Incoerenza di Raggi, Grillo e M5S
Muraro indagata non si dimette
Il M5S spaccato sulla nomina di due assessori, uno ex PD, l'altro ex fascista ed ex leghista

“Ringrazio di cuore tutti i portavoce M5S che non faranno né dichiarazioni né interviste su Roma nei prossimi giorni”. Così il “ritornato” capo assoluto del Movimento 5 Stelle, Beppe Grillo, aveva impartito via Twitter il silenzio stampa ai suoi sulla pencolante giunta di Virginia Raggi, scossa dalla guerra per bande che dilania i vertici nazionali e romani del movimento, ancora alle prese con il problema delle nomine per assessorati chiave come il Bilancio e le Aziende partecipate (Ama rifiuti e Atac trasporti urbani, in primis), e attaccata da tutte le parti per l'ostinazione della sindaca di voler mantenere in carica l'assessora all'Ambiente, Paola Muraro, nonostante su di lei pendano due indagini e sia spuntata persino l'ombra di “mafia capitale”.
Dopo ben tre tentativi finiti uno peggio dell'altro, alla fine il 30 settembre, previo accordo con Davide Casaleggio, Virginia Raggi ha annunciato di aver finalmente completato la sua squadra con la nomina dei nuovi assessori al Bilancio e alle Partecipate: rispettivamente il commercialista già coordinatore del suo staff e già candidato nel 2006 con la lista Veltroni, Andrea Mazzillo, e l'imprenditore trevigiano, già sostenitore della Lega di Zaia e vicino alla Casaleggio associati, Massimo Colomban.
Docente di Economia a Tor Vergata ed esperto di finanza locale, Mazzillo è subito stato criticato da una parte del M5S per aver lavorato per Equitalia, da cui si è messo in aspettativa, per la sua vicinanza al PD e essersi candidato nelle liste di Veltroni e Zingaretti, e per lo stipendio da 88 mila euro che gli è stato assegnato, nonostante le promesse elettorali della Raggi di tagliare tutti i super stipendi del Comune di Roma. In sua difesa e per mettere a tacere le proteste interne al movimento è dovuto accorrere lo stesso Grillo, dichiarando ai giornalisti che il passato politico del neo assessore al Bilancio non conta: “Non sarà mica un reato, anch'io ho avuto la tessera del PD, non ve lo ricordate”?
Colomban è un industriale di Treviso, che si dichiara da sempre “un indipendentista veneto” e che sta “con chiunque sostenga questa causa”. Ammiratore di Renzi, che considera “un innovatore”, nel 2010 si è candidato (non eletto) alle regionali del Veneto come capolista dell'Alleanza di centro di Pionati a sostegno del leghista Zaia, e da alcuni anni era diventato amico di Gianroberto Casaleggio, che aveva fatto entrare nella Confapi (rete di piccole e medie aziende) da lui fondata insieme ad Arturo Artom. E tuttora mantiene un rapporto stretto con la Casaleggio associati, guidata oggi da Davide Casaleggio, e con lo stesso Grillo.

Le indagini su Paola Muraro
Un economista veltroniano e un industriale leghista per salvare la traballante e litigiosa giunta capitolina pentastellata? Una soluzione per nulla convincente per la base del movimento, che appare sempre più spaccata e disorientata dalle scelte della neo sindaca. E questo non sarebbe ancora nulla, se non ci fosse a infiammare gli animi e alimentare le proteste anche lo scandalo dell'assessora all'Ambiente, che non se ne vuole andare nonostante i suoi guai giudiziari, forte della fiducia incrollabile della Raggi.
Muraro è indagata infatti per violazione di norme ambientali in un'inchiesta della procura di Roma sulla gestione degli impianti di trattamento dei rifiuti. In particolare sarebbe responsabile di alcune “irregolarità” tese secondo gli inquirenti a favorire l'attività dell'imprenditore dello smaltimento rifiuti Manlio Cerroni, avendo ordinato il 25 luglio scorso all'allora presidente di Ama, Daniele Fortini, di attivare il tritovagliatore di Rocca Cencia riconducibile al cosiddetto “re delle discariche” romane. Su di lei pesa anche un'informativa dei carabinieri del Noe del 31 agosto 2008, secondo la quale Paola Muraro sapeva che i rifiuti speciali conferiti dall'Ama all'inceneritore di Colleferro erano privi di alcune autorizzazioni.
Muraro è indagata anche per abuso d'ufficio, in quanto dalle intercettazioni di “mafia capitale” eseguite dai carabinieri del Ros emergerebbe il sospetto che l'ex direttore generale di Ama sotto la giunta Alemanno, Giovanni Fiscon, sotto processo per corruzione insieme all'allora presidente Franco Panzironi, l'avrebbe favorita nell'assegnazione di consulenze nell'Ama. Azienda per la quale Muraro ha lavorato per 12 anni, ricavandone in tutto compensi per 1,2 milioni. Dalle intercettazioni sembra che la Muraro avesse avuto una relazione con Fiscon, da cui il sospetto di favoritismi nei suoi confronti.
Muraro ribatte parlando di “gogna mediatica” e dice che “tirerà dritto”, avendo la fiducia della Raggi: “Vado avanti con il pieno appoggio della sindaca”, ripete. Anche la giunta appare divisa sulla sua permanenza, e molti chiedono alla Raggi di licenziarla, a cominciare dall'assessore all'urbanistica Paolo Berdini, già defilatosi dalla sindaca per la sua decisione di dire no alle Olimpiadi.

Legami con la destra fascista
Nonostante abbia dichiarato di aver votato a sinistra, emergono anche particolari sulla vicinanza della Muraro agli ambienti della destra romana, in particolare alla famiglia dei Di Pisa, assai influente in quegli ambienti. Secondo una ricostruzione del giornalista de “La Repubblica” Carlo Bonini, nello staff della Muraro lavora come dipendente comunale distaccata Maria Paola Di Pisa, educatrice di asili nido e già distaccata nel 2010 nello staff di Alemanno.
Una sua sorella minore, Serena Di Pisa, e come lei attivista di destra e cresciuta nel quartiere “nero” Trieste, è stata militante di Terza posizione e compagna di Pasquale Belsito, Membro dei Nar e oggi all'ergastolo dopo una lunga latitanza a Londra. Serena lavora nella segreteria dell'ex fascista Andrea Augello (oggi senatore NCD), e sua figlia Elena, ingegnere ambientale, assunta a suo tempo in Ama dalla coppia Panzironi-Fiscon nell'ambito della parentopoli di Alemanno, fu messa a lavorare proprio agli impianti TMB di Rocca Cencia e Salario gestiti dall'allora consulente Muraro, colei che a quel tempo sarebbe stata la “favorita” di Fiscon.
Dopo lo scandalo “mafia capitale” e l'arrivo del nuovo presidente Fortini e del nuovo dg Alessandro Filippi, Elena Di Pisa viene licenziata insieme ad altri 40 assunti di parentopoli, ma con la nuova giunta Raggi la Muraro propone all'azienda di riassumerla con contratto di collaborazione. Fortini si oppone, ma insieme a Filippi viene preso a bersaglio dal padrino dei Di Pisa, il senatore Augello, e dal deputato Vincenzo Piso, pezzo grosso della vecchia destra romana, poi transitato nel Popolo delle libertà e oggi approdato al Gruppo misto. Alla fine Fortini e Filippi daranno le dimissioni dopo l'avvento della Muraro all'assessorato all'Ambiente da cui l'Ama dipende.

Una difesa sempre più insostenibile
D'altra parte anche la Raggi vanta legami con la destra romana, e non solo per aver lavorato per lo studio di Previti e svolto il praticantato nello studio Sammarco. Tra i licenziati di Ama per parentopoli figurava infatti anche Gloria Rojo, amministratrice delegata di una società di recupero crediti che finanziava la fondazione di Alemanno: si trattava della Hgr fondata da Panzironi, e il suo presidente per conto dello studio Sammarco era appunto la giovane praticante Virginia Raggi. Che quando la cosa saltò fuori cercò di minimizzarne la rilevanza, senza spiegare tuttavia perché aveva omesso di citarla nel suo curriculum per presentarsi alle “comunarie” del M5S.
È forse per questi comuni legami con la destra romana che la Raggi difende con tanta ostinazione la Muraro? Il sospetto è lecito, anche se non si sa fino a quando la sindaca riuscirà a reggere questa posizione che si fa oggettivamente sempre più insostenibile. E questo nonostante la copertura del suo protettore Di Maio: “Aspettiamo, non c'è ancora nemmeno un avviso di garanzia”, temporeggia lui. E dello stesso Grillo, che scendendo a Roma per sedare la faida che infuria tra i suoi parlamentari ha lodato la “pulizia” della città, assolvendo quindi implicitamente la Muraro e la decisione della Raggi di difenderla. Ma ha anche evitato opportunisticamente di incontrare la sindaca, alla quale solo qualche giorno prima aveva ribadito la sua “piena fiducia e di tutto il M5S”, difendendo anche la nomina dei nuovi assessori. Forse per non compromettersi troppo nel caso le cose dovessero precipitare da un momento all'altro verso un esito infausto.
 
 
 

12 ottobre 2016