Fallito il referendum anti-migranti in Ungheria
La consultazione voluta dal reazionario e razzista Orban non raggiunge il quorum

 
“Abbiamo difeso le frontiere dell’Ungheria e così anche quelle dell’Unione europea, fatto che in futuro sarà riconosciuto dai libri di storia”, affermava con toni da crociata che non si sentivano nella puszta ungherese da tempi immemori, il premier reazionario e razzista Viktor Orban riferendosi alla decisione del suo governo di costruire muri di filo spinato ai confini con Serbia, Croazia e Slovenia e invitando gli elettori a “mandare un messaggio chiaro a Bruxelles” votando al referendum del 2 ottobre contro la richiesta dell'Unione europea (Ue) a Budapest di accettare circa 2 mila candidati all’asilo politico, fra quelli già presenti in Italia o in Grecia.
La consultazione voluta da Orban non ha raggiunto il quorum del 50% di partecipazione segnando il fallimento del referendum anti-migranti; un fallimento che rappresenta anche una sconfitta politica per il fronte reazionario che sul tema dei migranti costruisce le sue fortune assieme all'edificazione dei muri nell'Unione europea, dalla Bulgaria dove è entrata in funzione la polizia di frontiera europea all'ingresso del tunnel, presso Calais, che collega Francia e Gran Bretagna.
La diserzione delle urne è arrivata al 60% degli elettori, cui si somma un altro 3% di voti non validi.
Se è vero che circa 3,2 milioni di elettori, pari al 98,3% dei voti validi, hanno detto No al quesito “Volete consentire all’Ue di decidere sulla ricollocazione obbligatoria in Ungheria di cittadini non ungheresi senza il consenso del parlamento?”, un quesito che tra l'altro non faceva neanche riferimento al piccolo numero di profughi assegnati all'Ugheria dalla Ue, una larga maggioranza di circa 5 milioni ha disertato le urne e bocciato la posizione xenofoba del reazionario e razzista Orban. Il quale per quanto possa sventolare la bandiera del nazionalismo e sostenere che “i risultati del referendum devono essere presi in considerazione. L'Unione europea non potrà imporre la sua volontà all'Ungheria”, dovrà trovare altri argomenti per non accogliere migranti.
Tra l'altro nel corso del 2016 la barriera di reti metalliche e filo spinato ha fermato ma fino a un certo punto il flusso dei migranti; dalla frontiera con la Serbia ne sono assati più di 25 mila, di questi oltre 8 mila sono stati fermati dalla polizia nella fascia di 8 chilometri dalla frontiera, una terra di nessuno dove in base ai provvedimenti del governo di Budapest vale la sua legge che prevede l'immediata espulsione dei migranti fermati; un provvedimento denunciato dalle organizzazioni umanitarie ungheresi che si occupano dei migranti perché “le persone che vengono fermate non hanno la possibilità di richiedere l’asilo ma vengono respinte verso la Serbia senza una procedura o una decisione formale”.
Una ventina di Ong avevano lanciato la campagna “Questo è il nostro paese, invalida il referendum” e avevano denunciato che le “politiche inumane adottate dal governo ungherese contro i rifugiati” grazie alle quali nel corso del 2016 sono state accolte solo 290 domande di richiedenti asilo.
 

12 ottobre 2016