Come emerge dal vertice dei ministri della Difesa dell'UE a Bratislava
Italia, Germania e Francia lavorano per un esercito europeo

 
“Il primo passo per l'attuazione del piano per avere una difesa comune europea (leggi esercito europeo, ndr), è andato nella direzione giusta" dichiarava soddisfatta la ministra italiana della Difesa Roberta Pinotti il 27 settembre al termine del Consiglio "informale" dei ministri della difesa dell'Unione europea (Ue), organizzato dalla presidenza di turno slovacca a Bratislava.
La discussione è ancora solo agli inizi e le difficoltà della costruzione di una struttura militare europea, affiancata o quantomeno non formalmente alternativa con quelle della Nato, presentano ancora una serie di difficoltà poste soprattutto dai paesi più strettamente legati agli Usa; l'imperialismo europeo però può registrare quale risultato del vertice di Bratislava del 16 settembre quello di aver dato finalmente il via libera alla concreta attuazione del piano previsto dai Trattati e dalla Strategia Globale presentata dall’Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza Federica Mogherini. I 27 cominciano a ragionare su come rafforzare in concreto la cooperazione europea in materia di difesa.
Intanto, sottolineava la Pinotti, c'è stata un'importante novità rispetto al passato "il fatto che si parli di risorse europee per la Difesa"; certo “non c’è stata unità di tutti i paesi ma ho notato passi avanti su questioni sulle quali fino a poco tempo fa non c'era alcun consenso" continuava il ministro. Che teneva in particolare a mettere in evidenza il fatto che aveva avuto un incontro trilaterale con i colleghi francese e tedesca, Jean-Yves Le Drian e Ursula von der Leyen, sulla proposta in merito avanzata ufficialmente dall'Italia di Renzi già al Vertice di Ventotene con Angela Merkel e Francois Hollande del 22 agosto scorso. L'intesa politica tra i tre paesi imperialisti prevedeva di creare subito un primo nucleo di esercito comune tra i paesi “che ci stanno”, con obiettivi, strategie e armamenti integrati ed un unico centro di comando, nonché appositi accordi tra le rispettive industrie belliche nazionali e risorse economiche e finanziarie adeguate da mettere in comune, secondo quanto già previsto dai trattati europei. Intanto con chi ci sta.
La ministra Pinotti segnalava che la triplice intesa imperialista era entrata in azione e aveva avviato un'intesa operativa sul piano militare. E poiché la proposta italiana “ha molti punti armonizzabili col loro documento”, quello franco-tedesco messo a punto precedentemente tra Le Drian e von der Leyen, a Bratislava avevano deciso “di lavorare subito a tre per poi aggregare altri".
Nella plenaria del consiglio informale dei ministri della Difesa dei 27 si registrava, con l'interventro del ministro britannico Michael Fallon, la consueta netta opposizione di Londra a qualsiasi iniziativa comune che poteva indebolire il ruolo della Nato a guida Usa, come la creazione di un Quartier generale europeo. Finora tale posizione aveva indotto gli altri paesi europei a non forzare troppo la mano sulla difesa comune, seppur qualche strappo ci sia stato sempre per iniziativa franco-tedesca; per effetto della Brexit, Londra tra un paio di anni non sarà più presente nelle strutture europee e sull'argomento lascerà il testimone a paesi quali Polonia, Lettonia e Lituania, i nuovi fedelissimi degli Usa dentro la Ue.
Al consiglio di Bratislava si sono detti contrari anche Olanda e Svezia. Il che non ha impedito al ministro Pinotti e al ministro della Difesa di Svezia Carl Anders Peter Hultqvist di firmare l’accordo tra i due governi per la cooperazione militare allo scopo di “incrementare la cooperazione bilaterale tra le Forze armate per consolidare le rispettive capacità difensive e migliorare la comprensione reciproca sulle questioni della sicurezza”.
Il lavoro per costituire un esercito europeo da parte di Italia, Germania e Francia, con l'aggiunta dopo la riunione di Bretislava anche della Spagna, andrà avanti. Col consenso della Nato. All'incontro aveva partecipato anche il segretario generale della Nato, il norvegese Jens Stoltenberg, che spiegava come “non c'è alcuna contraddizione tra una difesa europea forte ed una Nato forte”. Il rafforzamento di una difesa europea è positivo “finché c'è complementarietà e nessuna duplicazione” con le strutture dell'Alleanza ricordava Stoltenberg sottolineando che
con l'uscita della Gran Bretagna gli altri pPaesi dell'Unione europea fornirebbero solo il 20 % della capacità militare della Nato. Vedremo se la pensarà nello stesso modo quando si costituirà il quartier generale europeo che sarà una evidente duplicazione rispetto a quello della Nato di Mons, in Belgio.

5 ottobre 2016