilancio, ha già portato quello italiano a livelli spropositati ed è la causa dei vincoli mantenuti su Roma da Bruxelles. Se non è zuppa è pan bagnato, nulla cambia per le masse popolari costrette comunque a pagare il salatissimo conto.

21 settembre 2016