Sotto la maschera umanitaria
L'Italia imperialista ritorna in armi nella sua ex colonia libica

 
Gli interventi militari imperialisti camuffati ipocritamente da missioni umanitarie sono oramai un numero consistente ai quali si è aggiunto buon ultimo quello dell'Italia imperialista che ritorna in armi nella sua ex colonia libica.
Lo ha confermato il 13 settembre di fronte alle commissioni esteri e difesa della Camera la ministra della Difesa Roberta Pinotti che assieme al collega bellicista ministro degli Esteri Paolo Gentiloni ha giustificato con la maschera della missione umanitaria l’invio di 300 militari, dei quali solo 65 medici, in Libia.
L’operazione, ipocritamente battezzata col nome di “Operazione Ippocrate”, prevede l'installazione di un ospedale da campo italiano, all’interno della base dell’accademia aerea di Misurata, che sarà operativo entro un paio di settimane perché dovrà garantire, secondo la Pinotti, l'assistenza medica urgente ai militari libici feriti sul campo nei combattimenti in corso contro le basi dello Stato islamico (IS) a Sirte. L'offensiva lanciata dal governo di Tripoli col sostegno dell'aviazione americana ai primi di agosto e che ha trovato nelle forze dell'IS una accanita resistenza tanto da non essere ancora concluso. L'intervento prevede anche l'impiego di un velivolo C27J dell’Aeronautica Militare, nel caso fosse necessaria una evacuazione di emergenza, e di una nave al largo delle coste libiche per il supporto logistico.
Un paio di centinaia di militari sono ancora un numero limitato ma non è questo l'aspetto determinante che caratterizza invece una “missione umanitaria” di fatto già concepita come una missione di supporto sul campo alla guerra, quindi una missione di guerra vera e propria. Finora il governo Renzi non ha partecipato direttamente all'aggressione alla Libia, ha tenuto le nostre forze militari in seconda linea; i 200 parà della Folgore a Misurata sono però già a ridosso della prima linea.
Il piano presentato alla Camera dai ministri Pinotti e Gentiloni per una formale approvazione parlamentare era operativo con la portaerei Garibaldi già in viaggio verso le coste libiche. L'operazione era stata messa in moto il 10 agosto con la richiesta ufficiale del primo ministro libico Fayez Serraj; il suo vice premier Ahmed Maitig aveva anche avanzato l’idea che la Marina Militare italiana potesse ormeggiare una nave-ospedale nel porto di Misurata. Il Comando Operativo Interforze di Centocelle effettuava a metà agosto, nel pieno dell’offensiva su Sirte, un paio di missioni di ricognizione e stabilito la dislocazione dell'ospedale all’interno della base dell’accademia aerea di Misurata, nella stessa area che ospita anche i gruppi delle forze speciali americane, inglesi e italiane che hanno sostenuto l’offensiva libica contro l’IS.
Sì perché soldati italiani dei corpi speciali delle forze armate sono già presenti da tempo in Libia, agiscono in operazioni “sotto copertura” secondo le recenti misure adottate dal governo Renzi in merito alle missioni all’estero che ritiene di gestire in proprio e mantenere segrete.
Il contesto dell'Operazione Ippocrate in Libia la caratterizza quindi in tanti modi fuorché quello ufficiale di missione umanitaria, in una situazione che rischia tra l'altro di degenerare velocemente in una guerra civile. La foglia di fico della missione umanitaria è stata smascherata duramente da Pax Christi che giudica “sbagliato il ricorso allo strumento militare per risolvere una situazione degenerata proprio a seguito di devastanti spedizioni militari”.
A metà settembre il generale Khalifa Haftar, capo della milizia del governo di Tobruk che non si è sciolto per confluire in quello ufficialmente riconosciuto di Serrai, una volta ricevute le armi dallo sponsor egiziano al Sisi ha lanciato una offensiva nel centro della costa libica e ha occupato Es Sider, Ras Lanuf e Brega, 3 dei principali terminal petroliferi controllati da milizie alleate del governo di Tripoli.
In Libia “la situazione è frastagliata e con elementi di instabilità”, aveva riconosciuto la Pinotti nell'audizione alla Camera ma su diversi versanti, quali lotta al terrorismo, azioni umanitarie, addestramento “sono stati compiuti passi concreti che valutiamo molto positivi”. Tale restava il giudizio del governo Renzi lanciato verso la Libia e la ministra della Difesa garantiva che a fine mese avrebbero preso il via le operazioni di addestramento della guardia costiera e della marina libica nell’ambito della missione europea Eunavfor Med.

21 settembre 2016