Il discorso di Scuderi è un contributo essenziale per la costruzione del Partito e per la conquista dell'Italia unita, rossa e socialista

di Patrizia Pierattini*
Mi ero chiesta a lungo, prima della Commemorazione di Mao, come il compagno Giovanni Scuderi, avrebbe affrontato in un unico discorso il tema “Da Marx a Mao”, naturalmente con la piena fiducia che avrebbe fatto anche questo, la necessità di riunire insieme l'intera storia del marxismo, necessità pure impellente per poter far sentire e pensare a chi legge e ascolta, i Maestri del proletariato internazionale come un tutto unico, ancor oggi essenziale e attuale, per rovesciare il presente capitalista e conquistare il futuro rosso e socialista.
Ed ecco, così, semplicemente e in totale sintesi, comprensibile e leggibile da ciascuno, il compagno ha centrato il bersaglio e fornito un'arma essenziale a ciascuno di noi!
Due compagni, mi è venuto in mente nell'ascolto progressivo del discorso del compagno Scuderi, il compagno Mao e lui, due ruoli e due contributi essenziali in primo luogo per la costruzione del Partito, di quello cinese e di quello italiano, e poi per la conquista, l'edificazione e la difesa del socialismo nel caso della Cina e per il progresso verso l'Italia unita rossa e socialista, nel nostro caso, Due identici stili, di grande semplicità, sintesi e popolarità, di grande amore nel rivolgersi alle masse, ai giovani certo in primo luogo, ma a tutti coloro che onestamente cercano la strada per liberare il nostro Paese dalla dittatura del capitale, che tentano onestamente e coraggiosamente di uscire dal pantano ideologico e politico che attualmente avvelena le coscienze, anche quelle che vorrebbero scoprire la verità.
La povertà, la miseria, la schiavitù economica e sociale, la negazione pratica di quasi ogni diritto e necessità, la stessa coscienza del bisogno non portano di per sé la comprensione delle responsabilità del capitalismo e dell'imperialismo, e soprattutto di come fare per liberarsene; tanto hanno operato, come dice il compagno Giovanni, “la decomunistizzazione, la deideologizzazione e la derivoluzionarizzazione delle masse” fino a rendere incancellabile la responsabilità del PCI revisionista nelle sue varie fasi fino all'attuale miseria del PD. Servi sciocchi o meglio ben pagati dal capitalismo.
Massima dialettica, argomentazione, documentazione. Tre elementi essenziali per farci comprendere, che il compagno non solo ha sottolineato ma direttamente praticato nella costruzione del discorso, fornendo su ogni punto lungo la via tutti gli elementi di riflessione, di studio, di comprensione, semplicemente e magistralmente. E non a caso, in crescendo, l'ultimo capitolo è quello del Partito, del PMLI, di cui il prossimo anno festeggeremo i 40 anni, perché dargli un corpo da Gigante Rosso che è oggi, e anche domani, e tutto il tempo che ci vorrà, il nostro obiettivo strategico, per raggiungere il quale fare tesoro di tutto il discorso.
“Da Marx a Mao - ci dice il compagno Giovanni - c’è un filo rosso ininterrotto sui temi teorici, politici, economici e organizzativi che riguardano l’emancipazione del proletariato, la trasformazione della società capitalista, il socialismo, l’imperialismo, le guerre di liberazione nazionali. In questa occasione non possiamo certo trattarli tutti, ci soffermeremo solo su quelli che attualmente ci servono maggiormente per migliorare il nostro lavoro rivoluzionario e per portare ancora più a fondo la trasformazione della nostra concezione del mondo.
Quando riusciremo ad avere un numero adeguato di intellettuali marxisti-leninisti, specialisti rossi nei vari campi del sapere, potremo meglio, più estesamente e sistematicamente illustrare alle masse, specialmente al proletariato e ai giovani, la grande ricchezza del marxismo-leninismo-pensiero di Mao” .
In questo breve paragrafo di intensa sintesi del discorso, così come nei titoli dei vari capitoli che lo costituiscono e invitano alla lettura, si dipana una strada in crescendo per la comprensione degli aspetti storici, del contributo specifico di ogni Maestro, della consequenzialità di questi contributi e insieme della loro inscindibilità per poter leggere e comprendere l'intera storia del movimento comunista internazionale e lanciarsi ben armati nella lotta per le necessità del presente, sapere bene che cosa è il capitalismo e cosa il socialismo, ma essenziali anche gli elementi di attualità politica quotidiana, in particolare il capitolo sul revisionismo moderno, e quello sul governo Renzi. Per arrivare alle necessità strategiche della concezione proletaria del mondo e del Partito marxista-leninista, il PMLI, per la nostra rivoluzione.
Come ci dice il compagno Giovanni “il pensiero di Mao racchiude in sé tutto ciò che hanno dato Marx, Engels, Lenin e Stalin più quello che Mao ha apportato di nuovo al tesoro comune del marxismo-leninismo in tutti i fronti di lotta del proletariato contro la borghesia e i suoi servi revisionisti. Fondamentale il suo pensiero alimentato dalla lotta contro il revisionismo all'interno della Cina e del movimento comunista internazionale, dalla lotta contro l'imperialismo americano e il socialimperialismo sovietico rappresentato dalle cricche revisioniste di Krusciov e di Breznev che hanno restaurato il capitalismo in Urss” .
Perciò la sua piena attualità, già nei titoli di ogni capitolo del discorso, una strada, un percorso che ci permette di leggerli anche ognuno per sé per approfondire ogni singolo aspetto e passare dal marxismo, al leninismo al pensiero di Mao, per affrontare con ottimi strumenti in mano la questione del revisionismo, della concezione proletaria del mondo e del Partito.
Chiarito che giustamente per noi lotta contro il revisionismo moderno significa oggi tenere saldo il legame col pensiero di Mao, che il tristo Rizzo esclude non considerandolo un Maestro, quando proprio la sua spada, la sua voce si è levata contro il revisionismo nell'URSS e nei vari partiti nati nel mondo e anche nel nostro Paese, all'indomani della Grande Rivoluzione d'Ottobre e della edificazione del socialismo in URSS, così come si è tentato di escludere Stalin. Chiarito che i parlamentari falsi cittadini comuni del M5S, ben lungi dal voler mostrare per quello che sono le istituzioni e le cariche di governo borghesi, così come le aziende e l'economia capitalista, mirano a una impossibile “ripulitura” delle stesse, affinché si possano meglio accreditare nei confronti del popolo e non ne suscitino l'ira e la protesta.
Mi soffermo, sul capitolo sulla concezione proletaria del mondo, definizione magistrale e affermazione scientifica della necessità della stessa, perché la voglia sarebbe di citarlo tutto, perché ogni paragrafo è illuminante, essenziale e semplice insieme per affrontare la grandezza e spiegare la natura di questa concezione scientifica, che ci impone una trasformazione radicale e quotidiana nelle idee e nella pratica sociale. A ciascuno di noi, pionieri, fondatori e nuovi militanti del PMLI, e per sempre.
Ci dice il compagno Giovanni: “L'essenza della concezione proletaria del mondo è costituita dal materialismo dialettico e dal materialismo storico. Il primo, che è la base filosofica e teorica del marxismo-leninismo-pensiero di Mao, ha scoperto le leggi che regolano e governano lo sviluppo del movimento, della natura, dei fenomeni, delle cose e dell'universo. Il secondo, che è la base scientifica e storica del marxismo-leninismo-pensiero di Mao, avvalendosi della dialettica, ha scoperto le leggi che regolano e governano lo sviluppo storico della società umana. Entrambi si contrappongono all'idealismo e alla metafisica che appartengono alla concezione borghese del mondo”.
Come portarla tra il proletariato e le masse, attualmente in stato di coscienza generalmente, com'è stato detto, premarxista? Il discorso ci dà strumenti inediti di approfondimento e comprensione, e dovremo metterci in grado di usarli.
Un capitolo entusiasmante anche per la semplicità, la chiarezza e la scientificità, necessarie non solo, soprattutto non tanto, per gli eventuali onesti intellettuali, antifascisti o rivoluzionari, compresi anche gli studenti rivoluzionari, che comunque trarranno gran vantaggio se vogliono, dall'assenza d'accademia e dalla presenza di precisi riferimenti bibliografici e di studio. Ma è soprattutto di più immediata comprensione per il proletariato e le masse, per quella classe operaia che ha perso la coscienza di sé e soprattutto del proprio ruolo nel rovesciare le sorti della società e fare l'Italia unita, rossa e socialista.
Per combattere i protagonisti politici e teorici che oggi incarnano, praticano e propagandano le idee della borghesia, che dopo aver cancellato dalla memoria, del proletariato e delle masse la coscienza di essere una classe non solo in sé ma per sé e le parole stesse di capitalismo rivoluzione socialismo, che ancora i sinceri comunisti italiani nella Resistenza ben conoscevano, arrivano anche a riproporle però con significati e contenuti diversi, al massimo idealisti borghesi e socialdemocratici, dove al proletariato si sostituiscono i cittadini e la rivoluzione e il socialismo sono solo una impossibile rimessa a nuovo del capitalismo.
Per liberarsi intanto dal governo Renzi, affossandolo con un No grande come una casa, insieme a milioni di sinceri antifascisti, il tentativo di completare il disegno neofascista della P2, dei fascisti e di Berlusconi.
Dice il compagno Giovanni: “Il nostro Partito cresce, si rafforza, diventa più saggio, più esperto e più maturo attraverso la lotta ideologica attiva tra le idee, le opinioni, le proposte e le iniziative giuste e quelle sbagliate. È un processo dialettico del tutto naturale perché, come dice Mao, 'contrapposizione e lotta tra idee diverse sorgono costantemente nel Partito: ciò è il riflesso nel Partito delle contraddizioni di classe esistenti nella società e della contraddizione tra il nuovo e il vecchio'.
Le contraddizioni in seno al popolo e le contraddizioni antagonistiche, fin qui il nostro Partito le ha affrontate in maniera corretta attraverso la critica e l’autocritica in modo franco, leale, sincero e con spirito unitario. Dobbiamo continuare a fare così anche in futuro. È la nostra forza”.
Questo passaggio centrale mi suscita riflessioni specifiche. Penso che dobbiamo ben comprendere quello che il compagno ci dice e che è un segno di grande maturità del Partito.
Questo stile fa parte dalla dialettica delle idee e della pratica essenziale ma anche estremamente delicata, del centralismo democratico nel Partito, e si afferma tanto più che matura e si rafforza la comprensione di quello che il centralismo democratico significa, abbandonando ogni sbavatura che ci può forse essere stata nel passato in qualche compagno, nel processo di crescita del Partito di qualche forma di dogmatismo nella sua applicazione, una malattia infantile, in spirito certamente antirevisionista, ma come l'estremismo lo è stato per il comunismo. Giustamente, particolarmente importante questo diventa, sia per i compagni di più lunga militanza, ma ancor più per accogliere comprendere e farci comprendere dai nuovi compagni, che non devono temere il partito o di esprimere liberamente le proprie opinioni, o dubbi o incertezze, perché è proprio portando più a fondo le discussioni, i chiarimenti, che possono emergere i contributi o correggersi gli errori nel contempo salvaguardando e anzi esaltando l'unità e la forza del Partito. Questo è ancor più necessario, di fronte alla spazzatura ideologica imperante anche nel nostro Paese, all'individualismo che la fa da padrone, anzi si propone come esempio e come stile a partire da quelle forze, che si presentano falsamente come alternativa al sistema e referenti per i problemi e bisogni delle masse. Falsi come la pirite, l'oro degli stolti. Solo il nostro esempio nel rapporto corretto con le masse, e in particolare con i simpatizzanti e gli amici del Partito, gli antifascisti, gli anticapitalisti e i rivoluzionari, può smascherarli. Solo il nostro modo di essere PMLI può chiarire le questioni e i problemi che pongono coloro che ricercano la verità e la giustizia sociale e vogliono un nuovo mondo.
Concludo citando ancora una volta il compagno Scuderi: “Quando le nostre opinioni non vengono condivise, non è il caso di prendersela sul piano personale, di drammatizzare o rompere col Partito. Bisogna sempre saper aspettare che i nuovi avvenimenti e i fatti ci diano ragione. Se ogni militante o simpatizzante attivo rompesse col Partito per una qualsiasi questione, anche se importante e rilevante, alla fine il PMLI cesserebbe di esistere. Chi se ne avvantaggerebbe allora? Il proletariato o la borghesia, l’antimperialismo o l’imperialismo? Rimaniamo uniti e in cordata, aiutandoci l’un l’altro a scalare le montagne che ci attendono nella nostra Lunga Marcia politica e organizzativa”.
 
* Una dei primi 4 pionieri del PMLI

5 ottobre 2016